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traffico droga 500di Piero Innocenti
Dall’inizio dell’anno al primo novembre scorso, nelle quattro province pugliesi di Bari, Brindisi, Lecce e Foggia, in particolare nelle aree portuali e lungo le coste, le forze di polizia hanno intercettato, nel corso di diverse operazioni antidroga, complessivamente oltre 15 tonnellate di marijuana sul totale nazionale di poco più di 22 tonnellate (dati, provvisori, ricavati dai prospetti mensili elaborati dalla Direzione Centrale per i Servizi Antidroga del Dipartimento della Pubblica Sicurezza).
In particolare, a Lecce sono state bloccate oltre 7ton, a Brindisi quasi 4ton, a Bari 2,8ton e a Foggia circa una tonnellata  e mezza. La conferma, se ce fosse ancora bisogno, di come gli approdi del basso Adriatico (ma non solo) costituiscono la destinazione privilegiata dei trafficanti albanesi che riescono, utilizzando imbarcazioni di vario tipo o aerei ultraleggeri (utilizzano piccole aviosuperfici nel Salento), a far arrivare consistenti quantitativi di “erba” di loro produzione che, insieme all’hashish, continua ad essere la droga più richiesta sul mercato. In realtà, altre città della costa adriatica sono interessate dal flusso di derivati della cannabis che arrivano dall’Albania e dalla Grecia.
A Pesaro, per esempio, proprio in agosto di quest’anno, i poliziotti sono riusciti a sequestrare, in un sol colpo, ben 1.820kg di marijuana trasportati con un gommone da cinque albanesi (tutti arrestati) fino alle foci del fiume Metauro. Più recentemente, alcune settimane fa, nel porto di Ancona, militari della guardia di finanza hanno arrestato il conducente di un Tir bulgaro proveniente dalla Grecia con a bordo 340kg di marijuana mentre a Venezia, occultati nel cassone di un camion proveniente dal solito porto greco di Igoumenitsa, sempre i finanzieri hanno scoperto 331kg di marijuana, arrestando un macedone e un bulgaro al “servizio” di un gruppo albanese. Anche lungo la costa molisana di Termoli, Campomarino e Vasto, non sono mancati importanti sequestri di marijuana (almeno 2ton complessivamente dal 2014 ad oggi).
Trafficanti e spacciatori albanesi, si sa, hanno una particolare “simpatia” per il nostro paese con una legislazione penale e soprattutto processuale, piuttosto blanda, dove si può finire anche in carcere ma la detenzione, in genere, non dura molto, anzi, si esce con facilità in attesa di processi che si celebreranno in un lontano futuro. Sta di fatto che, nel 2015, sul totale di 10.136 stranieri denunciati per traffico e associazione finalizzata al traffico, gli albanesi sono stati 1.555 (il 15,95% in meno rispetto al 2014), subito dopo i marocchini (2.422) e la loro presenza si rileva di più in Lombardia,Toscana, Umbria, Emilia Romagna e Veneto. Il picco più alto degli albanesi denunciati si è avuto nel 2013 con 2.266 persone mentre quello più basso risale al 2006 con 1.268. Anche in tema di reati associativi (associazione di tipo mafioso, associazione per delinquere, associazione per delinquere finalizzata al contrabbando e al traffico di stupefacenti), gli albanesi sono stati il gruppo straniero più denunciato in Italia nel secondo semestre del 2015, con 471 persone come emerge dalla relazione della DIA (Direzione Investigativa Antimafia).
In generale, si può dire che anche nel corrente anno dovrebbe confermarsi il dato che i maggiori sequestri di marijuana  avvengono alla frontiera marittima adriatica (nel 2015 la percentuale di tali sequestri fu del 94% sul totale nazionale , mentre i sequestri più consistenti di marijuana furono effettuati in Puglia con 3.519,02kg). Per quanto riguarda, invece, l’hashish soltanto 4.833kg sul totale nazionale di 19.931kg (al primo novembre) sono stati sequestrati nei porti di Napoli (1.700kg), di Cagliari (1.312kg), di Palermo (1.080kg) e di Genova (740kg) mentre il valore più consistente si è avuto a Roma con oltre 4,6ton seguita da Milano con 1,450ton e da Latina con 1,230ton. (nel 2015, su oltre 54ton di sequestri di hashish il 98,78% era avvenuto negli scali marittimi).
Dall’area pugliese, tuttavia, le organizzazioni albanesi si sono estese, da tempo, su tutto il territorio nazionale come ricorda la relazione DIA sopra indicata secondo cui “..nessuna Regione è risultata immune da azioni criminose coordinate, dirette o partecipate da albanesi, in grado di gestire indistintamente il traffico di stupefacenti e di armi, la tratta degli esser umani e lo sfruttamento della prostituzione”. Insomma, un’altra piaga criminale, la “mafia delle aquile”, si è aggiunta alle  quattro mafie italiane per complicare di più la già difficile azione di contrasto delle nostre forze di polizia.

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Tratto da: liberainformazione.org

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