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di AMDuemila
Re della metanfetamina nel 2018 ha guadagnato tra gli 8 e i 17 miliardi di dollari. E’ il ricercato n°1 in Asia

C’è un nuovo pericolosissimo El Chapo in circolazione. Un altro “re della droga” che a differenza di Joaquin Guzmàn non proviene dal piccolissimo villaggio di La Tuna tra le aspre montagne dello stato messicano di Sinaloa, bensì dall’altra parte del Pacifico: in Cina. Il suo nome è Tse Chi Lop ed è l’uomo più ricercato del continente asiatico, ritenuto a capo di un cartello legato a cinque Triadi con le quali è diventato l’autore di operazioni ciclopiche di traffico di droga. Nel 2018 ha guadagnato tra gli 8 e i 17,7 miliardi di dollari, secondo stime dell’Unodoc, l’agenzia Onu che si occupa di droga e crimine. “Tse Chi Lop è la versione asiatica del suo “collega” messicano e del colombiano Pablo Escobar”, ha detto Jeremy Douglas, direttore Unodoc per la regione orientale. Un uomo che nonostante il lusso in cui naviga - in una sola notte è stato capace di perdere 66 milioni di dollari nelle sale da gioco di Macao senza battere ciglio - è riuscito a mantenere un basso profilo senza farsi notare. Il suo nome infatti è giunto alla ribalta solo di recente. Ma proseguiamo con ordine. La storia criminale di Tse Chi Lop (55 anni) è cominciata nella provincia di Guadgong nella regione di Canton. A ridosso della Rivoluzione culturale maoista un gruppo di Guardie Rosse cadute in disgrazia ha costituito una banda criminale chiamata Grande Cerchio, simile a una triade. Il giovane Tse ne ha aderito e come altri banditi si è trasferito a Hong Kong, per poi rifugiarsi in Canada nel 1988, dove ottenne la cittadinanza. Nel frattempo era diventato un trafficante di eroina di medio livello. Dieci anni più tardi, nel 1998, il suo nome è riapparso dopo essere arrestato a New York. Sulla sua testa pendeva una richiesta di condanna all’ergastolo ma è riuscito a beffare i giudici sostenendo di avere i genitori in fin di vita, bisognosi di cure continue, e che il figlio sarebbe stato malato ai polmoni. Si è salvato con solo 9 anni di condanna scontati in un carcere in Ohio a seguito dei quali, nel 2006, ha fatto ritorno in Canada. Lì ha potuto riprendere a pieno la sua attività criminale fornendo alla sua nuova organizzazione The Company o Sam Gor (in cantonese "Fratello numero tre”) uno stampo professionale apparentemente imbattibile e facendo della discretezza la sua arma vincente per farsi spazio nel mondo del traffico di sostanze stupefacenti. Dopo anni di commerci internazionali di droga nei paesi indo-pacifici, in particolare di metanfetamina in Myanmar ed esportata a tonnellate dal Giappone all’Australia, i guai sono tornati nel 2016. Nel novembre di quell’anno un cittadino taiwanese di nome Cai Jeng Ze è stato fermato all'aeroporto di Rangoon con due borse Jimmy Choo in pelle e due telefoni cellulari. La polizia lo ha notato perché aveva le mani irritate che continuava a sfregare nervosamente, tipico di viene in contatto con sostanze chimiche per la preparazione di metanfetamina. La polizia della dogana gli ha trovato addosso due pacchi di ketamina e un indirizzo di Rangoon. 48 ore più tardi gli agenti hanno trovato a quell'indirizzo 622 chilogrammi di ketamina mentre la sera al molo del porto di Rangoon viene rivenuta più di una tonnellata di cristalli di metanfetamina. Ma la rivelazione è arrivata in una foto trovata in uno dei cellulari di Cai. Un investigatore della polizia federale australiana di base in Myanmar ha riconosciuto in quello scatto proprio il volto di un certo narcotrafficante asiatico che l'intelligence gli aveva mostrato l'anno prima: Tse Chi Lop.
Ma i riflettori su di lui e sul suo gruppo si sono accesi solo a seguito della pubblicazione di un'approfondita inchiesta del giornalista di Reuters Tom Allard. Tse infatti risulta al centro di un’operazione internazionale contro il narcotraffico, denominata "Kungur", di cui prima di Reuters la stampa non aveva mai parlato. Un’operazione che vede impiegate all’unisono le forze di polizia australiane con agenzie di Asia, Nord America ed Europa insieme alle autorità di Myanmar, Cina, Thailandia, Giappone, Stati Uniti e Canada. Secondo le stime dell'agenzia dell’ONU per la droga e il crimine (UNODC), il volume dei traffici di Sam Gor controllerebbe tra il 40% e il 70% delle vendite di metamfetamina dell'intera regione, un mercato fiorente che sarebbe cresciuto di quattro volte negli ultimi cinque anni.

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