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da liberainformazione.org
Forte la delusione degli esperti antidroga americani che si erano illusi di come gli aumentati controlli navali nel Pacifico degli ultimi tempi avessero portato all’annullamento della rotta marina privilegiata dai narcos con l’utilizzo dei sommergibili carichi di cocaina. E’, infatti, di alcuni giorni fa (il 12 maggio) l’individuazione di uno di questi natanti che trasportava ben due tonnellate di polvere bianca da parte dalle forze di sicurezza costaricensi rimasto incagliato nei bassi fondali di Llorona all’altezza del Parco Nazionale di Corcovado. Due colombiani componenti l’equipaggio sono stati arrestati mentre un terzo è riuscito a dileguarsi. Negli ultimi quindici anni, le forze navali americane, colombiane, honduregne, messicane e costaricensi, hanno sequestrato un centinaio di queste imbarcazioni inizialmente indicate dalla Dea (l’agenzia antidroga americana) come Self Propelled Semi Sumersibles (SPSS) in quanto navigavano appena con pochi centimetri di scafo sopra il livello dell’acqua e, quindi, abbastanza difficili da intercettare con sistemi radar e sonar. Nel tempo, la costruzione di tali minisommergibili, si è perfezionata fino ad arrivare alla completa immersione di una decina di metri. Costruiti in Colombia, in piccoli cantieri nascosti nella giungla nella valle del Cauca, questi natanti hanno un telaio in legno che viene rivestito in fibra di vetro o acciaio, una lunghezza che va dai 12 ai 18 metri e possono raggiungere una velocità di una quindicina di nodi con un’autonomia di più di cinquemila miglia nautiche. Tutti i minisommergibili sequestrati erano muniti di valvole per provocare il rapido autoaffondamento (eventi che si sono verificati) nella eventualità in cui il natante fosse stato intercettato da navi militari. I colori blu, verde scuro o grigio sono quelli che sono stati maggiormente utilizzati per assicurare una maggiore mimetizzazione del natante durante la navigazione. Rispetto al primo minuscolo sottomarino rinvenuto, abbandonato, nel 1994, nelle acque di Santa Marta (evento del quale sono stato anche testimone in un periodo di collaborazione istituzionale con la Polizia Antinarcoticos colombiana) che poteva trasportare non più di un centinaio di chilogrammi di cocaina, quelli successivi sono stati decisamente più sofisticati e ben costruiti dotandoli di periscopi per la navigazione sotto il livello del mare, di adeguate attrezzature motoristiche (due motori), di navigazione in sicurezza (un sistema Gps e una radio) e di confort interni per i membri dell’equipaggio. Equipaggio che viene selezionato, di norma, sul posto dove i sommergibili vengono armati, con esperti pescatori locali, in grado di navigare in prevalenza di notte e abituati anche a lunghe permanenze in mare (anche di un paio di settimane). Anche in questo ambito non sono mancate sorprese come quando, nel 2014, in un accampamento di una delle bande di narcos colombiani (Los Rastrojos) fu rinvenuto un piccolo sommergibile-drone che poteva essere radiocomandato e in grado di trasportare circa 250kg di stupefacente. Anche le formazioni guerrigliere colombiane hanno avuto minisommergibili a disposizione per trasportare cocaina. Su tutte le FARC (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia) che, ormai da pochi anni hanno siglato un accordo di pace con il Governo colombiano. Sono ancora fuorilegge i guerriglieri dell’ELN (Esercito di Liberazione Nazionale) che continuano ad essere coinvolti nel narcotraffico, anche utilizzando minisommergibili come è stato accertato poco più di un anno fa con il sequestro, nella zona del municipio di Itsmina (Chocò), di uno di questi natanti nella disponibilità del fronte Che Guevara dell’ELN, in grado di trasportare fino a 4 ton di cocaina. Con la novità che, per la prima volta, il sommergibile era azionato elettricamente da una serie di batterie.

Tratto da: liberainformazione.org

Foto © Reuters

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