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trump donald profilo c imagoeconomicadi Americo Mascarucci
C’è chi parla di sconfitta di Donald Trump e chi invece di partita finita in parità. Il Presidente da parte sua esulta, anche se i risultati delle elezioni di medio termine negli Stati Uniti hanno portato i Repubblicani a perdere la maggioranza alla Camera. Una perdita però compensata da un rafforzamento nel Senato. Trump da oggi è dunque un'"anatra zoppa"? Lo Speciale lo ha chiesto al giornalista Giulietto Chiesa esperto di scenari geopolitici e collaboratore di punta di Pandora Tv che parla da un osservatorio privilegiato trovandosi in queste ore a Mosca.

Trump dunque ha vinto o ha perso? E’ davvero un’anatra zoppa?
“Non è affatto un’anatra zoppa perché avendo mantenuto la maggioranza al Senato, che dai dati risulterebbe addirittura rafforzata, sarà definitivamente al riparo dal rischio impeachment e potrà affrontare la seconda parte del mandato senza più questa preoccupazione. Alla fine ha dimostrato che il suo elettorato ha tenuto. Tuttavia è chiaro che la situazione sarà più difficile di prima perché il Congresso ha comunque molti strumenti a disposizione per poter contrastare la sua linea politica. I Democratici sono sicuramente più forti di prima, ma l’attacco contro la sua presidenza mi pare in buona sostanza fallito”.

Quali rischi corre adesso Trump da qui a fine mandato?
“Le chance di Trump di potersi ripresentare per un secondo mandato con questi risultati rimangono intatte. Il Partito Democratico comunque la si pensi rappresenta la vecchia elite finanziaria che ha dominato la politica statunitense negli ultimi cinquant’anni e che non ha assorbito la vittoria di Trump. Oggi queste lobby hanno un’arma in più per poter impedire al presidente Usa di realizzare quella che io definisco la de-finanzializzazione dell’economia americana e il suo ritorno alla struttura tradizionale di produttore di beni di consumo in grande quantità. C’è in gioco la battaglia per cambiare l’indirizzo economico statunitense totalmente incentrato sulla produzione di denaro mediante denaro. Questo indirizzo, stando così le cose, continuerà ad essere dominante nella politica americana del futuro, il che desta in me forti preoccupazioni perché anche per l’Europa sarebbe preferibile avere un’America stabile e riconoscibile. Sfortunatatamente questa situazione prolunga uno stato di grande incertezza, dal momento che il più potente Paese del mondo continuerà ad essere lacerato nel corso dei prossimi due anni da una guerra interna, intorno alla quale ruoteranno interessi enormi”.

Ora per Trump sarà più facile o più difficile ottenere la nomina del presidente della Corte suprema americana da lui indicato?
“Il potere giudiziario resta interamente nelle mani del Presidente. La Camera dei deputati potrà influire su decisioni economiche, tassi di interesse, politiche bancarie ma per ciò che riguarda le questioni giudiziarie potrà avere scarsa voce in capitolo. Quindi penso che su questo punto Trump non dovrebbe avere problemi”.

In previsione della scadenza di mandato, come pensa agirà Trump? La sua politica estera si farà ancora più aggressiva come avvenuto nelle ultime settimane nei confronti soprattutto della Russia e dell’Iran?
“Trump andrà avanti con la linea fin qui intrapresa soprattutto in campo economico, portando avanti la politica dei dazi che è il suo punto di forza. Il suo obiettivo è far uscire sempre di più gli Usa dalla politica comunitaria dell’Occidente imposta a tutto il mondo. Questo comporterà molte fratture, ma è chiaro che l’America di Trump punterà essenzialmente a difendere i propri interessi, rilanciando il proprio sistema produttivo, per far tornare gli Stati Uniti ad essere un Paese esportatore di beni e non solo di denaro. Quindi entrerà sempre di più in conflitto con la Cina e con l’Europa che hanno interessi confliggenti. Aspettiamoci che la fenditura che divide gli interessi dell’Europa da quelli degli Usa si faccia più ampia. Sulla Russia invece penso che non voglia andare allo scontro con Mosca ma è spinto a farlo da Israele che a mio giudizio è in grado di esercitare forti pressioni anche all’interno degli Stati Uniti. Lo scontro dunque si farà inevitabile e sarà proprio a causa dell’Iran dal momento che Trump sarà spinto allo scontro con Teheran dagli israeliani, mentre Putin si opporrà”.

I Democratici hanno puntato su candidati molto marcati: trans, gay, musulmani, immigrati, in un mix di diritti civili, ius soli, multiculturalismo. A questo punto lo scontro con i Repubblicani diventa anche uno scontro sui valori?
“L’America pre Trump ha puntato su una visione del mondo largamente distruttiva, una visione della globalizzazione che impone i criteri della cosiddetta modernizzazione dei valori. Penso si tratti sostanzialmente di una politica antiumana, perché pone i diritti individuali in primo piano rispetto a tutto il resto. Questa visione è però respinta dalla stragrande maggioranza della popolazione mondiale e viene percepita da migliaia di persone come un’imposizione dell’ideologia occidentale. Questo sarà in futuro un elemento di forte contrapposizione. Trump rappresenta meglio i sentimenti popolari di larga parte del pianeta, di tutti coloro che vogliono difendere quei valori poco amati dall’Occidente ma molto sentiti nelle altre culture. Secondo Francis Fukuyama chi persegue detta visione del mondo basata sull’individualismo assoluto, che io definisco holliwoodiana, rappresenterebbe ‘una minoranza intellettuale democratica contro cui si starebbe scatenando l’onda dei popoli’. Ciò vuol dire che l’onda dei popoli, cioè della maggioranza, è considerata antidemocratica da questi presunti depositari della verità. Questo è un paradosso assurdo. La minoranza intellettuale si considera titolare della democrazia contro la stragrande maggioranza dei popoli. Un ribaltamento del principio stesso di democrazia senza precedenti”.

Tratto da: lospecialegiornale.it

Foto © Imagoeconomica

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