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di Jean Georges Almendras
Per oltre 40 minuti, il direttore di ANTIMAFIADuemila Giorgio Bongiovanni ha letteralmente sfidato i componenti deviati dello Stato italiano in uno storico intervento, e senza mezzi termini ha sostenuto il magistrato di Palermo Antonino Di Matteo, come persona, come professionista ed infine come una delle più emblematiche figure dell'Antimafia italiana, degli ultimi tempi. Prima ancora ha paragonato il magistrato (recentemente rimosso dal pool della Procura Nazionale Antimafia che indaga sulle stragi), con il Giudice Giovanni Falcone (assassinato insieme a sua moglie e agli agenti di scorta a Capaci, Palermo, il 23 maggio 1992), in particolar modo per quanto concerne l’isolamento in cui si trovava a svolgere il suo lavoro come magistrato, in quegli anni di terrore imposto da Cosa Nostra in Sicilia.
Proprio la stessa solitudine (alla quale oggi è esposto il magistrato Nino Di Matteo), è stata la colonna portante dell'intervento di Giorgio Bongiovanni, il quale ha fatto un minuzioso excursus storico sul percorso fatto da Di Matteo, nella sua carriera (affiancato da altri pubblici ministeri con la sua stessa integrità), elemento chiave per sviscerare i particolari e gli ingranaggi della trattativa Stato-mafia che come è noto, qualche mese fa ha portato ad una sentenza esemplare e rivelatrice del sudiciume in cui affondano alcuni elementi che hanno voce e potere di decisione dentro lo Stato italiano, e che sicuramente sono degli elementi chiave per arrivare alla verità che coinvolge uomini di Stato con uomini d'Onore, degli anni novanta e nei giorni nostri.

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Giorgio Bongiovanni lo aveva annunciato nel suo sito web: "Stasera parlerò dell'attentato a Nino Di Matteo, chi e perché vuole uccidere il Pubblico ministero di Palermo”.
E così ha fatto. Le sue parole hanno rimbombato nell'atrio della Facoltà di Giurisprudenza di Palermo, in Via Maqueda 172, in occasione della tradizionale conferenza organizzata da ANTIMAFIADuemila, dal titolo "Paolo Borsellino: Stragi di Stato. Sulle orme dei mandanti esterni".
Come già annunciato nei giorni precedenti la conferenza, le parole di Bongiovanni si preannunciavano sarebbero state di vitale importanza dentro il contesto italiano (Siciliano), soprattutto, perché nel suo intervento avrebbe approfondito il progetto di attentato, ancora in corso, contro il Pubblico ministero Nino Di Matteo.
Giorgio Bongiovanni è stato un vero tsunami rendendo onore soprattutto al sentimento di giustizia che domina e accomuna i relatori, e tutti i presenti, tra loro il Movimento giovanile Our Voice, con la sua fondatrice Sonia Tabita Bongiovanni e i giovani dall’Italia e dal Sudamerica.
Facendo nomi e cognomi, durante la sua brillante esposizione, Bongiovanni ha parlato con l’onestà del giornalista investigativo che lo caratterizza, lasciando muti e stupefatti molti dei presenti, non necessariamente per la concretezza delle sue parole e delle sue riflessioni, ma per la solidità delle tante prove che ha presentato al pubblico, senza diplomazia né ipocrisia.
Giorgio Bongiovanni ha parlato con la verità (in linea con il principio che caratterizza la redazione da lui fondata e che dirige contando su giornalisti di grande professionalità) che seguono coraggiosamente le sue orme). La verità come lettera di presentazione in un'epoca in cui gli intrighi e la meschinità di esponenti dello Stato italiano (impegnati ad occultare e deviare la verità), vanno a pari passo con le audaci azioni degli uomini dell'Antimafia. Uomini dell'Antimafia presenti nell'atrio della Facoltà di Via Maqueda. Giovani dell'Antimafia protagonisti di una serata all’insegna della denuncia, in un confronto sincero e trasparente. Il confronto come strumento per porre fine a tanti anni di sentieri tortuosi e lastricati, lungo i quali transitano uomini come Nino Di Matteo e in altre epoche uomini come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, per nominare alcuni, perché ci sono stati e ci sono molti altri.

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Sono stato lì a Palermo più volte in occasione di questa conferenza, che ANTIMAFIADuemila organizza ogni anno, e credo - senza timore di sbagliare - che per la prima volta abbiamo visto un Giorgio Bongiovanni parlare alla platea con la veemenza e la serietà che solo un uomo che ha portato avanti delle investigazioni concrete può esternare, che è stato testimone (per anni) di una serie di situazioni che vedono Nino Di Matteo, una figura dell'Antimafia, assediata - senza pietà - dai rigori degli uomini di Stato che si confondono e si mimetizzano con gli uomini di Mafia, con la stessa indifferenza e lo stesso machiavellismo degli anni del terrore.
Non per niente, Bongiovanni aveva annunciato con precisione: "Stasera spiegherò perché Cosa Nostra ed alcuni apparati deviati dello Stato intendono eliminarlo”.
Nelle nostre prossime pubblicazioni offriremo ai nostri lettori l'intervento integrale di Giorgio Bongiovanni e degli altri relatori della conferenza moderata dal giornalista e scrittore Aaron Pettinari, tra loro Guido Lo Forte, ex Procuratore capo di Messina oggi in pensione, Salvatore, fratello del giudice Paolo Borsellino, assassinato insieme ai suoi agenti di scorta in via d'Amelio, Palermo, il 19 Luglio 1992.

Foto © ACFB

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