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di Jean Georges Almendras
Julio Valdivia: quinto giornalista assassinato dal crimine organizzato dall’inizio dell’anno

Ricevere questo tipo di notizie soprattutto dal Messico è ormai una sconvolgente consuetudine. Ciò che sconvolge è che ormai purtroppo sia diventata una consuetudine normale. Il sangue versato dai nostri colleghi in quella terra, non ci strappa lacrime, ma accende la nostra rabbia. Scatena la nostra ira, indignazione e sete di giustizia. Ormai non chiediamo più di arrestare i colpevoli, perché sappiamo anche che da quelle parti è quasi impossibile. Quasi una chimera. Perché imperversa l'impunità. Alla rabbia si somma l'impotenza di vedere che questi fatti sono ricorrenti.

Difficile nascondere il sentimento di rabbia anche sui nostri volti. Non ci facciamo più sopraffare dalla tristezza. Ci concentriamo nel lavoro. Nel nostro impegno di denunciare ognuna di queste tragedie, rischiando quasi di apparire insensibili. Impassibili. Ma in fondo, il nostro lavoro non fa altro che nascondere il nostro dolore per trasformarlo in lotta. Lotta quotidiana. Una corsa contro il tempo per articolare quanta più strada possibile affinché la criminalità non trovi più posto su questo pianeta. Affinché gli uomini di governo, di paesi come il Messico, non cadano nella rete dei corrotti, degli assassini, dei mafiosi. Affinché il giornalismo che si fa strumento della verità sia protetto. Affinché i suoi professionisti vengano protetti e non debbano svolgere il loro lavoro di informazione all'interno di un'indescrivibile spirale di terrore. Un terrore criminale protetto dall'impunità. Quell'impunità alla quale il più delle volte, non sono estranei esponenti della politico, del sistema giudiziario e delle forze di sicurezza che sempre, non a caso, in quelle terre vanno a braccetto con elementi della criminalità. Un'abitudine comune anche in altri paesi. Il nostro lavoro ce ne dà la certezza. 

Julio Valdivia aveva 44 anni e  si occupava di omicidi e di rapimenti per il quotidiano "El Mundo de Córdoba” nella città di Veracruz. Era un cronista investigativo. Un giornalista della cronaca nera messicana. 

Julio Valdivia è stato trovato decapitato mercoledì 9 settembre, nel comune messicano di Tezonapa. Secondo le prime informazioni il collega sarebbe stato decapitato sui binari ferroviari che attraversano il comune. La sua motocicletta, è stata rinvenuta abbandonata sui binari vicino al cadavere. È stato riferito che il corpo presentava segni di violenza. 

Le testimonianze dei residenti della zona hanno rivelato che la zona dove lavorava Valdivia è governata dai codici della criminalità organizzata e che sono stati sicuramente alcuni degli articoli da lui firmati a scatenare il mortale attacco. 

Dal 2010 al 2020, nella regione di Veracruz sono stati assassinati 25 giornalisti, l'ultimo omicidio è stato quello della collega Maria Elena Ferral, nel comune di Papantla, lo scorso 31 marzo. 

Julio Valdivia, che secondo Reporter Senza Frontiere è il quinto giornalista assassinato in Messico dall’inizio dell’anno, martedì scorso aveva redatto per El Mundo un articolo su uno scontro armato tra presunti criminali e la polizia. Il  fatto è avvenuto nel municipio di Cosolapa, nella zona centrale di Veracruz che si estende lungo la costa del Golfo del Messico. 

Hugo Gutiérrez, Segretario alla Sicurezza e Capo della Polizia di Stato ha condannato il vile assassinio di Valdivia e ha dichiarato: “In coordinamento con l'ufficio del Procuratore Generale dello Stato, utilizzeremo tutte le risorse a disposizione per trovare i responsabili". "Bisogna seguire ogni linea di indagine,  principalmente quelle legate al suo  lavoro di giornalista, perché Valdivia lavorava in un'area contrassegnata dalla violenza", ha detto Balbina Flores, rappresentante di RSF in Messico, ai giornalisti dell'agenzia AFP. Ed ha aggiunto: "Sebbene non ci sono indizi che abbia ricevuto minacce recenti, per la natura del suo lavoro, non ne era estraneo. Inoltre, cinque anni ha denunciato di essere stato oggetto di messaggi intimidatori dopo l’omicidio di un altro giornalista a cui era legato da una stretta amicizia." 

Come dicevamo, Julio Valdivia è il quinto giornalista assassinato in Messico dall’inizio dell’anno. Lo hanno preceduto, oltre María Elena Ferral i colleghi: Pablo Morrugares, del quotidiano on line PM Noticias dello Stato meridionale di Guerrero,  ucciso a colpi da arma di fuoco lo scorso 2 agosto; il giornalista Jorge Armenta e Víctor Fernando Álvarez, rispettivamente di Medios Obson, Stato di Sonora e Portal Punto Noticias, Stato di Guerrero. 

E' una vera e propria corsa contro il tempo, affinché queste statistiche di morte e sangue nelle file del giornalismo non continuino a crescere proprio davanti ai nostri occhi.

Non ci sono lacrime. Ci sono solo lotta, denuncia e impegno quotidiano, per mettere fine al terrore criminale e all'impunità.

Foto di Copertina: www.elperiodicodeveracruz.com

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