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di AMDuemila
Preoccupazione" per gli abusi nei confronti di minorenni, violenze sessuali contro donne e casi di tortura

Gli esperti indipendenti del Consiglio per i diritti umani dell’ONU (Ohchr) che si trovano in Cile da ormai due settimane hanno "condannato l'uso eccessivo della forza da parte delle forze di sicurezza in Cile nel corso delle ultime settimane di protesta". Secondo l'Onu sono "almeno 20 le persone decedute e circa 1660 le persone ferite nelle proteste cominciate nel mese di ottobre". "La violenza non può essere mai la risposta alle richieste sociali e politiche delle persone" affermano gli esperti che, sottolinea il comunicato Onu, sono nominati dal Consiglio e "svolgono le loro funzioni a titolo personale". Per gli osservatori "l'elevato numero di feriti e la maniera in cui sono state usate le armi non letali sembrano indicare un uso smisurato della forza in violazione dei requisiti di proporzionalità e di necessità”. Gli esperti hanno manifestato inoltre la loro "preoccupazione" per alcuni episodi in particolare, come gli abusi nei confronti di minorenni, violenze sessuali contro donne e casi di tortura.
Una missione, quella volta ad indagare su eventuali violazioni commesse durante le proteste delle ultime settimane, intrapresa anche dall'Alto commissariato per i diritti umani delle Nazioni Unite riunitisi giorni fa a Santiago del Cile con rappresentanti dell'Indh. "Abbiamo consegnato alle Nazioni Unite i risultati del nostro monitoraggio della situazione negli ospedali, nelle sedi della polizia e nelle manifestazioni, e le azioni penali e legali che abbiamo intrapreso", ha dichiarato attraverso un comunicato emesso al termine della riunione il direttore dell'Indh, Sergio Micco. "Abbiamo presentato inoltre la nostra visione del processo politico sviluppatosi negli ultimi dieci giorni", ha aggiunto. La missione si protrarrà fino al 22 novembre, in questo lasso di tempo la squadra di esperti Onu incontrerà funzionari governativi, rappresentanti della società civile, vittime, e altri attori coinvolti, per raccogliere informazioni di prima mano sugli eventi.

Stato di emergenza “non necessario
E' finita inoltre al centro di numerose critiche la scelta del presidente del Cile, Sebastian Pinera, di convocare il Consiglio di sicurezza nazionale (Cosena), nuovo passo per la gestione della crisi sociale in atto da settimane. La riunione straordinaria, celebrata giovedi' 7 per discutere questioni relative alla sicurezza nazionale "non era necessaria", e "non è stata né utile né produttiva", ha detto il presidente del Senato Jaime Quintana, presente all'incontro, per "obbligo istituzionale". Quintana si è detto "in disaccordo" con la convocazione di un istituto, quello del Cosena, riservato esclusivamente a situazioni di rischio istituzionale. "Sebbene ci siano gravi problemi di ordine pubblico, non siamo in guerra e non è a rischio la sicurezza nazionale", ha detto l'esponente del partito oppositore Ppd. Il presidente del senato ha quindi rivolto un appello a porre di nuovo al centro l'agenda sociale e la riforma della costituzione. "Credo che il governo deve risolvere le questioni di fondo e deve essere molto più audace sull'agenda sociale, due questioni che hanno un denominatore comune, la riforma dell'attuale costituzione che impedisce il pieno esercizio dei diritti sociali", ha dichiarato.
"Con la convocazione del Cosena, Pinera ci riporta a un clima di guerra e ascolta le richieste della società che chiede di porre fine agli abusi e una nuova costituzione", ha dichiarato il deputato oppositore Jorge Brito. Sulla stessa linea la deputata Catalina Perez ha affermato che "il presidente punta a più violenza e repressione invece di aprirsi a un'agenda sociale profonda e alla nuova costituzione". Il rappresentante alla camera del partito Comunista, Karol Cariola, autrice del progetto legge sulle 40 ore lavorative settimanali approvato ieri, ha dichiarato che Pinera "affronta una guerra solitaria contro il suo popolo". Dello stesso pensiero è infine il presidente dell'Istituto nazionale per i diritti umani (Indh), Sergio Micco, ha definito "deplorevole" la decisione del presidente.

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