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NEWS 258030di Giulietto Chiesa
Ciò cui assistiamo con la compravendita di bambini è molto più scandaloso di un 'privilegio di classe'. E' inquinamento dell'atmosfera etica delle nostre società.
Quando si "tocca il fondo" c'è sempre qualcuno che bussa di sotto.
Siamo arrivati alla compravendita dei bambini. Perché di questo si tratta. E non cambia il fatto che il bambino lo si compra prima di nascere. È sempre una compravendita. Tanto più rivoltante perché coinvolge addirittura tre, anzi quattro, commercianti. Una, di rango inferiore, che vende l'ovulo, uno, con complice, che fornisce lo sperma. Infine una donna di rango ancora inferiore che funge da contenitore del prodotto in via di formazione.
Un tempo, quando le parole avevano ancora un senso, si sarebbe definita questa faccenda - invereconda - come "privilegio di classe". In effetti lo è, perché solo i ricchi, e i molto ricchi, possono permettersela. Gli altri entreranno nel processo produttivo come fornitori dei componenti.

Oggi questa espressione non la usa più nessuno. Ed è giusto che sia così, perché ciò cui assistiamo è molto più scandaloso di un "privilegio di classe".
Ciò che colpisce è la mostruosità morale che pretende di stabilire una legge nuova: quella che sancisce che il desiderio (qualsiasi desiderio) ha di per sé il diritto di essere realizzato. "Loro" vogliono un figlio, anche se non possono farlo. Vogliono che sia esclusivamente "il loro figlio". La possibilità di adottare un bambino esistente non li soddisfa.

Voglio attirare l'attenzione sulla prepotenza e sulla primitività di una tale pulsione. Altro che "progresso". Questa è violenza sugli altri e, insieme, genuflessione di fronte all'albero genealogico. E allora piegano - con l'uso della tecnologia - la natura al loro volere. Naturalmente "loro" sono quelli che possono permetterselo. Ma la strada che aprono è molto più lunga. Domani quelli che possono permetterselo, sceglieranno non solo il sesso, ma i cromosomi dei loro figli. E poiché le bio-tecnologie promettono sfracelli, chissà quante cose potranno scegliere. E non si vede, in base a questa logica aberrante, perché non dovrebbero farlo. I "loro" figli saranno migliori di quelli degli altri.

Io credo che avesse ragione Gregory Bateson, quando poneva il problema se non fosse giunto il momento di stabilire dei limiti (sì, proprio dei limiti, almeno in base al principio di precauzione) alla ricerca scientifica. Ma, intanto, la comunità umana esistente dovrebbe porre dei limiti all'insensatezza che sta inquinando l'atmosfera etica delle nostre società.

Tratto da: megachip.globalist.it

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