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di Daniele Mastrogiacomo
Il fragile muro della droga, altro fronte di López Obrador

Quintali di cocaina, di oppio, di eroina e di fentanil. Ma anche di pasticche e di metanfetamine. Un fiume di droga che scorre da Sud a Nord. Che produce montagne di denaro, provoca morti, sequestri, torture, sparizioni. È il secondo fronte della guerra di Andrés Manuel López Obrador, quella contro i narcos e il traffico di droga, che pesa sui rapporti con il vicino americano. Il presidente Trump accusa il Messico di inondare gli Stati Uniti di droga, oltre che di immigrati e rifugiati in fuga dalla violenza delle bande che imperversano nel Centro America. "Il Messico deve riprendersi il suo Paese dai signori della droga e dei cartelli", ha ammonito Trump qualche giorno fa brandendo la minaccia dei dazi anche per fermare il fiume di stupefacenti che attraversa il confine. L’ex presidente messicano Vicente Fox puntò ad una pacificazione; Félipe Calderon dichiarò una vera guerra e si lanciò in una crociata contro i Cartelli ricordata come un incubo; Enrique Peña Nieto, del Partito rivoluzionario istituzionale, alternò bastone e carota.
Amlo, di Morena, primo presidente di sinistra dall’animo populista, ha imboccato una strada completamente diversa. Ha parlato di amnistia per chi aveva commesso reati legati agli stupefacenti senza macchiarsi di sangue; ha accolto con favore l’idea di legalizzare la marijuana. Ha creato una Commissione per la verità che restituisca giustizia e risarcimenti ai 200 mila morti di questa guerra infinita. Ha spinto decine di associazioni a scavare nei territori dominati dai Cartelli per trovare le fosse comuni dove giacciono uomini e donne senza nome e volto. Ma ha anche colpito i centri di produzione, è tornato di persona negli Stati dove spadroneggiano i narcos abbandonati da anni, ha riorganizzato gli apparati di controllo e repressivi, ha smantellato le amministrazioni e le forze di polizie compromesse. La sua battaglia, l’altra guerra, è solo all’inizio. Il numero dei morti resta alto. Nei primi tre mesi di quest’anno ci sono stati 8.493 omicidi, + 9,6% rispetto al 2018: la gran parte vittime della guerra alla droga. Ma crescono anche i risultati. Il 5 giugno scorso, una task force congiunta Usa-Messico ha smantellato tre laboratori di metanfetamina. Erano in grado di produrre fino a 17 milioni di dosi di Mdma. È il più grande colpo inferto al business della droga sintetica degli ultimi mesi. Come gli altri 17 scoperti dall’inizio dell’anno sorgevano nello Stato di Sinaloa, la terra del Chapo Guzmán, ora nelle mani del suo socio, Ismael, El Mayo, Zambada.

Tratto dala Repubblica

Foto © Seaman Erik Villa Rodriguez 

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