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di Alejandro Díaz
Il Ministro della Sicurezza di Santa Fe (Argentina): "Garantire la sicurezza interna significa applicare la Legge"

Come abbiamo già scritto precedentemente in vari articoli di Antimafia Dos Mil, il narcotraffico nella regione si è professionalizzato. Si potrebbe parlare linguisticamente persino di ‘cartellizzazione’, ma l'impatto sociale di questa parola sarebbe controproducente per le note e complesse differenze tra società come quelle di Messico e Colombia, rispetto alla situazione a Rio de la Plata. Ma, al di là di queste differenze (la forte militarizzazione è una di esse), la regione si è trasformata in un collegamento indispensabile del narcotraffico su larga scala. La presenza, sempre più frequente, di rappresentanti di organizzazioni criminali internazionali, come Ignacio Álvarez Meyendorff, Pantaleone Mancuso, Giancarlo Massida o il latitante Rocco Morabito, avvalorano questa situazione.
All'interno di questa logica è importante rendere visibili i casi di infiltrazione istituzionale avvenuti negli ultimi anni. Fatti come quello di Itatí, nella provincia di Corrientes, o Paraná in Entre Ríos, con processi giudiziari ancora in corso. Così come la destituzione di poliziotti a Cordoba e a Santa Fe, per legami col narcotraffico, solo per citare alcuni casi.
È accertato che il volume di droga non si conta più in chilogrammi ma in tonnellate, come appunto il quantitativo recentemente sequestrato al porto di Montevideo, Uruguay, e di cui abbiamo scritto su queste pagine, come anche la proliferazione di casi di corruzione, tra altre situazioni aggravanti. Tutto ciò crea la necessità di affrontare la situazione sotto nuove prospettive, perché quelle applicate ad oggi sono, in genere, obsolete. È indispensabile creare politiche contro la criminalità organizzata e sistemi di intelligence criminale, con un approccio latinoamericano indipendente dai condizionamenti prestabiliti dalle necessità politiche delle nazioni centrali.
In questo contesto vorrei proporre qualche riflessione proprio del Ministro della Sicurezza della Provincia di Santa Fe, Marcelo Fabián Saín, che conta con un’importante carriera accademica, essendo autore di vari libri e saggi sulla sicurezza pubblica. Fu Sottosegretario alla Sicurezza della Provincia di Buenos Aires e supervisore della Polizia di Sicurezza Aeroportuale.
"La criminalità organizzata, in particolare il narcotraffico, configura un'attività criminale professionalizzata che ha come obiettivo principale quello di generare guadagni economici ed il cui sviluppo richiede una condizione fondamentale: la protezione dello Stato mediante accordi, su un piano di subordinazione o mediante l'imposizione, con le differenti autorità di polizia, politiche e/o giudiziarie. Cioè, non esiste alcuna possibilità di espansione e consolidamento del crimine organizzato senza un qualche tipo di protezione o tutela statale. In Argentina, il narcotraffico è direttamente subordinato alla polizia e indirettamente ai governi che consentono alla polizia il controllo di territori e popolazioni e l'illegalità nella regolamentazione del crimine. Pertanto chi voglia prendere in considerazione questo tema deve partire dalla regolamentazione della polizia e della politica corrispondente", queste le parole di Sain, riportate nel sito nuso.org.
Sain ha duramente criticato le misure applicate nell’ambito dell’“Operativo Escudo Norte" ed il successivo "Operativo Fronteras", che prevedeva l'utilizzo delle Forze di Difesa nelle operazioni di polizia, come spiega: "Così come i governi kirchneriste/i, il governo di Macri non aveva elaborato una valutazione completa sul narcotraffico nel paese e, in particolare, sul traffico di stupefacenti verso l'Argentina. Si ignorava quanta droga entrasse nel paese e in che modo, si ignorava anche quanti voli irregolari percorrevano la tratta nord e, soprattutto, se questi voli clandestini fossero collegati al narcotraffico, al contrabbando di merci o al traffico di persone, tra i vari reati possibili. Così come si ignorava la portata e la diversificazione delle organizzazioni internazionali del narcotraffico che operavano nel paese e in che modo lo facevano".
Aggiunge inoltre: “Garantire la sicurezza interna significa applicare la legge, cioè, fare un lavoro preventivo guidato da protocolli amministrativi che regolano le attività della polizia e delle forze di sicurezza federali, portare a termine indagini criminali complesse o partecipare come collaboratori alla persecuzione penale diretta dalle autorità giudiziali competenti, tutto ciò in base alla portata ed alla ramificazione della problematica criminale”.
Sain ha evitato posizioni comode e titoli ipocriti, ed è stato promotore di indagini all’interno degli apparati di sicurezza, cercando di interrompere situazioni di connivenza tra le forze istituzionali e la malavita. Così si è espresso al riguardo: "Quello che abbiamo visto in Argentina è che la protezione della polizia ai gruppi narcotrafficanti emergenti ha garantito la condizione necessaria per l’espansione e la stabilizzazione del mercato illegale di droga, permettendo che ha permesso e garantito la diffusione e il necessario dominio territoriale”.
Recentemente su questo tema al quotidiano La Nación ha dichiarato: “È stata presa la decisione di spezzare il legame storico tra la polizia e la criminalità. Bisogna essere chiari al riguardo: in tutte le investigazioni che hanno portato allo smantellamento di organizzazioni narcos nella provincia è stata rilevata una forte protezione della polizia, in particolare da parte delle alte gerarchie delle forze di sicurezza che hanno operato per molto tempo”.
Il Ministro ha aggiunto anche: "Agli episodi di corruzione della polizia si aggiungono i problemi di coordinamento, controllo ed efficienza"… (nuso.org), "La mancanza della guida di un organismo specializzato e di un sistema di polizia unificato e specializzato contro la Criminalità Organizzata (…), ha dato luogo tra altre cose, ad una grande frammentazione istituzionale che si riflette nella tendenza storica che vede ogni corpo di polizia o ogni settore di una stessa istituzione di polizia, formulare e sviluppare le proprie strategie ed azioni di contrasto al crimine organizzato", in "Tendencias y desafíos del Crimen Organizado” UMET 2015, scritto in collaborazione con Nicolás Rodríguez Games.
"A beneficiare di questi vuoti istituzionali è stata la DEA che ha finito per costruire ed imporre un quadro della situazione ed un insieme di strategie sulla problematica del narcotraffico in base ai propri interessi e prospettive che non sono sempre convergenti con le politiche e la reale situazione dell'Argentina. Niente di ciò accadrebbe sicuramente, se le autorità governative argentine, salvo alcune specifiche eccezioni, non fossero così indifferenti ai problemi di sicurezza pubblica né così permissive nei confronti dei desideri della DEA, e se le istituzioni di polizia nazionali, o almeno alcune delle sue sezioni, non fossero tanto propense a stabilire un rapporto di dipendenza e di subordinazione nei confronti dell'agenzia nordamericana in cambio di aiuto economico, finanziario, di attrezzature, o per pura sottomissione culturale”.
"Le sfide che si impongono nei nostri paesi non possono venire considerate come la necessità di intraprendere una 'guerra contro la droga’, né di portare a termine una gloriosa lotta contro il crimine organizzato, né mediante iniziative isolate, ma stabilendo le basi istituzionali necessarie per affrontare un problema che interessa le società capitaliste e che trova il suo impulso fondamentale nella crescente domanda di beni, sostanze e servizi illegali da una parte della società”.
Infine: "Gli inconvenienti che genera il Crimine Organizzato non interessano la politica essenzialmente per due ragioni: perché la gestione della polizia è stata vitale ed efficiente - nel senso che non genera sconvolgimenti politici, riuscendo a rendere invisibile il fenomeno della criminalità organizzata e i finanziamenti dei disavanzi di bilancio e delle risorse delle forze di polizia - e perché non si percepisce un interesse nel focalizzarsi sullo smantellamento dei forti collegamenti tra la politica, l'economia, la società e la criminalità organizzata, particolarmente in tre aspetti: il finanziamento della politica e di alcuni poteri pubblici, l'economia marginale o parallela del sistema economico legale e la collaborazione micro-sociale tra agenti del clientelismo politico, soggetti criminali e poliziotti”.
Il narcotraffico su larga scala non rappresenta solamente un problema sanitario, uno stimolo dell'economia sommersa o un incremento di atti criminali che si vede principalmente nei centri urbani. È soprattutto un sistema che corrode e degrada l'apparato istituzionale così come il sistema finanziario e creditizio delle regioni in cui si insedia. Con i recenti casi di narco politica che proliferano intorno alla Hidrovía Paraguay-Paraná, diventa indispensabile risalire alla struttura del complesso quadro criminale, cercando di far luce sui rapporti illeciti di alto livello, e i reati dei "colletti bianchi". Per questo, sarà fondamentale mettere a nudo le relazioni che hanno stretto la criminalità organizzata e la prima linea di difesa istituzionale, le forze di sicurezza.
Da questo umile spazio, cercheremo di seguire, sempre con uno sguardo critico, i risultati della gestione del nuovo ministro di Santa Fe, Marcelo Fabián Saín.

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