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di Alfa Tau
Sei persone sono state uccise in un attacco aereo israeliano contro la città di Damasco, ha riferito un osservatore lunedì 24 febbraio, mentre Israele ha confermato i raid sulla capitale siriana e sulla Striscia di Gaza assediata

Attacchi mirati in Siria e a Gaza
Una dichiarazione del gruppo armato palestinese della Jihad islamica (PIJ) afferma che due membri del gruppo sono stati uccisi durante il «bombardamento sionista a Damasco», che ha avuto luogo nella tarda serata di domenica 23 febbraio. L’Osservatorio siriano per i diritti umani, con sede in Gran Bretagna, organizzazione di opposizione al presidente siriano Assad, ha poi confermato che altri quattro combattenti di organizzazioni supportate dall’Iran sono caduti in questi attacchi: almeno uno di loro era siriano, mentre le nazionalità degli altri rimangono sconosciute, secondo quanto dichiarato all’AFP dal responsabile dell’Osservatorio, Rami Abdurrahman. Un corrispondente dell’AFP a Damasco ha confermato di aver udito diverse forti esplosioni poco prima di mezzanotte ora locale, mentre il già citato Osservatorio per i diritti umani ha sostenuto che gli attacchi hanno colpito obiettivi "vicino all’aeroporto internazionale di Damasco". L’agenzia di stampa statale siriana SANA, dopo aver precisato che le difese anti-aeree siriane sono state subito attivate contro attacchi "nell’area di Damasco", ha dichiarato che "la maggior parte dei missili nemici sono stati abbattuti prima di raggiungere i loro obiettivi", sottolineando che "nessun aeroporto" è stato colpito.
Israele, per parte sua, ha confermato di aver lanciato l’attacco a sud di Damasco a seguito del lancio di un razzo dal territorio palestinese di Gaza: "nella regione di Adeliyah, al di fuori di Damasco, è stato colpito un complesso della Jihad islamica, usato come fulcro dell’attività della Jihad islamica in Siria", specifica poi una nota delle forze armate israeliane, confermando diversi altri attacchi contro obiettivi palestinesi nella striscia di Gaza, tra cui il quartier generale del gruppo Khan Yunis e diversi siti di stoccaggio nella città meridionale di Rafah. Le immagini ricevute dal quotidiano on line Al Jazeera hanno in effetti mostrato una palla di fuoco che illuminava il cielo notturno in un quartiere di Gaza, seguita da un denso fumo. Secondo l’agenzia di stampa palestinese Maan, quattro persone sono rimaste ferite.

La guerra silenziosa di Israele in Medio Oriente
"La vile aggressione contro Damasco è stata il riflesso dell’incapacità del nemico di affrontare i nostri combattenti all’interno della Palestina occupata", ha dichiarato il PIJ in un suo comunicato. Il PIJ opera nei territori palestinesi occupati da Israele e in Siria e ha lanciato oltre 20 missili dalla striscia di Gaza, ​​in risposta all’uccisione da parte israeliana di Mohammed Ali al-Naim, membro palestinese dell’ala armata della Jihad islamica, a est di Khan Younis, nella striscia meridionale di Gaza sempre domenica scorsa: un video che mostra un bulldozer israeliano che trascina il corpo di al-Naim, e lo mutila prima di spostarlo sul lato israeliano del recinto, ha suscitato enorme indignazione tra i palestinesi.
Ricordiamo che già un attacco missilistico di Israele a metà febbraio aveva comportato la morte di tre combattenti siriani e di quattro iraniani nell’area dell’aeroporto di Damasco. A novembre, Israele ha preso di mira due alti comandanti della Jihad islamica in un attacco simultaneo, uccidendone uno nella Striscia di Gaza e mancando invece il secondo in Siria. In quell’occasione, gli aerei da guerra israeliani avevano lanciato tre missili contro la casa di Akram al-Ajouri, membro della leadership della Jihad islamica: l’esponente palestinese, che vive in esilio, non è stato colpito, ma suo figlio e sua nipote sono rimasti uccisi. Risulta evidente da questi ultimi avvenimenti che lo Stato ebraico, oltre a proseguire con gli assassinii mirati dei capi delle organizzazione della resistenza palestinese a Gaza, sta collegando quest’attività agli attacchi, sempre più frequenti e pericolosi anche per i possibili “effetti collaterali”, contro la Siria, il Libano, l’Iraq. Si tratta oramai di una vera e propria situazione di guerra che investe tutto il Medio Oriente, in violazione del diritto internazionale, potendo contare sulla complicità nordamericana e sul silenzio dell’Europa.

Tratto da: clarissa.it

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