Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

di Piero Innocenti
Omicidi e vere stragi continuano a caratterizzare la tormentata vita dei messicani in diversi Stati del Paese.
Trentacinquemila gli omicidi compiuti nel 2018 con un rapporto pari a 25 omicidi ogni centomila abitanti, il più alto mai registrato nel Paese. E nell’anno che volge al termine la situazione è ancor di più peggiorata.
Nelle ultime ore quattro omicidi in alcuni municipi di Guanajuato e altri quattro cadaveri (alcuni fatti a pezzi e lasciati in borse di plastica in strada) a Morelia. Storie incredibili di violenze che vedono uno Stato soccombente come è successo, sempre nelle ultime ore, quando a Culiacan dopo una sparatoria durata alcune ore con le forze di sicurezza e la cattura di Ovidio Guzman, ricercato e figlio del più noto capo del cartello di Sinaloa condannato per narcotraffico nei mesi passati da un tribunale americano (e detenuto), le autorità hanno ammesso di averlo rilasciato per salvaguardare la vita di altre persone. Tutto questo mentre in diversi punti della città si realizzavano posti di blocco ad opera di malviventi e dal locale carcere, approfittando dello stato di confusione, una ventina di detenuti evadevano.
Violenze in gran parte attribuite ai conflitti tra cartelli che fanno affari con il narcotraffico.
Su tutti, ormai da qualche anno, domina il mercato il cartello di Jalisco Nueva Generation (JNG) al quale è stato attribuito anche il gravissimo episodio di alcuni giorni fa con tredici poliziotti assassinati ed una ventina rimasti feriti, in una imboscata nel municipio di Aguililla (Michoacan). Imprendibile ancora il capo del cartello, Nemesio Oseguerra Cervantes (alias El Mencho), per la cui cattura le autorità americane hanno messo a disposizione la ricompensa di dieci milioni di dollari.
Il cartello JNG era emerso nelle indagini connesse ad alcune stragi compiute verso la fine del 2011 nella zona portuale di Veracruz (una settantina di persone massacrate in tre diversi episodi). Originariamente il cartello era di Jalisco senza ulteriori indicazioni ed era guidato dal colombiano Juan Diego Espinoza Ramirez (El Tigre) e dalla sua affascinante compagna, la messicana Sandra Avila Beltran (La Reina del Pacifico), esprta nel traffico di cocaina e parente di Miguel Angel Felix Gallardo, uno dei grandi capi dei cartelli messicani.
Il cartello JNG, noto anche come Matazetas per l’accesa rivalità contro i temibili Los Zetas, sin dalla sua nascita si era evidenziato per la violenza delle sue azioni (blocchi stradali e incendi di veicoli nelle città) e per la ferocia nella commissione degli omicidi (corpi smembrati e lasciati in strada con messaggi scritti che rivendicavano le esecuzioni).
Già nel 2015 il cartello aveva esteso la sua presenza, oltre che a Jalisco, a Colima, Michoacan, Guanajuato, Nayarit, Guerrero, Morelos, Veracruz e persino nel Distretto Federale. Fu quello l’anno in cui la situazione dell’ordine pubblico divenne ancor più esplosiva dopo l’avvio, il primo maggio, della “Operazione Jalisco” con cui le autorità cercarono di ristabilire l’ordine pubblico nella regione e di catturare El Mencho.
Le reazioni di vari gruppi armati della criminalità furono violentissime con blocchi stradali e veicoli dati alle fiamme in diverse città. Fu abbattuto persino un elicottero della Segreteria della Difesa Nazionale (Sedena) con il bilancio di sette militari che erano a bordo morti e altri dodici feriti. Tra gli episodi che vengono ricordati quelli relativi alle indagini di un uomo ucciso e fatto a pezzi che porteranno alla incriminazione di alcuni giovani minorenni “affiliati” al cartello JNG che confesseranno di esser stati obbligati a mangiare carne umana come forma di addestramento seguita nel cartello.
Per ultimo va ricordato il drammatico episodio della “scomparsa”, nel gennaio 2018, a Tecatlan, dei tre italiani (Antonio Russo, Raffaele Russo e Vincenzo Cimmino) che sarebbero stati consegnati da agenti corrotti della locale polizia municipale (quattro dei quali arrestati per questa vicenda nei mesi seguenti) a “El 15” capo della cellula di Zapoplan del cartello JNG. Da allora non si hanno più notizie.
Storie terrificanti che si aggiungono alle tante riguardanti localizzazioni di “fosse comuni” scoperte qua e là nel Paese con centinaia, migliaia di frammenti di ossa umane.

Tratto da: liberainformazione.org

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos