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aguilando gumaro funerale c publinewsdi Jean Georges Almendras
L’ultima vittima Gumaro Pérez Aguilando, crivellato da colpi a Veracruz
Alle undici esatte di mercoledì scorso, 20 dicembre, due uomini hanno fatto irruzione nella scuola “Aguirre Cinta”, nella Colonia Villa Alta del comune di Acayucan, stato di Veracruz. Sono passati per il salone della scuola, dove si trovavano alcuni genitori mentre alcuni bambini giocavano nel cortile adiacente, ma nessuno dei presenti ha fatto particolare caso ai due uomini, pensando si trattasi di familiari dei bambini che volevano assistere alla Recita di Natale della scuola. All’improvviso i due uomini hanno estratto delle armi semi automatiche di grosso calibro. Pochi istanti e si è scatenato l’inferno: una pioggia di proiettili ha colpito il giornalista Gumaro Pérez Aguilando, di 35 anni. Gumaro, assieme alla moglie, si trovava nel salone mentre il loro figlio giocava in cortile, distante pochi metri, con altri bambini. La polvere da sparo ha riempito velocemente il piccolo ambiente e il rumore degli spari ha subito provocato il panico. La scena raccapricciante: tra le grida e la confusione si intravedeva la persona a terra colpito al cranio e al torace, in mezzo ad una pozza di sangue il collega messicano perdeva la vita mentre i due sicari, approfittando della confusione del momento si davano alla fuga. Nessuna delle persone o dei bambini che si trovavano a pochi metri dalla vittima è rimasta ferito, ma resterà forte nella mente dei bambini e degli adulti questo tragico attentato.
Gumaro Pérez Aguilando era un giornalista molto apprezzato nell’ambiente dell'informazione e l’attentato - il dodicesimo contro giornalisti in questo 2017- ha colpito la popolazione di Acayucán, dove Pérez era anche un funzionario del Municipio.
Gumaro lavorava per il giornale “Voz del Sur” ma recentemente non si occupava di cronaca giudiziaria, di corruzione o politica. Ad ogni modo, l’attività professionale del collega era seguita attentamente per la sua serietà. Fonti autorizzate di associazioni di giornalisti puntualizzano che Gumaro Pérez era entrato in un sistema di protezione, soltanto nello svolgimento del suo lavoro, perché già in precedenza aveva subito minacce.
Il segretario dell'Asociación de periodistas Juan José Barragán ha dichiarato che la violenza in Acayucan "sta aumentando ed è urgente fare qualcosa per fermare questa situazione. Il fatto che Gumaro Pérez sia stato ucciso in una scuola ci ha colpito tanto. Faceva il reporter da quindici anni e sempre si era dedicato a fatti di cronaca, ma da quattro anni lavorava per il municipio, nel dipartimento di comunicazione sociale, per cui oramai non si dedicava al cento percento al lavoro di reporter, lo faceva in maniera sporadica".
Dopo l'attentato, le autorità locali hanno avviato le indagini di rigore e da fonti ufficiali si sono diffuse alcune notizie sottintendendo che l’agguato contro perez gumaro c elvigiaGumaro Pérez non è da attribuire al suo impegno giornalistico. Insinuando addirittura che il giornalista sia stato ucciso da membri di un'organizzazione criminale per contrasti personali, poiché egli farebbe parte di una fazione criminale opposta.
Questa informazione - in mano anche alla Procura - ha causato malessere tra i giornalisti locali alludendo che uno degli aspetti più riprovevoli delle autorità è che prima ancora di investigare, di studiare qualsiasi strada affinché il crimine non resti impunito, si cerca di screditare la vittima.  
Precisamente, portavoce dell'organizzazione giornalistica "Articolo 19" (caratterizzata per la denuncia contro gli assassini di giornalisti in Messico e per l’impegno nella difesa della libertà di stampa) ha detto recentemente che "in Messico un giornalista su 15,7 viene aggredito, e per il 50.7% l'aggressore è un funzionario pubblico. L'impunità (negli omicidi contro giornalisti) è evidente. Si può uccidere un giornalista senza essere mai identificato".
Questa nuova vittima del crimine organizzato rientra nella scalata di violenza che soffre da anni il settore della stampa in Messico. L'elenco di giornalisti e di fotografi di entrambi i sessi, assassinati o che hanno subito tentativi di omicidio è estesa in questo paese, ed è in realtà uno dei temi più preoccupanti per il giornalismo messicano e del mondo. Questi attentati, realizzati con diversi modus operandi ed in differenti zone del territorio messicano, rappresentano indubbiamente un modo brutale di intimorire il giornalismo libero, uno dei più gravi temi che si trova ad affrontare il governo di Enrique Peña Nieto.
Gumaro Pérez aveva già subito delle minacce. Nel 2012, durante lo svolgimento del suo lavoro come giornalista di cronaca giudiziaria, era stato aggredito dalle autorità durante l'amministrazione dell'ex governatore Javier Duarte, accusato di atti di corruzione, ed oggi in carcere. Il collega venne picchiato nella sede dell’Agencia Primera del Ministerio Público di Acayucan, mentre indagava su casi di omicidi nel Municipio. In quei giorni Gumaro Pérez aveva filmato con la sua telecamera gli aggressori, ma essi distrussero il materiale grafico e lo colpirono in viso. Il giornalista denunciò i fatti; ed anche nel 2013 fu vittima di un pestaggio dai poliziotti, quando insieme ad altri giornalisti, faceva il corrispondente durante una protesta del Movimiento Magisterial Popular de Veracruz (MMPV), contro la riforma educativa.   
Ad Acayucan, Veracruz, l’omicidio di Gumaro Pérez non è stato l'unico. Ad agosto del 2017 fu assassinato il giornalista Cándido Ríos, mentre si trovava insieme ad altre persone in un’altra località. Era appena stato in un centro commerciale e venne assalito da diversi sconosciuti, uno dei quali lo crivellò a colpi. Cándido, che per il suo lavoro di denuncia era entrato nel programma di protezione federale dopo le minacce ricevute nella regione, e che scriveva per il giornale Acayucan, agonizzante, morì durante il suo trasporto all’ospedale.
In questo contesto di violenza contro il giornalismo messicano, bisogna ricordare, come scrive in un comunicato l'ONG "Articolo 19" che: "In Messico risultano scomparsi 23 giornalisti senza che ad oggi le autorità siano in grado di far luce e trovare la verità su questi casi”. Ironia della sorte, questo comunicato veniva reso pubblico praticamente quando il giornalista di Acayucan, Gumaro Pérez realizzava il suo ultimo post in Facebook, poco prima di essere assassinato nella scuola di suo figlio.   
Da sottolineare che ci sono stati altri giornalisti in Messico uccisi mentre si trovavano insieme ai loro figli. Ricordiamo cinque casi specifici negli ultimi anni, incluso il caso di Gumaro Pérez: nell'anno 2008, fu assassinato a colpi di pistola nella città di Juárez il giornalista Armando Ramíres; nel mese di luglio del 2016, nello stato di Veracruz, fu assassinato Pedro Tamayo; mentre nel 2017 ci sono stati due casi, a marzo cadde a Veracruz il collega Ricardo Monlini, ed a Chiuahua, fu assassinata ugualmente a colpi da arma da fuoco la giornalista Miroslava Bresch.
Come dicevamo all’inizio, durante l'anno che sta per concludersi il numero di giornalisti uccisi in Messico sono dodici.  
Dodici martiri dell'informazione libera che hanno nome e cognome ed ai quali rendiamo omaggio con sentire profondo dalla nostra redazione, solidarizzando con le loro famiglie ed i loro cari che tutt'oggi soffrono la loro perdita in un clima di impunità vergognosa rispetto l'identità degli assassini materiali e dei mandanti.  
I martiri sono: Cecilio Pineda Brito; Ricardo Monlini Cabrera; Miroslava Breach Velducea; Maximino Rodríguez Palacios; Filiberto Alvarez Landeros; Javier Valdez Cárdenas; Jhonatan Rodríguez; Salvador Adame; Luciano Rivera; Edgar Esqueda (fotografo); Cándido Ríos e Gumaro Pérez.  
In questo 2017 si è attentato contro la vita di altri colleghi: Sonia Cordiva, Julio Omar Gómez ed un altro collega la cui identità non è stata diffusa per ragioni di sicurezza.  
Un quadro sconvolgente. Un quadro che dovrebbe far vergognare o addirittura far dimettere l'attuale presidente del Messico, Enrique Peña Nieto. Solo durante la sua legislature, l'elenco di giornalisti assassinati raggiunge la bellezza di 39 vittime, senza contare la brutale situazione di violenza negli ambienti del narcotraffico, nell’ambito degli attivisti di comunità indigene, ed in ambiti di organizzazioni che difendono i Diritti Umani.   
Trentanove esseri umani falciati dal crimine organizzato. Falciati per il loro impegno nella libera informazione. Per la loro denuncia contro l’azione criminale di uomini del narcotraffico, in connivenza con uomini del potere governativo e politico messicano, o di gruppi imprenditoriali del potere economico.  
E se ciò non bastasse, l'impunità è oramai un ingrediente in più della vita nazionale messicana. Un'impunità estremamente attiva, vigente e tenebrosa, che favorisce le mafie, i narcos, i sicari e la rete di corruzione di funzionari dello Stato, che operano al margine della Legge, dentro il territorio messicano, con le mani rosse di sangue.  
Ed Enrique Peña Nieto? Come se niente fosse.

Foto di Copertina © Publinews.com

Foto © Elvigia.com

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