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NEWS 260559Video all'interno!
di Pierluigi Fagan
Il crollo di Hillary Clinton, il giorno della commemorazione del crollo delle Torri: uno spettacolo sintomatico dello stato della democrazia in America





Questo documento (il filmato di un utente Twitter) conferma retroattivamente tutti i dubbi sulla sua salute agitati dai commentatori alternativi.

Sembra molto difficile che Hillary possa recuperare la situazione, difficile portare a termine una campagna che ha ancora due mesi di corso con un infittirsi d'impegni e di stress al calor bianco.

L'unica sua chance è che tutte le illazioni siano infondate e la signora stia in realtà benissimo. a parte qualche acciacco - l'ultimo bollettino parla di polmonite - in modo da trovarla pronta a porre rimedio con un piano di sovraesposizione, attivismo, presenza ed aggressività. Tutte qualità che, comunque, non sembrano proprie della candidata, al di là del suo stato di salute contingente.

Anche solo un altro incidente nel corso dei prossimi due mesi sarebbe disastroso e più si va avanti, più disastroso potrebbe essere.
Ecco allora che la stampa parla di sostituzione.

Si può fare perché di questo già si discute internamente ai democrats o si può fare perché questo è il pensiero logico che viene a tutti coloro che ragionano di politica e seguono la battaglia per le presidenziali.

In ogni caso, anche il solo parlarne, indebolisce ancora di più la candidatura e diventa una sorta di profezia che si autoavvera.
Naturalmente, non mancheranno parti delle élite e quindi giornalisti, interessati a rivedere la candidatura che ha mostrato sino a qui - al di là dei gossip clinici - non poche debolezze.

Il diritto di successione dovrebbe premiare Bernie Sanders ma questa eventualità è da escludere a priori.
Ecco allora che diventa possibile la riconvocazione dell'organo sovrano dei democrats per incoronare un nuovo candidato forte, si fanno i nomi dell'attuale vicepresidente USA Joe Biden (improbabile) e del Segretario di Stato John Kerry (più probabile).
Un nuovo salvatore della Patria, non usurato dalla campagna per la nomination e dalla campagna elettorale sin qui svolta, sarebbe addirittura un vantaggio se la figura avesse peso e forza.

Rimane lo spettacolo davvero sintomatico dello stato della democrazia in America.
Un candidato spinto a forza, forse addirittura con brogli e ricatti, sapendo a priori della sua grave debolezza, una serie di azioni che denotano quantomeno irresponsabilità e cieca incoscienza (lo scandalo delle e-mail), sostituto last minute da un jolly pescato in emergenza, votato da un'élite a sua volta eletta con meccanismi non pienamente democratici (il peso dei grandi elettori).

L'11 settembre si è sbriciolata più di una cosa in America, tra le cose visibili e tra quelle invisibili.

Tratto da: megachip.globalist.it

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