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IMG 3045Dalla libertà di stampa al caso Regeni passando per gli scandali in Vaticano
di Jessica Pezzetta Savogin
A tre mesi dal martirio di Giulio Regeni, oggi la sua città, Fiumicello (UD), si è raccolta in chiesa per celebrare una funzione religiosa assieme al proprio Arcivescovo, Mons. Carlo Maria Redaelli, e altri dodici sacerdoti, tutti in prima linea nella battaglia per la libertà ed i diritti civili.
Contemporaneamente, in occasione della Giornata Internazionale per la Libertà di Stampa, presso la sala civica del Municipio di Cormòns (GO), si sono tenute le premiazioni della prima edizione del Concorso Giovani Giornalisti, dedicato proprio alla memoria di Giulio Regeni. La fascia d’età degli aspiranti giornalisti richiesta per l’iscrizione era compresa tra i 16 e i 28 anni (l’età di Giulio). L’evento, organizzato da Renzo Furlano, presidente dell’Associazione Culturaglobale, si è svolto alla presenza di un numeroso pubblico e degli esponenti del Comune di Cormòns, nonché dell’Assessore alla Cultura di Fiumicello, Bruno Lasca, in rappresentanza del proprio Comune.
Naturalmente, per poter dedicare questo concorso a Giulio Regeni, come ha raccontato Renzo Furlano, è stato richiesto il consenso della sua famiglia. A colpirlo particolarmente sono state le parole della signora Paola Regeni, mamma di Giulio, che ripeteva e ripete spesso “in verità, dignità, amore”. "Credo che - ha spiegato Furlano - l’amore per la verità sia un fatto imprescindibile per qualunque cittadino".
Si è trattato di un’anteprima di Cormònslibri, il Festival del Libro e dell’Informazione, organizzato ogni anno tra novembre e dicembre dal Comune di Cormòns e da Culturaglobale.
Presenti al dibattito alcuni giornalisti della stampa regionale: Giampaolo Mauro, di Rai FVG, secondo cui "si possono esprime delle opinioni, poi ci sono delle conseguenze"; Maurizio Cattaruzza, caporedattore del quotidiano regionale Il Piccolo, il quale ha spiegato che "dobbiamo  sempre ricordarci tristemente come in questo Paese abbiamo delegato a trasmissioni di intrattenimento come Le Iene o al Gabibbo di fare inchiesta seria proprio perché nei colleghi scatta un meccanismo di autocensura" per i motivi sopracitati. Per molti il giornalismo d’inchiesta è sconveniente, poiché, oltre a richiedere tempo e sacrificio, in Italia si fa un uso indiscriminato della querela per diffamazione che, per quanto legittimo, "viene usato molte volte anche dai poteri forti per fermare la libertà di stampa". Secondo Paolo Medeossi, per anni giornalista e caporedattore di un altro quotidiano regionale, Il Messaggero Veneto, "il problema della querela non riguarda solamente chi si occupa di grandi inchieste come Nuzzi... pensiamo alla crisi economica: abbiamo la percentuale di avvocati tra le più alte d’Europa e del mondo. La querela è un aspetto rilevante che colpisce soprattutto il cartaceo". Medeossi ha continuato sostenendo che "la libertà di stampa è qualcosa che va difeso, condiviso e non riguarda solamente i giornalisti o gli avvocati che li difendono, riguarda l’opinione pubblica. Una delle grandi armi di chi vuole confonderti le idee è quella della distrazione, cioè quando ad un certo punto, su un argomento, si attrae l’attenzione generale, dopo tre o quattro giorni, improvvisamente, un’altra notizia viene diffusa e quindi quello passa in secondo ordine e dopo due o tre settimane non lo si ricorda più, lo si rimuove. Nel caso di Giulio Regeni per fortuna è andata diversamente, c’è stata una grande mobilitazione a livello sia nazionale che internazionale". E grazie anche all’intervento, a Roma, in una conferenza stampa al Senato, della straordinaria mamma di Giulio, ancora si parla della sua storia che è importante per noi, ma, soprattutto, per i ragazzi: Giulio è divenuto un simbolo di quella che Ilvo Diamanti, su Repubblica, ha definito la generazione altrove. Ne è divenuto il simbolo perché lui è andato in posti pericolosi, perché aveva questa curiosità, era motivato, è il simbolo di questo mondo che si sta muovendo, anche in circostanze meno pericolose, ma, comunque, complicate. Quindi è molto importante che, anche attraverso il vostro concorso questa storia non vada persa. Non so se si arriverà mai alla conclusione, al perché sia stato ucciso, peraltro noi, come italiani, abbiamo una storia piena zeppa di misteri, di stragi, però è importante che se ne parli, soprattutto per i ragazzi".
nuzziL’intervento di Gianluigi Nuzzi, giornalista, saggista, vicedirettore di Video News e conduttore della trasmissione televisiva Quarto Grado, ha anticipato le premiazioni ai giovani aspiranti giornalisti, in riferimento ai quali ha sostenuto che è proprio alla formazione dei giovani che ci dobbiamo dedicare, perché i giovani sono la nostra speranza. E a proposito di giovani ha parlato del caso Regeni, sostenendo che, a parer suo, "la verità non uscirà mai, per il semplice fatto che lui non c’è più! Non ci potrà essere una verità se non una verità di comodo. L’Egitto è il Paese che arresta più giornalisti subito dopo la Cina. E voi veramente pensate che ci daranno delle risposte sul signor Giulio Regeni che nessuno di noi conosceva prima della sua morte? Ci daranno una verità di comodo: hanno provato a dare la prima che non andava bene, hanno provato a diffamarlo, dicendo che era un agente dei servizi segreti, un impiccione. Quella giornalista televisiva egiziana che in sostanza ha detto che abbiamo rotto le scatole, esprime la pancia di quel Paese e Giulio era un rompiscatole. La libertà di stampa è un bene preziosissimo, ma è invisibile e nella percezione comune si ha una scarsa sensibilità sul suo valore. E l’aver deciso di intitolare questo premio a Giulio è una iniziativa splendida. Bisogna certamente cercare la verità su Giulio, ma anche cercare di far diventare questa storia patrimonio di tutti e di riuscire a rendere le radici di un paese più forti. E quindi non bisogna lasciare che questa storia - che ha mutilato una famiglia, che ha tolto la vita a un ragazzo, e mutilato una comunità, di chi lo conosceva, lo amava, e i sogni di tanti - rimanga un ricordo che pian piano svanisce. Io credo che iniziative come questa siano assolutamente condivisibili perché uniscono il nome di un ragazzo alla volontà, al desiderio dei giovani di avvicinarsi a questa  professione e di far sì che domani ci sia più libertà".
Intervistato da Roberto Covaz, vice caporedattore de Il Piccolo, Nuzzi ha parlato della sua esperienza inerente al suo libro-inchiesta sul Vaticano, VIA CRUCIS (uscito dopo i bestsellers internazionali VATICANO SPA e SUA SANTITA’) il cui pregio principale, come sostenuto da Covaz, è quello di aver ascoltato per la prima volta le registrazioni di riunioni segrete all’interno del Vaticano tra i suoi alti vertici e il Papa e scoprire così cosa realmente sta facendo Papa Francesco e le difficoltà che sta incontrando. "Noi italiani - ha spiegato Nuzzi - abbiamo una visione molto limitata dell’opera di sabotaggio che le riforme di Papa Francesco stanno subendo. Abbiamo una percezione sfocata dello scontro che sta avvenendo dentro alla Chiesa e questo cambiamento era iniziato con Benedetto XVI. Ha esplorato temi mai esplorati come ad esempio il reato di pedofilia da sempre nascosto da un sistema che lo tollerava. Questa Via Crucis, quindi, l’ha iniziata Ratzinger e gli oltre 3 miliardi di dollari di risarcimenti per i casi di pedofilia solo negli Stati Uniti sono un segno del cambiamento. E’ la prima volta che un Papa si dimette nell’ambito della storia moderna. Nel 2013 Papa Bergoglio ha incontrato i cardinali in curia e ha detto loro che il malaffare deve finire".
In sostanza, a seguito dei casi di pedofilia venuti all’attenzione dell’opinione pubblica che già avevano fatto vacillare la Chiesa, nel 2012, lo scandalo Vatileaks ha provocato un terremoto in Vaticano che ha investito il pontificato di Papa Ratzinger: la scoperta dell'esistenza di profonde divisioni e contrasti interni sugli indirizzi di governo del Vaticano e sulla gestione della sua banca, lo IOR (Istituto per le Opere di Religione) lo hanno fatto vacillare dalle sue fondamenta. Lo scandalo, al cui centro stava la figura del cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, è emerso da una fuga di notizie che ha portato alla conoscenza dell’opinione pubblica di una serie di documenti interni di natura riservata. I segreti dell’amministrazione della Santa Sede sono usciti dal Vaticano grazie al maggiordomo del Pontefice, Paolo Grabriele. Da tale documentazione sarebbe addirittura emerso che colui che si occupava degli investimenti immobiliari del Vaticano è il figlio del braccio destro di Paul Casimir Marcinkus, l’uomo che ha portato la mafia italo-americana di Sindona all’interno dei circuiti del sistema IOR-Banco Ambrosiano. Lo scandalo ha trovato nuovi risvolti anche durante il pontificato di Papa Francesco. C’è una frase emblematica di Bergoglio che si chiede: “Se non sappiamo custodire i soldi, che si vedono, come custodiamo le anime dei fedeli, che non si vedono?”.
IMG 3040Alla domanda di Covaz se Papa Bergoglio ce la farà ad apportare dei cambiamenti all’interno della Chiesa, Nuzzi ha ribattuto che c’è da chiedersi se la Chiesa ce la farà. Questo cambiamento riguarda l’intera struttura economico-finanziaria della Chiesa nel mondo. Il Papa si interessa soprattutto dei soldi per i poveri e Francesco ha portato la povertà al centro di questo pontificato per parlare al suo mondo, fortemente tradizionalista. Ma ha scoperto che l’obolo di San Pietro spesso non veniva destinato ai poveri. All’epoca dei fatti, 2013-2014, "su 10 euro, solo 2 vanno ai poveri; altri 2 euro vengono accreditati sul conto corrente dello IOR che oggi ha un saldo superiore ai 400 milioni di euro e 6 euro vanno alla curia romana gestita da quei cardinali che fanno del privilegio un fatto naturale".
Il 27 giungo 2013 il Papa ha ricevuto un documento scritto dai revisori internazionali della prefettura. In tale documento, ha spiegato Nuzzi, "i revisori hanno segnalato al Papa una quasi totale assenza di trasparenza nei bilanci della Santa Sede".
Da questa documentazione "sono emerse tante altre verità scabrose che lasciano basiti", come ha spiegato Covaz, che ha chiesto se vi sono ulteriori zone d’ombra su cui dover fare luce e, in merito a questo, Gianluigi Nuzzi ha risposto citando una frase riferitagli da Giulio Tremonti (ministro dell’Economia e delle Finanze nei governi Berlusconi) il quale, in merito al Vaticano, ha spiegato che bisogna sempre stare attenti, citando una frase di Nietzsche: "Quando guardi nell’abisso, l’abisso guarda te".
Ad ogni modo, a proposito della libertà di stampa, per aver riportato quanto emerso dalle registrazioni delle riunioni vaticane e avendo evidentemente guardato dentro all’abisso, Nuzzi si è ritrovato sotto processo per fuga di notizie dalla Santa Sede e il tutto tra il silenzio della politica.
Questo non vale evidentemente solo per il Vaticano, poiché, allo stesso modo, Giulio Regeni, come tanti altri divenuti martiri in nome della verità, vi ha guardato dentro e l’abisso si è accorto di lui.

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