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di Karim El Sadi - Fotogallery
Furia dei parenti dei desaparecidos: "Non accetteremo che vengano liberati"

Mentre in Italia c’è chi pensa alla scarcerazione di qualche migliaio di detenuti a fronte del rischio di contagio del virus in cella, in Cile c’è, soprattutto ai piani più alti del governo, chi vuole che ad uscire dalle prigioni, per gli stessi motivi, siano gli ex ufficiali del regime di Augusto Pinochet. Incredibile ma vero. Negli ultimi giorni nel Paese sta tornando in auge la discussione attorno alla “Ley Humanitaria", un disegno di legge presentato nel 2018 ma rimasto bloccato in Parlamento e poi ripresentato, che prevede la scarcerazione dei prigionieri più deboli e di bassa pericolosità sociale, come le mamme aventi figli di età inferiore ai due anni, gli anziani e i malati. Un modo questo per rimediare, in qualche maniera, all’annoso problema del sovraffollamento delle carceri, soprattutto di fronte all’espandersi della pandemia nel Paese (in Cile si contano 34 morti e oltre 4000 contagi). Un argomento che si può sicuramente discutere. La “Ley Humanitaria”, però, stabilisce una commutazione di pena dal carcere agli arresti domiciliari anche per tutti i prigionieri condannati per qualsiasi crimine con età superiore ai 75 anni, ai malati terminali e a coloro che hanno scontato più della metà della loro pena in carcere. Tra questi, dunque, figurano a pieno titolo anche gli ex militari finiti dietro le sbarre per aver sequestrato, torturato, violentato, e ucciso migliaia di cileni, tra oppositori politici e gente comune negli anni della dittatura di Pinochet (1973-1990). Personaggi che si sono macchiati di crimini contro l’umanità. Ma al governo non sembra importare, anzi, il presidente Sebastian Piñera condivide totalmente il disegno di legge e sta premendo affinché il Congresso possa approvarlo una volta per tutte, anche con nuovi termini, in quanto, a suo dire, “tutti abbiamo diritto a una morte degna”. "A una persona condannata per violazioni dei diritti umani o crimini di qualsiasi natura che sta morendo, che ha poche settimane da vivere, penso che dovremmo dargli il beneficio di morire a casa con i propri cari”, ha detto Piñera in un’intervista con l'Associazione regionale dei canali televisivi (Arcatel) riportata dal quotidiano El Mercurio.

L'interno del carcere di Punta Peuco dove sono detenuti gli ex ufficiali del regime cileno


Il disegno di legge riguarda tutte le carceri del Paese, come ha precisato il presidente in un secondo momento, specialmente il famoso carcere di Punta Peuco dove sono detenuti gran parte degli ex uomini di Pinochet che, tra l’altro, godono di ogni comfort oltre ad avere per giunta una stanza con bagni e spazi privati a testa. Circostanza questa, che collide, e non poco, con le preoccupazioni di contagio del governo. Secondo il presidente del Senato cileno, Jaime Quintana, infatti, a Punta Peuco il rischio di contagio è pressoché inesistente perché i reclusi godono di condizioni privilegiate rispetto a quelle di altri carcerati cileni. Sulla stessa linea è anche Dauno Totoro, direttore de La Izquierda Diario in Cile e leader del Partito dei lavoratori rivoluzionari. “A Punta Peuco i detenuti non sono sovraffollati o in cattive condizioni. Al contrario, è una prigione di privilegi per gente che ha commesso genocidi. L’ala destra e il governo vogliono approfittare del panico per aumentare l'impunità”. Un pensiero, questo, condiviso anche dai parenti dei desaparecidos e da oltre il 63% della popolazione, come dimostra lo studio della piattaforma cilena CADEM. La presidente del gruppo dei parenti dei desaparcidos, Lorena Pizarro, ha espresso la sua indignazione per il modo in cui la discussione si è rivolta a concedere l’indulto a coloro che sono stati condannati per aver commesso crimini atroci durante gli anni del regime. "Sono persone che hanno violato i diritti umani. - ha detto la Pizarro riferendosi ai detenuti di Punta Peuco - Stiamo assistendo a una grande campagna politica per liberarli e la verità ci sembra di un'infamia senza limiti. È aberrante che provano a trarre vantaggio politico da una situazione così drammatica”. "Non siamo d'accordo e non accetteremo che vengano liberati a causa della pandemia o perché sono poveri vecchietti", ha detto in aggiunta la presidente dell’ong, Alicia Lira, in un’intervista a Radio Cooperativa. Intanto la corte d’Appello di Santiago del Cile ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato da 29 militari accusati di violazione dei diritti umani, attualmente reclusi nel carcere di Punta Peuco. L’esercito aveva chiesto che i soldati potessero scontare la pena ai domiciliari, utilizzando come pretesto l’emergenza sanitaria ma i giudici hanno stabilito che i militari, di cui si chiede la liberazione dal carcere, non hanno subito nessuno abuso dei loro diritti costituzionali e, pertanto, questo ricorso è inammissibile.

Foto originali di copertina © eldesconcierto.cl / Imagoeconomica

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