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di Marta Capaccioni
A Roma la manifestazione di protesta contro la nuova tecnologia

“Il 5G sarà fondamentale per il nuovo utilizzo delle armi ipersoniche, comprese quelle a testata nucleare. Parliamo della possibilità di una nuova brutale e feroce guerra che non si svolgerà più nei termini in cui siamo abituati perché sarà giocata tutta sulla tecnologia, sul trans umanesimo, sulla velocità. Si tratterà di secondi”.
E' questo l'allarme lanciato dalla giornalista Margherita Furlan, fondatrice della Casa del Sole e per anni collaboratrice del giornalista Giulietto Chiesa (deceduto lo scorso aprile). Proprio Chiesa, in numerose occasioni aveva evidenziato i rischi possibili qualora questa nuova tecnologia venisse diffusa a livello nazionale e planetario. Sul punto, a Roma in Piazza del Popolo, sabato scorso si è tenuta una ‘Manifestazione nazionale per la moratoria, la Costituzione, l’autodeterminazione digitale’, in difesa degli inalienabili diritti e libertà garantiti dalla Carta della nostra Repubblica.
Accanto alla Furlan, per porre domande e quesiti sulla nuova tecnologia, sono intervenuti gli organizzatori dell’evento, membri dell’Alleanza Italiana Stop5G, i giovani attivisti del Movimento Internazionale Our Voice, la parlamentare Sara Cunial e molti altri.
Tema centrale è stato proprio il pericolo che si nasconderebbe dietro la nuova tecnologia 5G.
Ciò che a tutta l’opinione pubblica occidentale, da parte del Mainstream e anche del Ministero della sanità italiano, viene presentato come il “progresso della società umana” (il quale ci permetterà di scaricare un film in meno di qualche secondo, di avere la permanente connessione con la nostra casa, con il motore della nostra macchina e con i pensieri del nostro amico) sarà in realtà la catastrofe sanitaria dell’Occidente e di tutto il mondo. Questa nuova tecnologia potrebbe comportare anche un serio pericolo per la salute e per l’incolumità dell’intera umanità.

Il 5G per ricreare un nuovo equilibrio mondiale, il pericolo di una guerra
“Non stiamo parlando di semplice teoria, ma di possibilità, che sono concrete e a cui dobbiamo pensare e tenere conto. Non dobbiamo avere paura di parlare del termine ‘guerra’ perché dobbiamo essere preparati per quello che succede”, ha affermato la Furlan, chiarendo come questa nuova tecnologia della connessione, cioè del passaggio dall’internet dei device all’internet delle cose, sia strettamente e drammaticamente connessa con la crisi internazionale, geopolitica e militare dell’intero pianeta.
Il 2 maggio 2020, mentre tutta l’Italia e gran parte del mondo erano ancora in lockdown, è stato pubblicato un nuovo documento strategico del Pentagono, chiamato “5G Strategy” il quale afferma come “le tecnologie 5G rappresentano capacità strategiche determinanti per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti e per quella dei nostri alleati. Occorre quindi proteggerle dagli avversari, e convincere gli alleati a fare lo stesso per assicurare l’interoperabilità delle applicazioni militari del 5G nel quadro della Nato”. In effetti il Dipartimento della Difesa americano possiede un intero settore dedicato a questa nuova tecnologia e il suo direttore tecnico, il dott. Joseph Evans, ha confermato in una conferenza stampa che il 5G viene già sperimentato nelle sue applicazioni militari in cinque basi delle forze aeree, navali e terrestri, alle quali se ne sono aggiunte successivamente almeno altre sette. Un pericolo serio, per l’incolumità internazionale e di tutta l’umanità, considerato che questi programmi sono oggetto di studio non solo degli Stati Uniti, ma anche di Russia e Cina.
“Si tratta di questioni di difesa militare, di supremazia, si tratta di ripristinare un dominio nel mondo che in questo momento è stato perso”, ha affermato la giornalista, spiegando come “non ci sia più un impero occidentale come prima e che siamo in mezzo al caos. C’è bisogno di un nuovo equilibrio e queste tecnologie servono a ricreare un nuovo equilibrio, che può essere creato con una guerra, che potrebbe essere anche lampo ma molto pericolosa”.

Lo sconvolgimento della natura prodotto dal progresso della tecnologia
Saggi di medici, biologi ed epidemiologi hanno raccolto una impressionante quantità di dati e ci sono più di 10.000 ricerche statistiche su grandi quantità di persone che dimostrano in modo incontrovertibile che l’esposizione alle onde di alta frequenza, come quelle del 3G, 4G e 5G sono gravemente lesive per l’equilibrio delle cellule, incluso il dna dell’uomo e degli esseri umani. In effetti con il passaggio, appunto, dall’internet dei device all’internet delle cose, ogni cellula del nostro corpo potrà essere trasformata in un trasmettitore e ogni pezzo del nostro dna potrà essere smontato e rimontato proprio come un file, che si crea, si copia e si trasmette. In un mondo in cui ogni persona è ormai dotata di almeno un dispositivo tecnologico il bombardamento delle alte frequenze sarà totale e continuo. Questo Wifi mondiale che coprirà ogni cm2 della nostra Terra trasmetterà sia dallo spazio, attraverso l’installazione di migliaia di satelliti (solo per gli Stati Uniti se ne prevedono 30.000), sia da terra, attraverso l’installazione delle antenne e la sperimentazione militare.
Riportando le parole di Giulietto Chiesa, i giovani attivisti del movimento Our Voice, hanno spiegato come “in un mondo così profondamente diseguale e ingiusto, in cui prevale la violenza dei più forti e in cui gli stessi non sono controllabili dai più deboli, credere che tutto questo possa avere un esito pacifico è una grande illusione”. Denunciando le dichiarazioni false e distorte dei Mainstream, quell’ipotesi di “mondo futuro che ci viene presentata e che stanno realizzando senza consultarci è un’ipotesi che presuppone senza ombra di dubbio lo scontro e lo sterminio di una grande parte di umanità. Il pericolo dunque è molto più grande di quanto sembri”.

Cosa fare? La necessità di difendere il nostro territorio fisico e intellettuale
“Tutto è collegato, il 5G, il Nuovo Ordine mondiale, quello che è il progetto trans umanista che ci vogliono proporre. È tutto collegato e il disegno è più grande anche di loro e li travolgerà”, ha affermato la deputata Sara Cunial, “ma prima ancora di questo li travolgerà il nostro senso di libertà, la nostra voglia di riprenderci le istituzioni, di riprenderci i nostri spazi e le nostre possibilità di autodeterminarci. Quindi non molliamo, siamo tanti e non abbiamo paura mai”.
Per fare questo “è necessario difenderci in modo tale che non ci possono colpire e ciò significa difendere il nostro territorio”, ha detto Jamil El Sadi di Our Voice, sempre riportando le dichiarazioni di Giulietto Chiesa. Il territorio deve però essere inteso in termini vasti: la difesa del nostro corpo, dei nostri spazi, della nostra casa, del luogo dove studiamo o ci incontriamo, ma soprattutto la difesa dei nostri pensieri. “Noi dovremo costruire migliaia e migliaia di punti di resistenza: di donne e uomini consapevoli che la difesa del nostro territorio è cruciale”.
Il messaggio finale lanciato dai giovani attivisti è stato chiaro: l’intera umanità, se è interessata alla propria sopravvivenza, deve rendersi conto che “il sistema che è stato costruito e nel quale noi tutti viviamo non può reggere. Non può reggere dal punto di vista economico, sociale, ambientale, politico, culturale, tecnologico e così all’infinito. I nostri stili di vita, partoriti da questo sistema, non sono sostenibili e non sono compatibili con la Terra. Viviamo in un Pianeta in cui le crisi climatiche sono sempre più frequenti, le guerre mietono sempre più vittime e le economie hanno dalla loro sempre più potere, annichilendo le culture e disintegrando lo spirito dei popoli”.
E quindi, quelle donne e quegli uomini consapevoli che si riuniranno in fuochi di resistenza, dovranno essere capaci di additare i veri responsabili e coloro che governano le menti dei decisori politici a livello nazionale e internazionale, i quali portano avanti una vera e propria “politica antiumana”.

Foto © Imagoeconomica