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di Jean Georges Almendras
Era destinato a un porto africano; potrebbe essere coinvolta la ‘Ndrangheta

Ancora una volta la presenza del narcotraffico internazionale in Uruguay, al Porto di Montevideo. All'alba di venerdì 27 dicembre le autorità della Direzione Nazionale delle Dogane e della Prefettura Nazionale Navale hanno scoperto un ingente carico di cocaina suddiviso in borse all’interno di quattro container, in partenza per un porto africano, che contenevano soia, come era stato dichiarato dai titolari della spedizione. Si tratta di uno dei più grossi carichi di cocaina sequestrato in Uruguay negli ultimi anni. Non si esclude l'ipotesi che siano coinvolte organizzazioni criminali mondiali, come la `Ndrangheta.
Non appena la polizia portuale e il personale della dogana hanno sequestrato i container si è recato sul posto il pubblico ministero Enrique Rodríguez, specializzato in reati finanziari, decisamente sorpreso dal quantitativo di cocaina trovato durante un'operazione congiunta delle Dogane e della Divisione Investigativa della Prefettura, (DIVIN). Si è iniziato subito il conteggio della cocaina, operazione che richiederà tempo essendoci il carico di soia e ci sono altri tre container da aprire.
In che modo le autorità uruguaiane e la Procura sono venuti a conoscenza del carico in questione?
Secondo le ultime informazioni rilasciate alla stampa, la Procura Specializzata in Reati Finanziari avrebbe ricevuto informazioni confidenziali che segnalavano la presenza di un carico di cocaina in container di soia. Al momento della pubblicazione di questo articolo si ignora dove e quando è stato caricato il prodotto agricolo.
La cocaina aveva come destinazione il continente africano. I quattro container erano su dei camion nel porto di Montevideo ed è stato grazie allo scanner doganale per il controllo delle merci che è stato possibile scoprire la cocaina al loro interno.
La notizia si è diffusa in Uruguay e in tutta la regione e il Pubblico Ministero Rodríguez e le autorità di polizia hanno iniziato a raccogliere le dichiarazioni dei funzionari addetti alle attività portuali relative ai procedimenti di controllo dei camion che entrano al Porto di Montevideo e delle imprese che hanno preso parte allo sdoganamento della merce.
Le autorità stanno al momento lavorando nel settore portuale dove si trovano i container e secondo le fonti della Procura, per conoscere con precisione l'entità del carico, bisognerà controllare a fondo uno ad uno, i container sospetti di essere coinvolti nel narcotraffico.
Ora, con questo nuovo carico di cocaina che ha spezzato la routine del principale terminal portuale di Montevideo, c’è una sola domanda da porsi: quale rete del narcotraffico internazionale è coinvolta in questo nuovo episodio criminale?
Da ricordare un episodio di sequestro di cocaina proveniente dal Porto di Montevideo, nel mese di Luglio di quest'anno. In quell'occasione, su una nave mercantile approdata al porto di Amburgo, proveniente dall'Uruguay, fu trovato un carico di quattro tonnellate e mezzo di cocaina. Le indagini portarono all'imprenditore Martín Mutio che aveva spedito i container con la droga in Europa. Sebbene in realtà Mutio fosse la punta dell'iceberg di un'operazione di narcotraffico, è ovvio che dietro quella spedizione vi era un rete criminale ben organizzata e specializzata nel traffico di stupefacenti a livello internazionale.
È emerso che in quei giorni, il magistrato Mónica Ferrero in un'udienza con il giudice Beatriz Larrieu le avesse detto che era necessario indagare se l’imprenditore aveva spedito in Europa altri container con cocaina.
Martín Mutio è stato processato e condannato agli arresti domiciliari. Il suo avvocato difensore Florencio Macedo, secondo quanto pubblicato dal quotidiano El País avrebbe così commentando le affermazioni della Ferrero: "stanno venendo alla luce nuovi casi di traffico di cocaina con destinazione Europa e non possono essere imputati a Mutio che è agli arresti domiciliari. Questo dimostra che il mio cliente non ha niente a che vedere con l'invio di cocaina ad Amburgo. Ci sono tre o quattro casi e Mutio è accusato presumibilmente di uno. È ovvio che l'organizzazione proprietaria della droga continua ad agire. Il mio cliente non c’entra niente con il traffico di droga".
Seguendo la sua linea di difesa di Mutio, il suo consulente legale Macedo ha dichiarato a El País anche che "il container con la soia inviato da Mutio prima di arrivare a Amburgo è passato da Dakar, Senegal, e ciò lascia aperta la possibilità che i trafficanti abbiano aperto il container e collocato la droga usando il sistema chiamato "gancio cieco" cioè la sostituzione dei sigilli di sicurezza”.
A proposito delle rotte del narcotraffico che includono i porti africani l'ex Ministro della Sicurezza dell'Argentina Patricia Bullrich ha detto che la droga segue una triangolazione, passando dall'Africa prima di raggiungere l'Europa: "Servizi di Intelligence di altre nazioni ci hanno confermato che per eseguire le operazioni vengono pagati gruppi terroristici".

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Dal nostro punto di vista, la portata del narcotraffico internazionale è inimmaginabile e le reti mafiose hanno tentacoli molto lunghi ed in realtà le autorità specializzate lo sanno molto bene. Fatto salvo quanto ha detto la Bullrich, dobbiamo dire, come riferito da El País, che un rapporto della Community of Police of America, (Ameripol), rivela che lungo la rotta africana passa il 30% del totale della cocaina destinata all' Europa. In questi ultimi cinque anni l'Africa si è trasformata in un punto chiave nella mappa del narcotraffico mondiale.
El País scrive che l'Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e il crimine ha lanciato l'allarme e chiesto di intensificare "gli sforzi per sradicare il traffico di droga e il crimine organizzato in Africa occidentale, base centrale del traffico di cocaina dall'America Latina verso l'Europa".
Il quotidiano, scrive della scoperta dei container contenenti droga, e afferma che i principali cartelli messicani furono i primi ad avvalersi della rotta africana. I Zeta, il cartello di Sinaloa e Jalisco Nueva Generación, hanno intessuto accordi con quel continente, aiutati dalla `Ndrangheta, la mafia italiana oltre sette anni fa.
Martín Barrón Cruz, esperto dell'Istituto Nazionale di Scienze Penali del Messico, ha ammesso che è complesso investigare su queste nuove rotte perché “non è noto come i governi africani gestiscono i controlli". Mentre il Pubblico ministero antidroga del Perù, Juan Mendoza, ha detto che le mafie africane negoziano l'acquisto di carichi in Uruguay, Argentina e Brasile e che il Perù è solo un produttore di cocaina.
Come abbiamo scritto più volte, i porti scelti dal narcotraffico internazionale sono quelli di Montevideo in Uruguay, Buenos Aires e Rosario in Argentina, e Santos in Brasile.
Per concludere passiamo in rassegna i recenti fatti che coinvolgono l'Uruguay con la mafia del narcotraffico internazionale e con i personaggi che fanno parte di potenti organizzazioni criminali che gestiscono questo commercio molto redditizio.
A metà dello scorso mese di novembre nel porto di Montevideo fu individuato un container con oltre tre tonnellate di cocaina. La destinazione della nave era la città di Cotonou in Benin, Africa. Ancora prima, all'inizio di agosto, come segnalato sopra, ad Amburgo furono sequestrate quattro tonnellate e mezzo di cocaina occultate in borsoni sportivi, la cui destinazione finale era il porto della città belga di Anversa, proveniente dal porto di Montevideo.
Nel mese di maggio, una spedizione di cocaina partì da Montevideo dall'Aeroporto Internazionale di Carrasco. La stampa e la televisione diedero la notizia di un jet privato che trasportò 603 chili di cocaina fino in Francia, dove fu sequestrata durante un’operazione della DEA e del personale dell'Europol. Un duro colpo per il Cartello dei Balcani.
Tuttavia, quello che, in ambito di traffico internazionale di droga, si è rivelato molto significativo, è stata la fuga dalla Prigione Centrale di uno dei capi della `Ndrangheta: Rocco Morabito, che stava per essere estradato in Italia dopo il suo arresto avvenuto a Montevideo. Per la giustizia italiana era latitante da oltre 15 anni, dopo essere stato condannato in contumacia per associazione a delinquere, considerando che Morabito è conosciuto nel suo paese come uno degli esponenti più importanti del narcotraffico mondiale, facente parte dell'organizzazione ´Ndrangheta, emblematica nella vendita di cocaina nel mondo. Su questo punto dobbiamo ricordare al lettore un recente ed eccellente articolo di ANTIMAFIADuemila che fa riferimento a due fatti estremamente gravi per l'America Latina: il primo, nell'ambito di un'operazione giudiziaria effettuata in Italia, è stato individuato un personaggio della ´Ndrangheta che operava nella città di Buenos Aires come infiltrato nell'ambito giudiziario e nei tribunali per raccogliere informazioni e dati utili per l'organizzazione criminale; e il secondo, che ci fu un importantissimo aiuto economico in contante da parte della ‘Ndrangheta, per la logistica della fuga di Rocco Morabito dalla prigione del centro della città di Montevideo.
La fuga di Morabito e i successivi sequestri di cocaina in Uruguay e all'estero, ma provenienti dall'Uruguay, sono solo un caso? Noi non lo crediamo.
Dalla fuga di Morabito ad oggi, mentre le autorità sono ancora intente a definire con certezza la quantità di cocaina sequestrata nei quattro container, fonti non ufficiali hanno dichiarato che sarebbe uno dei carichi di cocaina più grandi sequestrati in Uruguay, il che ci fa supporre che possa superare le cinque o sei tonnellate. Il narcotraffico mondiale ha avuto un ruolo da protagonista nel Rio de la Plata. Non dimentichiamo che in Argentina sono stati sequestrati carichi di cocaina e che i mafiosi locali e della `Ndrangheta non sono estranei a tali operazioni, nonostante il Ministro Bullrich abbia sorprendentemente negato ad Antimafia Dos Mil che la mafia italiana stesse operando in territorio argentino con un potere di corruzione di alto livello economico, che coinvolge principalmente alti funzionari pubblici della politica, della giustizia, delle forze di sicurezza e del personale della dogana.
Le autorità competenti e la Prefettura specializzata nel traffico di stupefacenti dell'Uruguay sono molto impegnati nell'intenso lavoro di investigazione sull'ultimo sequestro e si stima che le persone coinvolte siano molte e, a giudicare dall'entità della droga sequestrata, probabilmente sono coinvolte le organizzazioni criminali con sede in Italia, principalmente la `Ndrangheta.
Uruguay, non è sfuggito (né sfugge) alla drammatica e tenebrosa realtà del narcotraffico mondiale che si è introdotto nel nostro paese (già da circa dieci anni, come minimo) scegliendolo come una delle sue basi.

*Foto di Copertina: www.youtube.com

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