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martin esmond c ansaAveva dedicato la vita a combattere i trafficanti di avorio
di Lorenzo Simoncelli
A 76 anni portava ancora lunghi capelli scapigliati e il fazzoletto colorato nel taschino non mancava mai. Stravagante, ma disciplinato e determinato. Si può riassumere così Esmond Bradley Martin, il pioniere americano nella lotta al bracconaggio, che a 76 anni suonati non si era ancora stancato di dare la caccia alle gang criminali che ogni anno sterminano migliaia di elefanti e rinoceronti per rivendere sul mercato nero il prezioso avorio. Fino a domenica sera, quando un uomo armato è entrato nella sua casa di Nairobi in Kenya, dove viveva da più di 30 anni, e l’ha ucciso con una coltellata alle spalle. Secondo le prime indagini della polizia locale, si tratterebbe di una rapina finita male, una delle tante in Kenya. Anche se aleggia il dubbio che si possa trattare di un regolamento di conti per le sue scomode inchieste. 
Dopo una vita passata a fotografare e documentare la mattanza che, negli ultimi dieci anni, ha ridotto la popolazione degli elefanti africani del 30%, con solo 352 mila esemplari rimasti, Martin era appena tornato dal Myanmar per l’ennesimo viaggio mirato a sgominare le nuove rotte del traffico illegale d’avorio. Insieme alla sua collega Lucy Vigne, si era infiltrato per settimane tra le gang criminali fingendosi un trafficante per capire l’andamento dei prezzi sul mercato nero di uno dei Paesi asiatici più floridi nella vendita di avorio. Negli ultimi anni, infatti, secondo i dati raccolti da Martin e riportati nel saggio pubblicato dal gruppo animalista Save The Elephants, la Birmania si è trasformata nell’epicentro del mercato mondiale di zanne d’elefante, superando anche la Cina. Quotazioni in ascesa arrivate a toccare i 3 mila dollari al chilo per il prezioso oro bianco. In media due zanne d’elefante di un animale adulto pesano intorno ai 10-15 chilogrammi. Ciò significa che l’uccisione di un pachiderma africano sul mercato nero vale tra i 30 e i 45mila dollari. Secondo gli ultimi dati Cites (Convention on the Trade in Endagered Species), nel 2017, almeno 20 mila elefanti sono stati uccisi da bracconieri per le loro zanne, circa 100 al giorno. Un mercato che non conosce declino, stimato dall’Interpol tra i 10 e i 20 miliardi di dollari all’anno.
Per Martin, che aveva viaggiato dagli Anni 80 fino ad oggi tra Africa ed Asia come inviato speciale delle Nazioni Unite per la lotta al bracconaggio, si trattava dell’ennesimo tentativo mirato a sgominare la rete di bracconieri che dal Kenya fa arrivare tonnellate di avorio via mare. L’ambientalista si era battuto una vita intera per far imporre a Pechino il divieto sul commercio del corno di rinoceronte e sull’avorio. In realtà il divieto internazionale di commercio d’avorio esiste dal 1989 e comprende anche Hong Kong, ma, negli anni, sono stati istituiti dei registri speciali in cui figurano 447 commercianti che hanno potuto vendere l’oro bianco legalmente. Si stima che sul mercato cinese siano presenti ancora 111 tonnellate di avorio, proveniente in grande quantità dalle zanne di elefante. Una pressione continua che aveva dato i suoi frutti proprio pochi mesi fa, quando la Cina aveva deciso di imporre il bando sulla vendita illegale di zanne d’elefante e di vietare definitivamente anche quello legale dal 2021. Una vittoria che Martin, dopo anni di battaglie, non è riuscito neanche a godersi.

Tratto da: lastampa.it

Foto © Ansa

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