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di Karim El Sadi
Amer Fakhuri, ex miliziano libanese filo-israeliano, ha lasciato il Libano a bordo di un elicottero
Rischiava la pena capitale per aver gestito il centro di torture dell'Els durante l’occupazione israeliana

“Una fuga rocambolesca”, così l’hanno definita i media libanesi. Ieri Amer Fakhuri, cittadino libanese e statunitense, accusato di aver commesso crimini di guerra in Libano per conto di Israele durante l'occupazione israeliana del sud (1978 al 2000), ha lasciato il Paese a bordo di un elicottero militare americano e sarà rimpatriato negli Stati Uniti. La notizia è stata accolta con soddisfazione da Donald Trump e da diversi membri della sfera politica americana che ha descritto Fakhuri come una sorta di “ostaggio” del Libano. Nel suo annuncio, Trump ha esplicitamente ringraziato il governo libanese affermando che i due paesi hanno lavorato assieme per il rimpatrio di Fakhuri. In Libano Fakhuri è noto come "il torturatore di Khiam", in riferimento alla tristemente nota prigione gestita tra gli anni '80 e '90 dai miliziani filo-israeliani del cosiddetto Esercito del Libano del sud (Els), di cui faceva parte, nella località di Khiam, nel sud del Paese. In particolare Fakhuri è accusato di aver diretto e, spesso, praticato personalmente atroci torture sui detenuti, in prevalenza oppositori dell’occupazione israeliana, non facendo eccezione per le donne le quali hanno denunciato di aver altresì subito violenze sessuali. Tutto questo all’ombra dell’esercito di Tel Aviv che non ha mai risposto di quei crimini davanti alle corti internazionali nonostante le denunce presentate per anni dalle associazioni per i diritti umani.
Nel 2000, dopo il ritiro israeliano dal sud del Libano e lo smantellamento della milizia filo-israeliana, l'uomo si era prima rifugiato in Israele e, poi, negli Stati Uniti, di cui aveva in seguito ottenuto la cittadinanza. A settembre scorso era poi tornato nel Paese, dove intanto erano caduti in prescrizione i reati per i quali era stato condannato in contumacia. Ma su pressione dell'opinione pubblica, in particolare del movimento sciita filo-iraniano Hezbollah, ostile a Israele, Fakhuri era stato arrestato e poi sottoposto a processo. Hezbollah è oggi al governo libanese con due ministri e con una forte influenza sull'esecutivo che, a detta di Trump, ha acconsentito alla liberazione di Fakhuri. Malato di leucemia e ricoverato in ospedale, Fakhuri rischiava la pena capitale, così come richiesto dalla procura militare di Beirut. Ma il tribunale, a sorpresa, ha deciso nei giorni scorsi per la sua scarcerazione, accettando la richiesta della difesa, basata su "vizi di forma". Una decisione che ha scatenato l’ira di molti libanesi. In molti infatti ritengono che il governo si sia piegato al volere di Washington che ha imposto prima la sua liberazione e poi il trasferimento negli States. A riprova di ciò qualche ora fa è giunta la notizia delle dimissioni del presidente del tribunale militare di Beirut che nei giorni scorsi aveva permesso la scarcerazione dell’ex militante. Secondo media locali, il giudice militare Hussein Abdallah, descritto come vicino ai movimenti politici sciiti libanesi anti-israeliani Hezbollah e Amal, ha dichiarato che: "in conformità al mio giuramento e alla mia dignità militare, lascio le mie funzioni di presidente del tribunale militare. Questo non ha svolto il suo dovere di far applicare la legge, concedendo l'impunità a un collaboratore del nemico (israeliano, ndr). Inoltre in seno alla Corte un giudice ha subito delle intimidazioni".

Foto © Imagoeconomica

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