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di Nicola Lofoco
Mancano davvero pochi giorni alle elezioni, e la definitiva fine della XVII legislatura è ormai vicinissima. Una legislatura che ha portato in grembo i lavori di una nuova commissione parlamentare di inchiesta su quello che in tanti hanno definito, e continuano a definire, il "caso Moro". Vale la pena ora fare definitiva chiarezza su uno dei tanti episodi ambigui che hanno caratterizzato questo tormentato e cruciale avvenimento che, lo ricordiamo, risale esattamente a 40 anni fa esatti, al 1978.

Forse uno dei più discussi e controversi dubbi che si sono fatti largo nell'arco di questo lungo tempo: quello relativo alle dichiarazioni che Aldo Moro aveva fatto alle Brigate rosse durante i giorni della sua prigionia. Parliamo, quindi, del suo sempre discusso " memoriale". Secondo alcune narrazioni, infatti, sarebbe "incompleto" e " privo di una sua parte significativa". Per capire bene come stanno i fatti occorre far tornare indietro le lancette dell' orologio, portandole alle 7 mattino del 1 ottobre 1978.

Siamo in via Montenevoso 8 a Milano, quartiere Lambrate, dove si trova una delle basi logistiche più importanti delle Br. E il capo dei Nuclei Speciali Antiterrorismo, generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, lo sa benissimo, grazie a delle accurate indagini che ha diretto per mesi interi.

Per questo, dopo aver raccolto prove inconfutabili, decide d'inviare a Milano, in una mite giornata autunnale, un nucleo di carabinieri, tutti pronti a fare irruzione in quell'appartamento. Il primo a essere arrestato, dopo essere appena uscito dall'uscio di casa, è Lauro Azzolini. Subito dopo le forze dell'ordine entrano proprio al civico 8 di via Montenevoso, dove arrestano Franco Bonisoli e Nadia Mantovani, i quali non oppongono alcuna resistenza.

Mentre la perquisizione è in pieno corso, su di un tavolino i carabinieri trovano vari documenti stilati dalle Br. Ma la parte più rilevante, fra tutto quello che viene rinvenuto, sono 49 pagine dattiloscritte, in cui sono impressi gli esiti degli interrogatori a cui era stato sottoposto Aldo Moro. Dopo alcune giornate abbastanza difficili per le cronache giornalistiche, contornate anche dalla morte del pontefice Giovanni Paolo I e dall'elezione del suo successore, Carol Wojtila, il 18 ottobre tutte le prime pagine dei quotidiani nazionali annunciano che sarà reso pubblico il "dossier Moro".

In quelle carte si racconta, in modo minuzioso, delle stragi di Piazza Fontana e Piazza della Loggia, del tentato golpe del generale De Lorenzo risalente al 1964, dello scandalo "Italcasse" e degli affari sporchi del " bancarottiere" Michele Sindona. Moro non risparmia neanche i suoi compagni di partito della Dc, primo fra tutti Giulio Andreotti, di cui vengono denunciati intrighi e trame di potere. Si tratta, insomma, di un'autentica alluvione di scandali che travolge la Democrazia cristiana.

Eppure, nonostante questa mole impressionante di documenti, vi è chi ritiene che il "memoriale Moro" sia incompleto. Si sostiene addirittura che una parte di quel materiale sia stato appositamente occultato dai carabinieri agli ordini di Dalla Chiesa (teoria che non ha mai trovato alcun fondamento). Uno squarcio maggiore di verità su quelle benedette carte si apre esattamente 12 anni più tardi, il 9 ottobre 1990. All'interno dello stessa dimora, mentre sono in corso dei lavori di ristrutturazione, un muratore rinviene dietro un pannello di gesso, letteralmente murati sotto una finestra, alcuni oggetti sfuggiti alla perquisizione del 1978.

Vi sono , infatti, circa 60 milioni delle vecchie lire (fra cui anche mazzette di banconote da 20.000 lire ormai fuori corso legale), scatole di proiettili calibro 9, una pistola, un mitra e detonatori. Ma la parte più succulenta riguarda 418 fogli manoscritti, che risultano essere in maniera chiara e inequivocabile appartenenti ad Aldo Moro, messi nero su bianco di suo pugno durante i 55 giorni trascorsi in quella che i brigatisti avevano definito la "prigione del popolo" di via Montalcini 8, a Roma, prima del suo omicidio compiuto il 9 maggio '78. Vi è, in quei nuovi fogli, solo un'unica particolarità: sono delle fotocopie.

Gli originali non saranno mai recuperati. Di quei 418 fogli (a cui bisogna aggiungere altri 2 dattiloscritti inediti), ben 229 sono parte del cosiddetto "memoriale", che contiene alcune parti in più rispetto a quello del 1978. Tutte la altre pagine sono lettere scritte e indirizzate, dallo statista democristiano, a politici, familiari e conoscenti. Inutile sottolineare che anche la scoperta delle nuove "carte di via Montenevoso" del 1990 non poteva non sbizzarrire gli ennesimi polveroni di polemiche.

In molti insinuano profonde perplessità sul come quei manoscritti siano stati ritrovati. Si parla delle regia occulta di una "manina", la quale avrebbe appositamente fatto ritrovare il recente materiale sul sequestro Moro per provocare un inquietante scandalo politico.

E la baraonda d'ipotesi su quale potrebbe essere la verità diventa presto un succulento e gustoso vernissage per chi ama le teorie cospirative, dato che vengono evocate presunte manovre della massoneria e dei servizi segreti deviati. In pochi evidenziano una circostanza di spicco: la polizia scientifica aveva successivamente analizzato le fotocopie, giungendo alla conclusione che sia la carta quanto gli acidi usati risalivano proprio al 1978.

E che sui fogli di giornale che custodivano il denaro erano impresse le impronte di Lauro Azzolini. Inoltre era stata anche ordinata una perizia sul famoso pannello di cartongesso, la quale aveva accertato che non era stato mai mosso da quella parete, in alcun modo, negli ultimi 12 anni.

I fatti su via Montenevoso, quindi, parlano chiaro: un primo ritrovamento del memoriale, dattiloscritto, nel 1978 e un secondo nel 1990, manoscritto, senza che vi siano state alterazioni degli inquirenti o tantomeno sottrazione di carte o documenti. La storia del "memoriale Moro" era cosi definitivamente finita durante quella mattinata autunnale del 9 ottobre 1978. Ma quasi nessuno se ne era accorto. In molti si aspettavano un'oscura appendice di misteri che non si è mai realizzata.

Tratto da: huffingtonpost.it

Foto © Ansa

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