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di Karim El Sadi
Cittadini circondano il palazzo presidenziale nella Capitale

I giorni scorsi un milione di manifestanti sudanesi erano riusciti a raggiungere, per la prima volta dopo mesi, il quartier generale delle Forze Armate del Sudan nella Capitale Khartum gridando “un popolo un esercito. Ora l’esercito, insieme al ministro della difesa e al primo vice-presidente Awad Ibn Ouf, stando all’emittente Al Arabiya, ha accolto la chiamata del popolo e ha rimosso dal potere con un colpo di stato il presidente Omar Al Bashir insieme a 100 personalità a lui vicine, tra cui il capo del governo Mohammed Taher Aila. Il golpe sorge dopo 4 mesi di violente proteste (20 le morti solo negli ultimi 3 giorni) quando i sudanesi hanno chiesto con forza le dimissioni del presidente Omar Al Bashir, ininterrottamente al potere dal 1989, e la fine del rincaro del prezzo del pane e della benzina che hanno messo in ginocchio il Paese, con l’inflazione al 44%. La partecipazione popolare alla manifestazione nata il 19 dicembre è aumentata considerevolmente lo scorso 6 aprile, in occasione del 34esimo anniversario dello spodestamento del dittatore Gaafar Nimeiri. Ma solo la scorsa notte si sono avuti segnali netti di qualche crepa che andava formandosi nel palazzo presidenziale, che tral’altro è stato in queste ore accerchiato dalla folla, quando l’aeroporto della capitale Khartoum è stato chiuso e le trasmissioni televisive e radiofoniche interrotte. L’esercito peraltro nei giorni scorsi è intervenuto più volte per impedire l’intervento delle forze di sicurezza fedeli ad Al Bashir volto a reprimere i sit-in dei manifestanti davanti al quartier generale delle forze armate. Secondo il Sudan Tribune, uno dei principali quotidiani sudanesi, il Presidente sarebbe agli arresti domiciliari e avrebbe rassegnato le dimissioni. Ora che al potere non c’è più nessuna autorità politica l’esercito ha fatto sapere che intende “formare un consiglio militare per gestire il Paese”. A breve è atteso “un importante annuncio” da parte dei vertici delle Forze armate che dovrebbero ufficializzare le dimissioni del presidente, nel mentre il tenente generale Abdul Fattah al-Burhan è arrivato alla sede della radiotelevisione sudanese. Ora che il popolo ha vinto e il governo Al Bashir è caduto non resta che chiedersi chi sarà incaricato alla guida del Paese. C’è chi prevede che l’esercito resterà al potere fino alle prossime elezioni presidenziali in programma nel 2020 ma si teme che il Sudan resti per un lungo periodo con “i fianchi scoperti” soprattutto ora che il futuro del Paese sembra essere sempre più incerto.

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