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di Agustín Saiz
Gli USA sono quelli che sono, è sempre stato così e non sappiamo se continuerà ad essere così fin quando scompariranno. Dalla conquista del lontano west raccontata sotto l'ottica dell'archetipo del maschio-cowboy per occultare i massacri commessi, fino alla vanagloria di lanciare l'atomica per devastare una città arresa, tutti dappertutto abbiamo sofferto qualche volta i crimini dell'impero. Ma ora, la locomotiva modello che spingeva il resto dei paesi verso il niente va a fuoco davanti agli occhi del mondo e ciò che a noi interessa è l'analisi che possiamo trarre dalla resistenza di una parte della popolazione, ostaggio, dentro quell'inferno.
Da Minneapolis a Baltimora, Los Angeles, Denver, New York, Phoneix e molte altre città, la morte di George Floyd ha fatto scattare un focolaio di ribellione che si è esteso come un fuoco incontrollabile che attraversa - come ha scritto lo Start Tribune - una nazione che agonizza. Paradossalmente, la furia si è scatenata contro l’istituzione poliziesca (forse) rappresentando la catarsi di molta gente, il ruolo che gli USA giocano nella politica estera facendosi passare giustamente per “polizia del mondo” mentre bombardano altri paesi.
"Non posso respirare" ha detto George Floyd prima di morire, schiacciato letteralmente sul collo dallo stivale di un poliziotto bianco. La sua immagine ci spaventa quando inevitabilmente ci imbattiamo in essa nelle reti. Ci sentiamo affogare, una ed un'altra volta, all’essere testimoni di un crimine che si ripete come se fosse in diretta. Una ed un'altra volta assistiamo ancora all'abuso dell'autorità che agisce impunita davanti ai nostri occhi, impotenti... una ed un'altra volta ancora.
"Ringrazio Dio che la gente è in strada. Ti immagini questo tipo di linciaggio e la gente indifferente o che non le importi"? ha detto l'attivista e filosofo Cronel West. “Anche quando ci troviamo con un esperimento sociale fallito, dobbiamo lottare lo stesso. Dobbiamo avere una coalizione antifascista contro quello che sta succedendo nella Casa Bianca ed il Partito Repubblicano. E dobbiamo anche dire la verità circa l'azione miserabile e codarda che troppo frequentemente vediamo nell'ala neoliberale del partito democratico… e dobbiamo essere critici con noi stessi nel mantenere vivi i più elevati standard morali e spirituali di Martín Luther King, Jr. e Fanny Lou Hammer ed Ella Baker" (1)
I nomi menzionati dal professore di Harvard fanno da contrappunto alla qualità morale ed intellettuale di chi governa oggi gli USA. Perfino alle sue reazioni. La moltitudine riunita a Washington ha innervosito gli agenti dei servizi segreti "che hanno condotto precipitosamente Trump in un bunker sotterraneo" (2). Precedentemente anche Twitter ha dovuto oscurare il suo provocatorio messaggio in rete per evitare un’escalation maggiore del conflitto. Ma il primo mandatario non è l'eccezione ideologica nella quale una minoranza razzista si riflette e si vede rappresentata. Bensì è l'espressione di una continuità storica che ha portato gli USA ad essere quello che sono oggi, una nazione che si è forgiata sotto i crimini mostruosi del Ku Klus Klan mentre celebrava la liberazione del mondo dalla minaccia nazista. Il Capo di Gabinetto del Presidente Nixon, H.R. Haldeman, lo sintetizzò ancora meglio quando disse "tutto il problema sono realmente i neri. La chiave è progettare un sistema che se ne occupi senza darlo a vedere”.

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"In una società razzista, non è sufficiente non essere razzista"
ha detto una volta Angela Davis. Il fatto concreto è che gli ufficiali di Minneapolis hanno potuto ammazzare una persona mentre li filmavano ed i civili li pregavano di avere pietà. I poliziotti lo hanno fatto morire lentamente senza alcuna vergogna come se stessero vivendo in un'epoca precedente a Lincoln. Il Black Panther Party fu fondato in California, nel 1966, in parte per combattere la brutalità poliziesca sperimentata dagli stessi fondatori. Pubblicarono il primo numero del giornale nel 1967 in risposta all'assassinio di un uomo nero da parte della polizia. A quel tempo definirono il sistema della giustizia degli Stati Uniti come "una menzogna spudorata, legata allo sfruttamento economico e l'impoverimento razziale delle comunità nere”. (3). L'immagine che perdura fino ad oggi non sono le decine di programmi comunitari e cliniche sanitarie con assistenza legale, pasti ed asili per bambini. L'immagine che prevale nell'immaginario popolare è legata alla speranza del diritto dell'autodifesa armata, per mettere fine agli psicopatici di pelle bianca che hanno cooptato l'apparato dello stato e le sue istituzioni per commettere crimini di odio.
Ma c'è anche tutta una nuova generazione afroamericana che scommette sulla disubbidienza civile. Oltre alle immagini di questi giorni che mostrano decine di auto danneggiate, abitazioni incendiate, poliziotti feriti e centinaia di detenuti, ci sono anche proteste pacifiche che stanno richiamando migliaia di persone "uno di quegli eventi è stato realizzato di pomeriggio nel centro di Terry Schrunk Plaza il venerdì. Un secondo evento, una veglia per Floyd, ha avuto luogo nella Penisola Park di Portland con un gruppo attivista chiamato Fronte di Liberazione Giovanile. Allo stesso tempo sono seguite una marcia verso il centro della città diventata distruttiva ed il saccheggio è proseguito fino quasi alle 4 del mattino. Ma la scena a Penisola Park è stata ben differente: i ministri locali e Black Panthers hanno parlato contro la violenza poliziesca, il parco era affollato da un'udienza ordinata e triste, ed è stato eretto un santuario in memoria di Floyd”. (4)
L’importante è che, al di là delle metodologie, delle reazioni più o meno corrette e lontani dal giudicare una società la cui costante è stata sopravvivere alla violenza ed oppressione razziale, oggi, negli Stati Uniti, nel bel mezzo di una situazione inaspettata provocata dalla pandemia del COVID-19, si apre una possibilità di cambiamento.
E questo è fondamentale per il destino di tutti, perché ad essere in gioco è molto più che la rivendicazione di giustizia per il crimine razziale commesso da un ufficiale bianco.
Quello che è in gioco è molto, molto di più...
Dopo tutto se la società statunitense cambiasse radicalmente il mondo sarebbe un posto di gran lunga migliore per tutti, no?
In memoriam di George Floyd, grazie del tuo sacrificio, la tua morte non sarà invano.

Foto © Imagoeconomica

(1) https://www.commondreams.org
(2) https://www.nytimes.com
(3) https://www.washingtonpost.com
(4) https://www.wweek.com

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