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tsipras c reuters alkis konstantinidisUn botta e risposta di Giulietto Chiesa con un lettore sulle vie politiche da percorrere per spostare il potere dalle élites alle masse.

(risposta a Song Li)

(lettera sintetizzata)


Caro Chiesa,

sono pessimista sul destino di una moneta fondata sull'espansione economica, tuttavia riconosco che ci possa essere uno spazio, ma condizionato al raggiungimento dell'obbiettivo primario, da molti ormai auspicato, dello sganciamento concreto e decisivo dall'area di influenza "occidentale" ed all'avvio, di converso, di un nuovo rinascimento culturale ed economico con l'oriente, in primis con la Russia. E' un nuovo mondo. Solo questa liberazione effettivamente genererebbe parecchi spazi per una politica monetaria espansiva come quella che lei prospetta, nonostante le difficoltà future di lungo periodo che ci aspettano, perchè si tratterebbe di assolvere al compito di ristrutturare tutto il sistema paese. Ma l'ordine delle priorità a questo punto diventa decisivo, perchè creare una nuova moneta fiat nel contesto politico-militare attuale lo considero invece una manovra deleteria e destinata a fallire. Su questo forse anche lei è d'accordo, perchè le ho già sentito dire, interpretando le sue parole, che la questione monetaria (uscita dall'euro eccetera) è secondaria rispetto a quella militare e politica. Sono d'accordo. E' vero che ci sono nuove tecnologie, quali la blockchain, ma queste hanno comunque dei limiti sia di scala sia soprattutto infrastrutturali. Si vedrà che esito e che significato potrà avere l'esperimento venezuelano, ma attenzione, il nuovo Petro creato si dichiara agganciato a riserve petrolifere che l'Italia non ha. E ci sono pericoli molto insidiosi sul versante informatico appunto. La notizia degli ultimi giorni sulle vulnerabilità delle CPU che ha letteralmente sconvolto tutta l'industria (parlo dei bachi Meltdown e Spectre) è sulla carta gravissima, e va inquadrata esattamente negli scenari di vulnerabilità delle reti informatiche di cui le ho già parlato. (….) [gli USA] sono in grado di sovvertire qualunque moneta fiat, crittografica o meno, premendo un semplice bottone, proprio perchè le monete virtuali poggiano su un'infrastruttura informatica totalmente sotto il controllo degli usa. (…..)
Penso che "mettere da parte" l'euro sia il primo requisito teorico da soddisfare, [ ma] io parto dal presupposto pessimistico che la moneta fiat nazionale non reggerebbe: realisticamente non potrebbe farlo nello scenario politico-militare e tecnologico-informatico attuale che c'è in Italia. Non è d'accordo su questo?
La domanda allora è se si può fare qualcos'altro su questo fronte facendo i conti con lo scenario attuale di dominio straniero. Secondo me sì, ed e una cosa sola: moneta metallica convertibile. Tornare alla fisicità dello strumento di pagamento (in un contesto con l'euro fisico "messo da parte"). E' poca cosa, ma forse neanche così poca: le riserve auree non sono così trascurabili. Certamente la moneta verrebbe utilizzata dalla gente per le transazioni familiari, non certo dalle imprese fra di loro (esse sostanzialmente continueranno ad usare l'euro come ora), ma sarebbe un segnale di risveglio per la gente, e uno schiaffo di sfida al mondo della finanza che ora ci è nemico. Dubito che da questa mossa possano difendersi: milioni di pezzi metallici in piccolo taglio distribuiti al popolo, impossibile portare all'estero questa massa metallica distribuita. Sarebbe una moneta viva e presente, usata ogni giorno per innumerevoli transazioni tra famiglie, comunità e imprese che vendono al dettaglio, una moneta realmente percepita come propria dalla gente e che verrebbe capita. (….) Partire dal basso secondo me è essenziale, non si può costruire la fiducia sul nulla, sul debito e sulla carta, in un mondo con risorse sempre più scarse e men che meno in un paese sotto controllo straniero. Realisticamente è molto arduo potersi permettere il lusso di poter creare ancora monete di questo tipo, purtroppo. Però si deve fare la guerra su tutti i fronti, ed io sono convinto che questa operazione dal basso potrà avere un suo ruolo, orchestrata ovviamente con tutto il resto che si potrà pensare. Una volta vinta la guerra, effettivamente sono d'accordo con lei sulle politiche monetarie espansive che prospetta, perchè ci troveremo davvero in un mondo nuovo, ma queste andranno fatte solo dopo aver vinto, altrimenti costituirebbero solo un inutile dissanguamento.

Saluti,


Song Li.

Caro amico Song Li,
sono d’accordo con lei sulla necessità di creare un “mondo nuovo”. Per lo meno un mondo nuovo diverso da quello di Aldous Huxley, che è in corso di preparazione. Lei solleva diverse questioni strategiche, alcune come varianti potenziali. E giunge alla prima conclusione — che io condivido — che un “nuovo mondo buono” non sarà il mondo delle cripto monete. Le sue considerazioni sono, al momento attuale, le più convincenti e le più realistiche. Ancora una volta presuppongono la fine dell’illusione che la tecnologia (in questo caso la blockchain) sia in grado di modificare i rapporti di forza tra dominati e dominatori. E’ la riesumazione dell’ormai antica (di solo dieci anni, ma il tempo vola) illusione che ci presentava Internet come il rifugio sicuro delle libertà. Adesso tocchiamo con mano che nessuna tecnologia è neutrale ma, assai peggio, che nessuna tecnologia è priva di un padrone. Il quale la usa a suo piacimento e in base ai suoi fini. E se, per caso, essa, quale che sia, gliene crea di nuovi, il suo padrone la piega ai suoi fini avendo una sterminata superiorità economica e, appunto, tecnologica, rispetto ai suoi antagonisti potenziali. Cioè, come lei afferma, le monete virtuali sono pur sempre appoggiate su una infrastruttura informatica interamente sotto il controllo dei centri finanziari degli Stati Uniti. E questa è una debolezza strutturale non contrastabile, al momento, in alcun modo.
Siamo anche d’accordo sull’idea che la questione monetaria sia “secondaria rispetto a quella militare e politica”. È un punto cruciale del suo e del mio ragionamento. Ma lei mi attribuisce un pensiero che non ho e non ho mai avuto: quello secondo cui questo “scoglio politico-militare è stato superato o è agevolmente superabile”. Io penso, al contrario, che questo scoglio è il più importante, anzi l’unico, che al momento è insuperabile.
Superarlo infatti, equivarrebbe, al rovesciamento dei rapporti di forza che si sono creati. Io non penso che sia impossibile, in linea di principio, attuare questo rovesciamento. Ma la realtà effettuale ci impone di riconoscere che un tale rovesciamento è oltre le nostre forze attuali. L’unica possibilità sarà quella di costruire alleanze internazionali con gli altri “giganti” mondiali che stanno giocando la partita mondiale. Le classi subalterne dell’Occidente sono state debellate, frantumate, disarmate, ideologicamente e militarmente. In ogni caso il compito che esse hanno è quello di costruire una strategia capace di modificare gli orientamenti (a cominciare da quelli elementari, istintivi) delle grandi masse popolari. Qui l’ostacolo è evidente e appare anch’esso insormontabile poché sono proprio loro, gli avversari, che determinano gli orientamente elementari delle grandi masse popolari dell’Occidente. In ogni caso tutto ciò richiede tempi lunghi e strategie ancora tutte da costruire.
Lei ipotizza, in questo contesto, che un uso opportuno dell’enorme massa monetaria possa “sgretolare” questo potere. Ma il diavolo si nasconde nella sua sintassi. Chi è in condizione, oggi, di usare “opportunamente” l’enorme massa monetaria che è stata creata? Chi è in condizione di infliggere una tale “schiaffo al potere”? Lei ipotizza l’esistenza di un “chi” che ancora non esiste e dev’essere creato. Cioè lei ritorna al punto di partenza e all’interrogativo iniziale, come se fosse già stato risolto. Che è come mettere di nuovo il carro davanti ai buoi.
La sua proposta è quella di istituire una “moneta metallica convertibile”, che dovrebbe fare seguito all’estinzione dell’euro come moneta praticamente scambiabile e alla sua trasformazione completa in moneta elettronica. Ma, di nuovo, quale schieramento politico prevedibile esiste per una tale soluzione? Io non lo vedo. Ipotizzarlo significa avere già fatto un lungo percorso di “convinzione” delle masse” in questa direzione; aver creato una pressione popolare corrispondente: tutte cose di là da venire e di assai ardua realizzazione.

Dunque è più logico rivolgere lo sguardo a obiettivi di immediata realizzazione e medio periodo, in grado di allargare il fronte delle alleanze sociali e politiche e del consenso popolare. Sono anch’io d’accordo che obiettivi fondati sull’espansione economica hanno il respiro corto imposto dalla crisi mondiale delle risorse, da quella ecologica e da quella monetaria. Tuttavia non è realistico chiedere all’attuale società umana di attendere la palingenesi vendicativa imposta dalle circostanze. È proprio questo ragionamento “politico” che sta alla base della proposta economica della Lista del Popolo. Un ragionamento “politico” prima ancora che economico, poiché risponde alle esigenze immediate di sviluppo dell’occupazione, e a quelle di uno stato sociale accettabile. Entrambe queste esigenze sono funzionali alla crescita del consenso in direzione dello “sganciamento” graduale, accorto, realistico, dal dominio finanziario americanocentrico attuale.

Anche qui non sfugge a nessuno che il sentiero non sarà in nessun caso rettilineo e ornato di fiori. È evidente che i poteri faranno tutto il possibile per determinarne il fallimento. E sappiamo che ne hanno i mezzi e che non manca loro la ferocia necessaria per metterli in atto. Ma altra cosa è difendersi in uno stato di accerchiamento, rispetto a quella di reggere circondati dal sostegno e dalle speranze della gente. In altri temini: non vogliamo fare la fine di Tsipras.

Giulietto Chiesa


Tratto da: megachip.globalist.it

Foto © REUTERS/Alkis Konstantinidis

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