Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

Lo schiaffo al soldado israeliano, poi l’arresto della sedicenne
di Jean Georges Almendras
La stampa libera del mondo dice di lei, la 16enne Ahed Tamimi, che è il volto della resistenza palestinese. Le immagini che la riprendono gli scontri di questi giorni, ma anche di cinque anni fa quando, appena bambina, alzava il pugno destro minaccioso contro un soldato israeliano, hanno fatto il giro del mondo. Immagini che mostrano i soldati israeliani che seminano il terrore tra i bambini palestinesi. Che ci ricordano i volti di terrore dei bambini ebrei quando erano avvicinati e minacciati dai soldati tedeschi nei ghetti o nelle città occupate dalle truppe di Hitler.
Fatti che risalgono ad oltre 70 anni fa ma che dobbiamo confrontare inevitabilmente con quelli dei tempi attuali, perché sono l’evidenza più drammatica che certe cose si stanno ripetendo. E ciò che è più grave ancora è che quelli che ieri hanno patito tanta sofferenza, vittime di un genocidio, oggi ne sono fautori in territorio palestinese (come se niente avessero imparato dall’orrore nazista).
E le vittime non sono altre che i bambini e le comunità del popolo palestinese nella Striscia di Gaza e nella Cisgiordania. Un popolo le cui terre vengono costantemente saccheggiate dal governo di Israele attuale (i nuovi “nazisti” della zona?). Che viene letteralmente cancellato dalla faccia della terra. Dinnanzi ad una comunità internazionale che gioca alla diplomazia anziché mettere fine a tutto ciò, impunemente e con la complicità di alcuni, come gli Stati Uniti, i più influenti.
Ahed Tamimi, nel 2012, nelle strade della sua terra, urlava contro le truppe di occupazione e varie volte alzò il suo pugno infantile, a pochi centimetri dei loro volti. Scene che diventarono subito virali. Scene di resistenza che la catapultarono nel mondo. Quel mondo (ipocrita o no) che non ha potuto fare altro che prenderne atto.
Ci sarà chi si sente indignato e si rivolta contro il modo in cui i soldati israeliani irrompono in terra palestinese soggiogando la popolazione, obbligando i bambini a rispondere alle loro provocazioni e ai loro soprusi; a rispondere con la fermezza dell’innocenza.
E ci sarà invece chi cerca di ammorbidire i soprusi israeliani, cercando di porsi a metà dello scontro, prigioniero di numerosi interessi che hanno costretto la Palestina a vivere assediata ma, non crediamo, piegata. Al punto che Israele non sa più giustificare la scia di morti che questo conflitto ha lasciato.
Oggi, i soldati israeliani hanno il lasciapassare per reprimere e sparare. Persino a disabili palestinesi, come Ibrahim Abu Turaya, recentemente ucciso insieme ad altri compagni mentre esercitavano il loro diritto di protesta contro la decisione di Trump di riconoscere Gerusalemme capitale di Israele. Tutta una provocazione statunitense, tenendo conto che il popolo palestinese considera Gerusalemme la sua capitale.
Ahed Tamimi, che ha osato contestare i soldati israeliani armati fino ai denti (così come fece quando aveva 12 anni), osando schiaffeggiare e dare una pedata ad uno di loro, è stata arrestata pochi giorni fa, di notte, e la corte militare di Israele ha deciso di prolungare la sua detenzione altri quattro giorni. Una decisione che ha dato origine ad una campagna internazionale per la sua liberazione. Il padre della ragazza ha raccontato che Ahed aveva reagito in quel modo dopo che i soldati avevano sparato al cugino Mohammad, di 15 anni. Sono stati arrestati anche la madre e la giovane cugina di Ahed.
Il ministro dell’Educazione e principale socio della coalizione di governo di Netanyahu, Naftali Benet, è stato lapidario: “Dovrebbero finire i loro giorni in prigione” (ha riferito il quotidiano israeliano Haaretz), alludendo alle detenute, inclusa Ahed.
Fonti dell’esercito israeliano hanno confermato alla stampa che sulla giovane è accusata di aggressione ad un soldato. Uno degli “intoccabili” dell’esercito di Israele.
"Lei vuole (Ahed Temimi, ndr), che ci vedano come combattenti, non come vittime. Lei dice di fare quello che qualunque bambino palestinese fa, solo che lei è stata filmata" ha detto il padre di Ahed ai giornalisti.
"Se l'occupazione in Palestina continuerà allora vorrei essere avvocato per difendere i miei familiari che sono stati fermati, ma se finalmente il mio paese si libererà  dell'occupazione allora mi piacerebbe essere calciatore" ha detto invece Ahed. La giovane fa parte di una famiglia che da sempre lotta contro l'occupazione israeliana. Vive a Nabi Saleh, a 20 chilometri da Ramallah, nella Cisgiordania occupata, dove sono frequenti gli scontri con i coloni ebrei ed i soldati israeliani. I primi occupano sempre più territorio, i secondi reprimono sempre con maggiore intensità.
Una repressione che nelle ultime settimane (da quando Gerusalemme è candidata ad essere capitale), ha mietuto una decina di vittime palestinesi, con oltre 3.400 feriti. E che ha preso di mira i giovani, tenendo conto del fatto che il 95% dei detenuti fermati nelle ultime tre settimane sono di giovane età.  
Gli insediamenti dei coloni in Cisgiordania sono considerati illegali dagli organismi internazionali, ma il governo di 'Israele ha continuato ad incrementarne il bilancio per sostenere l'occupazione, annunciando la costruzione di nuovi insediamenti (sono stati destinati oltre 11 milioni di dollari per spese per la sicurezza).
Ahed Tamimi è magra, ha i capelli biondi ondulati. I suoi occhi sono penetranti, come le sue parole di protesta; sbraitate una e mille volte in faccia ai soldati delle forze israeliane di occupazione.
Ahed Tamimi mi fa sentire l’obbligo di riportare in questo scritto le parole di Ilia Papper durante un’intervista pubblicata su Rebelión.
"Credo che vedremo disubbidienza civile non solo a Gerusalemme bensì in tutta la Palestina, anche da parte dei palestinesi che vivono in Israele. La società civile stessa non accetterà per sempre questo tipo di realtà. Non so che mezzi utilizzerà. Possiamo vederne gli effetti quando non si ha dai vertici una strategia chiara: le persone decidono di fare la propria guerra di liberazione. Il caso di Gerusalemme è stato, in effetti, impressionante, nessuno credeva che una resistenza popolare potesse obbligare gli israeliani a revocare le misure di sicurezza che avevano imposto a Haram al-Sharif (Spianata delle Moschee). Credo che questo può essere il modello, una resistenza popolare per il futuro da diversi fronti. La resistenza popolare è permanente in Palestina. I mezzi di comunicazione non informano su questo. Ma la gente manifesta tutti i giorni contro l'apartheid, la gente manifesta contro l'espropriazione della terra, fa lo sciopero della fame per i carcerati politici. Continua la resistenza palestinese dalla base. Dai vertici la resistenza palestinese è una materia in sospeso".
Ahed Tamimi è protagonista del nostro tempo. La sua lotta è meritevole del nostro rispetto: un canto alla resistenza e che portava avanti l'eroe, martire ed attivista della pace Vittorio Arrigoni.
Ahed è un canto alla libertà, che facciamo nostro.
Alla libertà di un popolo calpestato, assoggettato, ma non piegato.

Foto di copertina: www.nydailynews.com

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos