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wasim muhamed aleppo 27 aprileVideo
di Asmae Dachan

Il suo nome e il suo volto resteranno scolpiti per sempre nella memoria di centinaia di famiglie siriane. Mohamed Wassim Moaz aveva 36 anni ed era l’ultimo pediatra rimasto ad Aleppo. Aveva deciso di restare nella sua città per occuparsi dei bambini che ogni giorno si svegliano sotto la minaccia delle bombe. Non aveva paura di morire, raccontano i colleghi che lo hanno conosciuto, ma solo una grande sete di giustizia e una profonda umanità.

Mohamed è rimasto ucciso nel bombardamento scellerato che ha colpito l’ospedale Al Quds, sostenuto da Medici Senza Frontiere. Insieme a lui sono caduti i colleghi Ahmad Almohamed e il collega Ahmad Yesin, oltre a due infermieri. L’offensiva ha provocato più di una ventina di vittime nell’ospedale. In tutta la città di Aleppo si contano, solo negli ultimi tre giorni, centinaia di morti a causa dell’intensificarsi dei bombardamenti del regime di Bashar Al Assad e dell’aviazione russa.

Con Mohamed se ne va, per migliaia di bambini rimasti ad Aleppo, anche la fragile speranza di poter ricevere cure adeguate. Si spegne, così, l’ultimo barlume di umanità in una città che sta subendo i peggiori crimini di sempre. I colleghi di Mohamed affidano al web il proprio dolore e il proprio ricordo. “Passavamo almeno sei ore al giorno insieme”, racconta il dottor Hatem. “Era amichevole, gentile e amava scherzare con tutto lo staff. Vorrei che venisse ricordato per la sua bravura e umanità”.



Colpire gli ospedali e i medici è contro tutte le convezioni internazionali, ma in Siria ormai è diventata un’abitudine. In tutto il Paese sono centinaia gli ospedali bombardati dall’aviazione governativa, che continua indisturbata a fare stragi di innocenti. Secondo l’Organizzazione dei Medici per i Diritti Umani in Siria sono stati uccisi, dal 2011 al 2015, almeno 610 tra medici e infermieri, con 183 strutture sanitarie colpite. Dati confermati anche dal Syrian Network for Human Rights che ha denunciato l’uccisione di 445 medici e la distruzione di 256 tra ospedali e punti di soccorso.

Viene naturale chiedersi cosa farebbero Al Assad e i suoi sostenitori, i fedelissimi e gli alleati, se i loro figli avessero bisogno di un medico, l’ultimo in città, ma questo medico non ci fosse… perché loro stessi lo hanno ucciso. Domanda retorica.

Mentre Aleppo brucia e gli aerei continuano a distruggere ciò che resta della millenaria città, sui social sono stati lanciati gli hashtag #NotATarget #Bombing_hospitals_war_crime #Aleppo_is_burning e #Save_Aleppo.

Tratto da: diariodisiria.com

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