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Gli aeroplani utilizzati per lanciare in mare oltre 5.000 desaparecidos si trovano ancora nella struttura proprietà dell'esercito di Campo de Mayo. Nell’ambito del processo denominato "i voli della morte" si è proceduto a fare un sopraluogo nei luoghi indicati dai testimoni e dai periti nel processo in corso dinnanzi al tribunale nº 2 di San Martin (Buenos Aires).
"Gli aeroplani Fiat G-222 e Twin Otter non sono mai stati oggetto di perizia da parte della giustizia. Oltre ai giudici ed alle parti in causa, ha preso parte al sopraluogo uno degli accusati di aver pilotato quegli aeroplani: Delsis Malacalza. Presenti anche tre testimoni: Raúl Escobar Fernández, un ex soldato che ha raccontato come lui e i suoi compagni prendevano grandi quantità di fiale di Ketalar (la droga usata per addormentare le persone sequestrate che poi, dall’aereo, sarebbero state lanciate nel fiume o in mare); Marcelo Castillo dell'EAAF (equipe argentina di antropologia forense); e Rodolfo Novillo, fratello di Rosa Eugenia Novillo Corvalán, una delle quattro vittime per le quali è in corso il presente processo". L’intero sopraluogo è stato ripreso da La Retroguardia. L'ufficiale Bennardi, che ha fatto da guida, ha spiegato che "i Fiat G-222 avevano capacità per 36 paracadutisti" e che "i Twin Otter avevano la possibilità di volare anche senza sportelli”.
Campo de Mayo è stato il più grande centro clandestino di detenzione e sterminio (CCDyE) in funzione durante la dittatura e si stima che delle 5.000 persone che passarono da lì, solo 100 sono sopravvissute. Diversamente da altri CCDyE, come l'ESMA, appartenente all'armata ed oggi diventato Centro per la memoria, Campo de Mayo è rimasto sempre proprietà dell'esercito, nonostante si tratti dell’istituzione maggiormente responsabile del genocidio avvenuto in Argentina. Molti settori sono stati demoliti o ristrutturati, dimostrando la poca volontà delle autorità di chiudere questa parte della storia. C’è ancora tanto da scoprire su quanto accadeva in questo luogo, dove era in funzione anche un reparto di maternità clandestina per le detenute incinte. Inoltre si cerca ancora di identificare possibili fosse comuni che l'EAAF continua a cercare.


Oggi, 40 anni dopo i voli della morte, molti genocida sono ancora in libertà e gli aeroplani da dove le vittime venivano lanciate nell’abisso sono ancora nell’hangar. Durante il sopraluogo “da un Ford Falcon arrivato sul posto è sceso uno degli avvocati difensori: il militare Carlos Eduardo Carrizo Salvadores, condannato all’ergastolo per i delitti commessi nel 1974 a Catamarca, in quello che ricordiamo come il Massacro di Capilla del Rosario. Lì furono fucilate 16 persone rapite. La Cassazione revocò la sentenza ritenendo prescritti i reati di cui era imputato, non rientrano nel periodo della dittatura civico, militare, ecclesiastica. In attesa che la Corte Suprema si pronunci sul caso, Carrizo Salvadores difende i colleghi”.
I voli della morte evocano senza dubbio i peggiori episodi della storia umana contemporanea, dove la macchina di sterminio necessitava un apparato logistico per disfarsi di quantità industriali di corpi, non prima che avessero patito atroci torture. Ancora oggi le complicità di quell'epoca attraversano i decenni, facendo parte del nostro presente, di quell’impalcatura sotterranea della politica e degli affari clandestini che la sostengono.
Per le vittime di Campo de Mayo ed i 30.000 desaparecidos: Nunca más significa nunca más!

Fonte: La Reteguardia

Foto © Gustavo Molfino/La Retaguardia

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