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di Jean Georges Almendras
Hanno riacquistato la libertà, risparmiati dal mostruoso apparato repressivo del regime democratico-dittatoriale di Sebastián Piñera. Stiamo parlando del fotografo argentino Jeremías González, che lavora per il giornale tedesco Der Spiegel, e del fotografo cileno Álvaro Santana, fermati la sera del 2 novembre nella zona di Plaza Italia, mentre erano impegnati a riprendere le immagini delle mobilitazioni in corso.
Jeremías ed Alvaro sono stati fermati mentre svolgevano il proprio lavoro di fotoreporter, ma per i repressori non vengono affatto ritenuti giornalisti, tanto meno accreditati, solo perchè sono freelance, che svolgono servizi di copertura fotografica per i media alternativi. Questo è quanto è stato detto ad entrambi durante gli interrogatori.
La foto (di Copertina), dell'arresto di Jeremías González, scattata da un fotografo dell'Agenzia Reuters, ha fatto il giro del mondo. Così come la sua arbitraria detenzione in un contesto di dura repressione esercitata in Cile (a Santiago e all'interno del paese), ininterrottamente da metà ottobre.
I giornalisti e le persone arrestate insieme a loro sono state condotte al Commissariato 19 del comune La Providencia.
Immediatamente l'ARGRA (Associazione di Reporter Grafici) ha condannato la detenzione esigendo l'immediata liberazione sia del lavoratore argentino come che di quello cileno, pretendendo inoltre dai repressori l'assoluto rispetto per il lavoro giornalistico, la libertà di espressione ed il diritto alla comunicazione.
I nostri colleghi in Cile, della redazione Antimafia Dos Mil, Claudio Rojas e María Cecilia Bartholín, si sono messi in contatto con un portavoce dell'Associazione di Giornalisti Indipendenti che ha precisato che i Carabinieros hanno voluto sapere dai detenuti per quali Agenzie stessero lavorando "questo è praticamente impossibile perché loro sono freelance, uno di loro è di nazionalità argentina. Álvaro Santana, ci ha detto che i Carabinieros hanno cercato di incolparli di "furto di identità", perché avevano capito che loro erano giornalisti, mentre invece, secondo loro non lo erano. Invece i ragazzi hanno precisato in ogni momento di essere dei fotoreporter. È necessario che in Cile venga accettata la figura del fotoreporter, come in ogni parte del mondo. Il Cile non può essere un'isola. Nel resto del mondo il fotoreporter è considerato un giornalista, ed è rispettato come tale. Quel che è certo è che ora, ai due ragazzi verrà contestata la turbativa dell’ordine pubblico".
Stando alle ultime informazioni, il cileno Álvaro Santana è stato arrestato per "disordini pubblici e per usurpazione di funzioni" essendosi identificato come giornalista.
Per quanto riguarda Jeremías González, di nazionalità argentina (che lavora per un giornale tedesco), è stato fermato per "disordini". Il suo arrivo in Cile è datato mercoledì 30 ottobre.
Jeremías ed Alvaro, al momento della stesura di questo articolo, sono stati liberati (sicuramente grazie alla pressione esercitata dai giornalisti indipendenti e dalle organizzazioni per i Diritti Umani vicine alle proteste popolari in Cile.
Entrambi giornalisti sono stati fermati sicuramente perché con il loro lavoro immortalavano le brutalità degli agenti in uniforme che rispondono all'unico responsabile del terrorismo criminale dispiegato dallo Stato cileno. Un unico responsabile che ha nome e cognome: Sebastián Piñera.

santana alvaro

La figura del giornalista libero, del fotoreporter, fedele alla verità è sempre il nemico principale dei regimi dittatoriali. Quelli che si proclamano leader o stendardi della democrazia, come lo stesso Piñera, quando ordina o permette che accadano simili oltraggi, lo fanno perché oramai è caduta la loro maschera di democrati per lasciare allo scoperto il loro vero volto: quello del dittatore criminale e fascista. Che non vuole, in alcun modo, che i giornalisti e i foto reporter, considerati lavoratori della stampa in qualunque parte del mondo - siano testimoni delle bestialità (del fascismo statale), commesse nelle strade di un paese il cui governante, in questo caso Sebastián Piñera, mente spudoratamente al suo popolo, (il suo popolo che ha gli occhi bendati, perché lo vuole per comodità, o perchè ama l'autoritarismo ed è nemico della libertà), e mente anche alla comunità internazionale, presentandosi come un capo di governo democratico e rispettoso delle libertà e dei diritti degli uomini e delle donne, dei bambini e dei giovani che fanno parte della sua comunità, mentre in realtà è un volgare delinquente in giacca e cravatta che non ha né senso morale, né vergogna, né etica, né qualità di essere umano, per occupare la carica di governante.
Un capo di stato assassino, per eccellenza e nemico della libertà di stampa e della giustizia. Il cocktail preferito dei dittatori come lui, e come Pinochet.
Nelle settimane di mobilitazioni popolari e di repressioni delle forze dell'"ordine", (disordine), i fotografi e i cameraman dei media locali e stranieri hanno realizzato e continuano a farlo, un arduo lavoro di denuncia cogliendo le atrocità degli agenti sotto il comando di Piñera. Solo grazie a quelle riprese e foto dei giornalisti (e dei cittadini, con i loro cellulari), i cileni ed il mondo intero conoscono la verità della democrazia di Piñera.
Jeremías ed Alvaro sono liberi. Non si sono lasciati intimorire da quanto è accaduto, né rinnegheranno la loro professione, la loro passione di denunciare ed il loro desiderio di vedere il popolo cileno libero e senza repressione.
La loro missione di lavorare per la verità, non è cessata pur avendo conosciuto la brutalità dei Carabineros dal momento dell'arresto fino al successivo trasferimento alla stazione di polizia, ma al contrario si è rafforzata.
Dalla nostra redazione in Uruguay, e da quelle di Cile, Argentina, Paraguay ed Italia, la nostra solidarietà per il loro lavoro ed il nostro sostegno, perché sostenere il giornalismo libero significa mettere in pratica la democrazia, significa rispettare la Legge, e anche denunciare la criminalità delle false democrazie, come quella del "signor" Sebastián Piñera, che corrodono e fanno stragi di popoli, e quel che è peggio, dell'infanzia, dell'adolescenza e della gioventù dei loro paesi.
America latina sanguina. Bisogna resistere, stare molto attenti agli avvenimenti e lottare per sovvertire questa realtà. Tutti insieme.
Perché America latina sta sanguinando.

In foto: Jeremías Gonzalez / www.pagina12.com.ar

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