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shobha contrasto lenzuoli contro mafia pa 93di Alejandro Díaz
Il migliore trucco del diavolo è stato convincere il mondo intero che lui non esiste. Il migliore trucco della Mafia è aver persuaso il mondo intero a non parlare di lei.
Cos’è la Mafia?
Innanzitutto dobbiamo fare un piccolo sforzo per andare oltre l'immagine vox populi che abbiamo della Mafia. Quell'immagine alimentata da dicerie e leggende, rappresentate nei film e nelle serie televisive. Forse le più dannose sono quelle che umanizzano i personaggi in situazioni e contesti ridicoli, rendendo il Mafioso una grottesca caricatura. Ovviamente ci sono alcune eccezioni che hanno cercato coraggiosamente di spiegare questo fenomeno enigmatico.
Dobbiamo smantellare questa immagine romantica del Mafioso: temerario, avventuriero, fautore del proprio destino, perfino ribelle o visionario. La sua intelligenza non è altro che astuzia che non deve essere confusa per saggezza. Le sue donazioni, i suoi elogi non devono confondersi per beneficienza, né il suo potere di seduzione deve essere confuso per carisma. La sua vendetta non deve essere considerata Giudizio. Il suo silenzio, la sua Omertà non sono riflessi di umiltà.
Non dobbiamo parlare di Mafie, visto che la Mafia è una sola. È normale mescolare i termini e che una parola assuma un valore assoluto da uno generico, succede con i marchi dei prodotti commerciali. Ma simile non significa uguale. Ed oltre alle differenze geografiche e culturali, c'è una differenza nella profondità delle intenzioni. Mafia è una sola, quella di Cosa Nostra.
Hanno caratteristiche simili la 'Ndrangheta calabrese, la Camorra napoletana, la Mafia russa. Forse la più vicina (per la sua profonda appartenenza culturale), è la Yakuza giapponese. Queste sono diverse dalle organizzazioni criminali latino americane che, a mio intendere, sono più rozze nella loro conformazione. Come i Cartelli del narcotraffico, o i gruppi Guerriglieri irregolari.
Diverse sono anche le bande che hanno proliferato in America centrale (la Mara Salvatrucha), e nei quartieri di periferia degli USA (i Crips, i Bloods), così come le bande del Brasile (il Comando Vermelho) che nascono da situazioni di emarginazione e dalla necessità di sopravvivenza, ingrossando le proprie file con orfani figli di orfani. Le bande di delinquenti come Los Monos sono molto più rudimentali. E in nessun modo la Mafia può essere confusa con le Patotas dei: tassisti, informatori scientifici, farmacisti, tifosi di calcio o qualunque altra banda illegale.
Non dico che queste forme di crimine, più o meno organizzato, non siano pericolose, violente, letali o dannose per la società (…). Ma voglio sottolineare la costituzione dogmatica, persino teologica che ha la Mafia.
L'indottrinamento del mafioso avviene in seno all'ambiente familiare. È figlio di una tradizione, di un susseguirsi proficuo di rituali, istruzioni e conoscenze trasmesse oralmente di generazione in generazione. Verità mescolate tra mitologie e liturgie. “Piantiamo i limoni per i nostri nipoti", dice un proverbio mafioso.
La madre occupa, nel suo ruolo di donna di Mafia, un posto fondamentale in questo indottrinamento. È il fulcro, il primo stimolo di incitamento per il mafioso. Donne che, letteralmente, cullano e allattano i loro figli mentre inculcano loro l'obiettivo di vendicare un'offesa, vendicare il sangue versato per ristabilire l'onore della Famiglia.
Il Mafioso è il centro della sua comunità. Consigliere, confidente. Temuto e venerato contemporaneamente. Padrino di ogni aspirante attorno a se. Persino i preti, gli irregolari, gli rendono onore. E se c'è qualcuno che sa cos’è il potere sono i preti del Vaticano.
Paradossalmente questo Essere arcaico resiste in mezzo ad una società cosmopolita come quella italiana. Pioniera di La Repubblica, del diritto e della filosofia. Sede della Dottrina Cattolica.
La Mafia nasce in una nazione occupata per secoli, è figlia della resistenza e della Sicilianità, quel sentimento misto di appartenenza e possesso. Forse sono queste origini "patriottiche" a dare quell'aria romantica agli antichi mafiosi, elevati alla categoria di personaggi eminenti. Non sono forse considerati eroi i vincitori di ogni conquista? Nonostante che la storia, prima o poi, mostrerà gli orrori che i loro trionfi hanno provocato. Non è forse nota oggi la vera essenza di personaggi storici come Domingo Faustino Sarmiento o Cristoforo Colombo? Più vicini a dei genocidi che a dei martiri.
La Mafia si è costituita allo stesso modo dello Stato italiano. E non confondiamoci, non erano una banda di fuorilegge che resisteva anarchicamente al nuovo ordine. Erano settori di potere che, in modo organizzato, resistevano contro il progresso della società, sottraendosi agli obblighi civici e nutrendosi contemporaneamente, dalle istituzioni nascenti. Questa è stata l'opera maestra del parassitismo. Non solo fare da intermediari tra privati.. Non solo oramai fare da intermediari tra il capitale e il lavoro. Lo Stato è stato sin dall’inizio uno strumento per perpetuare ed espandere il loro potere e la loro influenza. Hanno creato uno Stato dentro lo Stato, un potere Totalitario dentro la Democrazia. Un potere permanente, immune alle oscillazioni dei sistemi elettivi. Oggi conosciamo questo legame come trattativa Stato-mafia. Un gioco strategico di potere che ha saputo seminare ciclicamente, nella cittadinanza, il germe del terrore e presentarsi alla fine del tunnel come antidoto e benefattore, Strategia della tensione fu chiamata alla fine degli anni ‘60.
Come nel caso del Massacro di Portella della Ginestra, un massacro dalle connotazioni politiche, dove un gruppo di briganti sotto il comando di Salvatore Giuliano, mescolati con i servizi di intelligence, sparò contro una moltitudine di poveri, contadini radunati, in quel momento, con bandiere comuniste. I briganti non attentarono contro il popolo in quel 1 maggio del 1947, si presentarono per difendere un Sistema di potere. Il massacro ed altri fatti simili furono eseguiti da manodopera esterna, ma portato a termine sotto l'attenta supervisione della Mafia che offrì l'appoggio logistico, non solo per l’attentato, ma mise a disposizione mezzi e risorse che permisero la fuga degli autori materiali.
Come si può immaginare che un gruppo di briganti contadini, in maggioranza analfabeti, potesse dotarsi di armi di ultima generazione? E la Mafia assicurò protezione politica e giudiziaria agli Amici degli Amici. Protezione che facilitò non solo l'impunità degli autori materiali, ma anche l'occultamento dei mandanti.
Giuliano fu tradito quando non fu più utile (o perlomeno conflittuale), ucciso dal suo vice, Gaspare Pisciotta, il quale durante i processi testimoniò: "Io uccisi Giuliano per un accordo personale con il Ministro dell'Interno, Mario Scelba". Ovviamente queste dichiarazioni ed altre, che portavano allo scoperto le raccapriccianti relazioni che si celavano dietro i massacri, non furono tenute in conto dai giudici dei tribunali che protessero il Sistema di cui loro stessi facevano parte. Un'ingiustificabile indulgenza. Pisciotta finì i suoi giorni avvelenato.
Ma la cosa più grave fu il silenzio di quelli che non protestarono. Un silenzio trasmesso di generazione in generazione. Anche questo è mafiosità. Un atteggiamento passivo, compiacente, persino servile, di quelli che senza essere mafiosi, si adoperano a sostenere un Sistema di potere ingiusto. È meglio sapere di che morte si deve morire? Come disse lo scrittore Norman Lewis: "Il governo è per loro [le masse popolari docili] inutile nel meglio dei casi e, da una visione più pessimistica, una frode maligna: una cospirazione di politici visibilmente corrotti, avvocati e poliziotti che ricevono occasionalmente aiuto da criminali purché la terra - strappata agli agricoltori in un passato immemorabile - rimanga sempre lontano dalla loro portata”.
Ma quello che hanno strappato non è stata la terra, ma la cultura solidale ed il legame armonioso con la terra stessa. I passivi si sono visti forzati ad un'esistenza egoista di sussistenza. Ignari della loro eredità, "La verità parziale è ancora sempre una verità negata" dichiarò il Pubblico ministero Antimafia Nino Di Matteo, durante le presentazioni del libro Il Patto Sporco scritto insieme al giornalista Saverio Lodato.
Il Sistema Criminale, ogni tanto lava i suoi panni sporchi. Pulisce la sua immagine, adegua i suoi discorsi per mantenere l’udienza, sempre la stessa in uno stato di favola. Scende a patti per affermare il potere, a costo di sacrifici, a volte di sangue nemico ed a volte delle teste dei suoi. "C'è sempre uno libero […] Una volta era Bernardo Provenzano, fino a quando anche lui finì ammanettato. ... E adesso è Matteo Messina Denaro, c'è sempre uno libero. In circolazione. Il notaio di turno di quello sporco patto stipulato tra Stato e mafia che evidentemente per qualcuno è impossibile rescindere". Questo il ragionamento sull’impunità del Sistema Criminale del giornalista e scrittore Saverio Lodato, che ha anche chiesto: "Chi può negare che dopo quasi due secoli di vita, la mafia sia ancora viva?".
Il tramonto di uno segna la nascita di un altro. Questa è la Mafia, una successione ininterrotta da 200 anni. Una successione che perdura attraverso il tempo che ha permesso l'ascesa e l'evoluzione di un Sistema Criminale e il conferimento di potere che ne deriva. Un potere personificato sempre in alcuni, sempre in quelli che sono al margine della democrazia.
La Mafia non è solo un’Organizzazione Criminale, è anche un modello sociale, un dogma di culto, un modello di Essere. Una conoscenza, ma soprattutto un giuramento. Per questo motivo non si deve confondere con la delinquenza comune, con quelli che si litigano le briciole. La Mafia è un Essere senza tempo che si serve dello Stato (non solo quello italiano), per esercitare il segreto del potere. Un Essere che ha adeguato metodi di azione ai tempi. È stata separatista durante le occupazioni. Fascista contro i Monarchi ed antifascista contro Mori. Alleata durante la guerra. Compatta contro il Comunismo. Sostenitrice della democrazia (almeno della Democrazia Cristiana). Conservatrice durante le crisi economiche. Amica di Gheddafi quando ebbe bisogno di finanziamento per "scaldare" l'industria "fredda" del dopoguerra. Liberale quando cadde il muro e si aprirono i mercati. Neo Liberale quando i titoli di debito permisero a dei nuovi Stati di vivere da parassiti.
"La mafia è oggi un componente strutturale del Capitalismo Finanziario, come ha constatato il Procuratore Generale di Palermo Roberto Scarpinato. […] Il mercato libero significa essenzialmente trasformarsi in un mercato senza regole. La Mafia prende molto sul serio questa causa e grazie al libero mercato è riuscita ad aumentare esponenzialmente la sua ricchezza. Grazie alla sua funzione economica, ha influenza sul rendimento della borsa valori e controlla sofisticati meccanismi finanziari. Il risultato è un'enorme zona grigia nella quale è quasi impossibile distinguere l’economia legale da quella illegale". Petra Reski (giornalista e scrittrice Tedesca), in un'intervista con il giornalista Joan Queralt, riguardo il massacro di Duisburg.
La Mafia è un cancro che se non è correttamente analizzato e diagnosticato, finirà per mettere fine a ogni forma di evoluzione della cultura. Dobbiamo impegnarci in genuini e concreti sforzi per creare strumenti dottrinari e legali per attaccare questo nemico della vita partendo dalla cultura della democrazia,.

Foto © Shobha/Contrasto

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