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poveri argentinaI preti dell’Opzione per i poveri (Opción por los pobres) dell’Argentina di oggi
di Jean Georges Almendras
Lavorano giorno dopo giorno, (notte dopo notte) nei quartieri popolari. Tra i poveri di una società moderna e civile a tal punto che non riesce ad accettare (né comprendere) che la comunità umana è un arcobaleno dove ci sono anche i colori delle disuguaglianze sociali, con un tracciato infinito (e senza mezze misure: perché la fame, la disoccupazione, la solitudine e la vulnerabilità attanagliano la vita umana), dove il destino ed il futuro di migliaia di argentini/e e di piccoli argentini/e delle ‘villas’ e delle zone suburbane sono incerti. Incerti non solo per le necessità che li assillano ma anche perché il governo di turno li disprezza costringendoli a perdere la loro dignità. Un copione del terzo millennio che si vanta - egocentricamente - di accumulare e generare ingiustizie sociali, all’insegna di un valore assoluto che non conosce frontiere: il denaro. Il vile metallo asservito al potere e ad uno smisurato e oltraggioso egoismo. Oppure il potere, e lo smisurato e oltraggioso egoismo asservito al vile metallo. Dipende da dove lo si guardi e come lo si interpreti.
Lavorano giorno dopo giorno nei quartieri popolari della grande Buenos Aires. E nelle grandi città e sulle montagne isolate di tutto il territorio argentino. Mi riferisco ai Preti dell’Opzione per i Poveri (Opción por los Pobres) che ripetutamente sembra diano perle ai porci quando redigono documenti nell’intento di cambiare la mente dei potenti del governo e dei popoli, di una terra sudamericana che soffre giorno dopo giorno.
Soffrono uomini e donne. Soffrono bambini e bambine. Soffrono anziani e anziane. E muoiono anche. Muoiono di malattie. E muoiono uccisi da un capitalismo avido, che li divora. Li divora con le fauci della crudeltà mascherata da politico, governatore, poliziotto o da “buon” cittadino che paga i suoi conti e non si guarda attorno, né tanto meno vede cosa accade nei quartieri dei poveri “negri” che deturpano la città.
Soffrono uomini e donne ed i preti dell’Opzione per i Poveri sono in mezzo a quelli che soffrono. Perché è lì che devono stare. Dove sono sempre stati. Ieri e oggi.
Sentono il naturale bisogno di prendere posizione di fronte all’opinione pubblica, in particolare in questo momento. Un momento in cui un intero paese è testimone-protagonista e vittima di una crisi sociale, economica e politica, di portata impensabile. Insospettabile, perché giorno per giorno gli eventi alterano la tranquillità cittadina e rurale.
Eventi come questi: politiche governative che non fanno altro che favorire la speculazione finanziaria, compromettere la qualità di vita dei settori della società più vulnerabili e minare la produttività della Nazione argentina.
Proteste sociali criminalizzate e soffocate. Proteste sociali soffocate con il terrorismo mediatico servile. Indicibile insensibilità dal partito al potere.
Insensibilità che danneggia e pregiudica educatori, pensionati, lavoratori, giornalisti liberi, donne.
Insensibilità che estromette, segrega e discrimina.
Autoritarismo dei tempi della dittatura come se fosse normale.
Razzismo ripugnante sotto gli occhi di tutti.
Tutta una congrega statale che odora di governo mafioso e che mina la democrazia; erode lo Stato di Diritto; mina la libertà di espressione e mina i valori della giustizia, per lasciare spazio all'impunità, all'abuso della polizia e alla demonizzazione dei settori più impoveriti della società argentina e dei popoli originari. Portando alla morte - vittime di uomini in uniforme protetti dall’onnipotente Dio Stato - uomini giusti e adolescenti e giovani colpevoli di aver protestato. Colpevoli del reato di protestare per essere vittime del terrorismo di Stato, in Democrazia. Vittime di sparizione forzata. Il reato di essere e vivere come un emarginato per essere colpito poi alla schiena dalle forze di polizia, sempre protette dalla Casa Rosada secondo i dettami della dottrina ‘Chocobar’. La grande dottrina statale che puzza di governo mafioso. Mafioso davvero, dal nome alle sue stesse radici.
Tutta una congrega statale che puzza di governo mafioso, che si riflette in uomini e donne del circolo Macri. Uomini e donne con uno status politico sociale ed economico al servizio sfacciato degli interessi del Nord. O di se stessi. Che non pensa affatto al prossimo.
Una congrega statale che fa emergere corruzioni, tangenti, riciclaggio di denaro sporco, e si considera santo? Immacolato?
In questo scenario i Preti argentini dell'Opzione per i Poveri hanno redatto un documento molto forte, straripante di verità.
I preti forti nella fede cristiana.
Forti nell'amore cristiano.
Forti nel coraggio.
Forti nell’impegno.
E molto distanti dai sacerdoti che hanno agito a favore della repressione, dei repressori e dei dittatori.
Nel testo completo dell'ultimo documento dei Preti nell'Opzione per i Poveri, reso pubblico il 3 settembre, si legge quanto segue:

"La povertà aumenterà (ha detto il presidente). In qualità di preti che abbiano preso sul serio la promessa di Gesù di essere presenti tra i poveri e i vulnerabili
(Matteo, 25) non possiamo evitare di fare arrivare al nostro popolo la nostra riflessione su quanto sta succedendo nel nostro paese".

“Ormai non c’è manovra diversiva che possa nascondere il tracollo politico, economico e sociale al quale ci ha condotto l’inettitudine del governo nazionale. Non lo può nascondere lo scandalo delle foto di alcuni quaderni che non sappiamo se esistono o se sono esistiti realmente, e neanche i capri espiatori della "eredità ricevuta" e degli effetti della situazione internazionale possono occultare l'inettitudine. Non possono più addossare le colpe ad altri".


"Governare un paese non è come dirigere un'impresa, benché sia lecito dubitare se abbiano diretto le imprese con mezzi onesti e leali (alcune delle imprese citate nei "quaderni" lo dimostrano). In pochi mesi sono stati messi all’asta/in palio, migliaia di milioni di dollari che vorremo sapere chi li ha comprati, benché non sia difficile supporre chi ha tratto dei vantaggi. Se comparato con le risorse che sono andate perse, quanto emerge dalle foto dei quaderni rappresenta una percentuale minima, ed è, inoltre, una parte minima di quello che i corruttori hanno guadagnato grazie ai loro atti di corruzione".


"Non ci inganna il discorso melodrammatico del Presidente, che finge dolore per le politiche estreme che si vede "obbligato" ad adottare, ricorrendo al colpo basso di paragonare la sofferenza del suo sequestro che è niente in confronto alla sofferenza alla quale sottomettono il nostro popolo: sono le politiche che molti nel suo governo (e probabilmente lui stesso), hanno voluto adottare sin dall'inizio. Politiche recessive dettate dal FMI e dagli Stati Uniti che favoriscono la speculazione finanziaria mentre creano le condizioni necessarie per smantellare l'apparato produttivo della Nazione e continuare a profondare nella povertà una buona parte dei nostri concittadini”.

“Emerge allo scoperto il disprezzo verso i più poveri nelle misure di "austerità adottate dallo Stato”. La scomparsa dei ministeri della Salute e del Lavoro lo dimostrano con lampante chiarezza, così come le misure che, già prima delle "oscillazioni del dollaro), erano state annunciate, come ad esempio, la pianificata eliminazione della Segreteria di Agricultura Familiar (SAF), ed l’eliminazione del finanziamento delle università pubbliche. Nessuna delle promesse del governo che volevano appalesare una preoccupazione per i più poveri è stata mantenuta”.

"Non possiamo fare altro che qualificarle con la parola inganno: lontani dall’annunciata "povertà zero" la povertà si è moltiplicata (gioco finanziario, precariato nel lavoro, dollaro, inflazione, crediti ipotecari impraticabili, svalutazione); invece di eliminare la cosiddetta "crepa", sono cresciuti i contrasti tra gli argentini (processi giudiziari irregolari, prigionieri politici, sottrazione di diritti, aumento della repressione delle forze di sicurezza); la lotta contro il narcotraffico: i nostri quartieri continuano ad essere inondati dal traffico e dal consumo di sostanze stupefacenti mentre si continua a smantellare lo Stato per affrontare questa realtà urgente".

"La cessione della sovranità mettendo le FFAA sotto la tutela di un governo straniero ed incorporarla alla Sicurezza Interna, nome vago che senza dubbio annuncia la possibilità di impiegarle nella repressione delle proteste sociali. Le politiche annunciate e le misure economiche adottate non fanno altro che appalesare ciò che si cercava di raggiungere con il "gradualismo": in un colpo solo ha fatto prendere coscienza, se qualcuno avesse ancora dei dubbi, del progetto di paese dell'attuale governo: rendere più ricchi i ricchi, costi quel che costi!. Un paese con i principi di solidarietà definitivamente distrutti, come ha messo a nudo la reazione dei grandi produttori agricoli che si sentono "discriminati" dalle trattenute, non bisogna dimenticare che quella fu anche la risposta dell'ex ministro dell’Agroindustria alla proposta dei tecnici della SAF in Catamarca di non diminuire le trattenute invece di smantellare la segreteria: "voi discriminate i miei diritti".

"Questa non è la Patria che vogliamo: la patria della speculazione, la patria sottomessa, la patria per pochi. Vogliamo una Patria per tutti coloro che vogliano abitare in questo benedetto suolo, dove tutti quelli che vi abitano possano godere dei loro diritti: del loro diritto al pane a tavola, del loro diritto ad una abitazione dignitosa, del loro diritto alla salute e all'educazione, del loro diritto ad un lavoro con cui sfamare e dare dignità alle loro famiglie, del diritto a lavorare la loro terra. Vogliamo una Patria unita da legami di solidarietà, dove nessuno sia di troppo e dove tutti possiamo chiamarci fratelli. La Patria che tutti i cristiani chiediamo quando preghiamo il Padre "sia fatta la tua volontà in terra come in cielo".

(7 settembre 2018)

Foto di copertina: www.politicaargentina.com

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