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petroliodi A.T. - 13 luglio 2012
Entro il prossimo 31 ottobre, un ristretto gruppo di compagnie petrolifere presenterà al governo afghano le proprie migliori offerte per lo sfruttamento di sei aree di prospezione nell'area nord-occidentale del cosiddetto bacino Afghan Tajik dove si suppone possano trovarsi, secondo studi risalenti addirittura al periodo di occupazione sovietica, centinaia di milioni di barili di petrolio, forse più di un miliardo.

Si tratta principalmente di compagnie mediorientali, come la Kuwait Energy, la turca TPAO, la Dragon Oil (Dubai), la Pakistan Petroleum, ma non mancano nemmeno la tailandese PTT e la brasiliana Petra Energia.
Forse, però, l'elemento più rilevante è che nella lista dei colossi petroliferi invitati dal governo afghano compare la Exxon-Mobil americana, la cui presenza non può non far pensare al costante tentativo del Pentagono di attrarre investimenti nel Paese distrutto da oltre trent'anni di conflitti: nel 2010 una speciale Task Force for Business and Stability Operations affermava in un suo rapporto che in Afghanistan si troverebbero petrolio e minerali per oltre mille miliardi di dollari di valore.
Ma non ci sono nemmeno dubbi sul fatto che la presenza di una delle maggiori compagnie petrolifere Usa è anche una risposta all'unico precedente accordo realizzato dal governo afghano sullo sfruttamento delle proprie risorse petrolifere: una concessione alla joint venture fra la Chinese National Petroleum ed il gruppo afghano Watan, di proprietà di familiari del presidente Hamid Karzai, accordo che non può certo aver fatto piacere agli Usa.
Di recente, proprio questo accordo è stato anche oggetto di una polemica negli Usa, quando lo scorso giugno Dana T. Rohrbacher, deputato repubblicano, ha inviato una lettera al Dipartimento di Stato ed al Pentagono per chiedere un'inchiesta sul ruolo svolto nella vicenda dalla già ricordata Task Force for Business and Stability Operations.
Come si vede, guerra e affari, nonostante il fallimento politico-militare alleato in Afghanistan, continuano a procedere di pari passo.

Tratto da: clarissa.it

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