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paraguay-giornalisti-uccisiIn ricordo di tutti i giornalisti caduti per la libera informazione
di Jorge Figueredo - 28 aprile 2015
Il 26 aprile 2015 - giorno del giornalista in Paraguay - abbiamo ricordato il 24º anniversario dell’assassinio del giornalista Santiago Leguizamón (*), nella città di Pedro Juan Caballero, Dipartimento di Amambay, per mano di sicari al servizio della mafia.    
Una delle ipotesi ad oggi più ventilata sui motivi che portarono all’uccisione di Santiago, è quella secondo la quale il giornalista era in possesso di una fotografia che ritraeva il Generale Andrés Rodríguez, Presidente della Repubblica del Paraguay (considerato dagli USA uno dei capi del narcotraffico in Paraguay) in compagnia del boss mafioso della zona di frontiera Fahd Jamil, il famoso narcotrafficante colombiano Pablo Escobar Gaviria ed un agente della DEA. Santiago Leguizamón, pochi mesi prima di essere ucciso, aveva raccontato al giornalista investigatore, Vicente Brunetti, di essere in possesso di questo materiale fotografico e che aveva bisogno di farlo uscire all'estero. In più occasioni Santiago aveva tentato di incontrarsi con Brunetti per fornirgli ulteriori dettagli delle informazioni che lui aveva sul narcotraffico, ma quella riunione, più volte posticipata per vari motivi, non avvenne mai. I sospettati di essere i mandanti dell’omicidio furono Daniel Alvarez Georges e suo nipote Luis Enrique Georges, membri del Clan gestito da Fahd Jamil negli anni ‘80 e ‘90, rimasti impuniti grazie al grande potere economico e politico di cui godevano questi personaggi. Significa che, già in quel tempo, la politica legata ai narcos dominava le istituzioni dello stato paraguaiano ed era infiltrata nelle più alte sfere del potere.

Secondo la Sociedad Interamericana de Prensa, il Giudice di Pedro Juan Caballero José Valiente ebbe a precisare che il clan Jamil era legato al generale Andrés Rodríguez, presidente del Paraguay nei primi anni '90. Rodríguez era padrino di una delle figlie di Fad Jamil, elemento che favorì l’omicidio di Santiago Leguizamón e la sua posteriore impunità. Le pubblicazioni del giornalista e la sua posizione contro il narcotraffico furono la possibile causa della condanna a morte.  
Ma la storia dell'impunità, della corruzione e del narcotraffico in Paraguay non si conclude con la morte del giornalista. Mentre il paese avanzava di due passi dentro la democrazia in quel tempo, infatti, si retrocedeva di quattro riguardo a povertà e ignoranza, ma soprattutto in quanto all’aumento della violenza legata alla mafia. Nessun governo succeduto a quello del Generale Andrés Rodríguez fino ad oggi ha combattuto realmente il narcotraffico e tanto meno la mafia.   
L'assassinio di Santiago Leguizamón, precisamente nel giorno del giornalista, non è dovuto al caso. La mafia ha voluto dare un messaggio a tutta la società: chiunque faccia il mestiere con onestà, etica, spirito di servizio e di ricerca della verità e della giustizia, sarebbe stato zittito come Santiago.  
Dal 1991 abbiamo avuto 17 giornalisti uccisi, ma hanno anche perso la vita oltre 100 contadini. Contadini che lottavano per una nuova società. Una società dove prevalessero i valori della giustizia, della pace e dell’amore. Tuttavia, quei personaggi conniventi con la mafia, mandanti di questi omicidi, continuano ad operare nell’impunità attraverso discendenti o soldati, accrescendo le fortune illegalmente avute. Occupando cariche istituzionali. Infiltrandosi nello Stato. Cercando di trasformare lo Stato paraguaiano in uno Stato-mafia.    
Nonostante i nostri martiri, Salvador Medina, General Rosa Rodríguez, Yamila Cecilia Cantero, Samuel Román, Alberto "Tito" Palma Godoy, Pablo Medina e tanti altri compatrioti, siamo ancora lontani dallo sconfiggere questo cancro della nostra società: il crimine organizzato e la mafia.
Dobbiamo iniziare dalle scuole, dalle università, dai quartieri. Organizzando incontri, conferenze, laboratori di educazione alla legalità, in particolare con i giovani che sono il presente e la speranza del nostro paese per cambiare realmente la terribile situazione in cui ci troviamo.  
La gioventù è la linfa nuova dei popoli. Solo mediante il risveglio della coscienza dei giovani e di tutta la società, basata sull'informazione, lo spirito critico e la cultura, potremmo dar vita ad una vera rivoluzione civile e culturale in Paraguay, l'unica strada che ci porterà a sconfiggere definitivamente la mafia.    

Foto di copertina: ABC COLOR. Santiago Leguizamón; sopra, Salvador Medina e Yamila Cecilia Cantero; sotto Samuel Román ed Alberto "Tito" Palma Godoy  

(*) Proprietario di ZP 31 Radio Mburucuyá, di Pedro Juan Caballero, dipartimento di Amambay, dove conduceva il programma mattutino Puertas Abiertas. Quando morì era corrispondente del quotidiano Noticias e di Canal 13, di Asunción, ed editore della rivista Mburucuya insieme alla giornalista Zulia Giménez. Fu corrispondente dei quotidiani ABC Color, Hoy y Última Hora. Nei 16 anni in cui esercitò il giornalismo, Leguizamón rappresentò la voce di chi non ha voce nella zona di confine con il Brasile, a Pedro Juan Caballero, città che ha sempre sofferto i problemi del narcotraffico e della corruzione. 

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