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curuguaty massacro di Jorge Figueredo
A pochi giorni dall'assunzione della carica del nuovo governo - il prossimo 15 agosto avrà la carica ufficialmente il nuovo Presidente della Repubblica, il leader del partito colorado Mario Abdo Benítez -, ricordiamo i sei anni del massacro di Curuguaty - dove furono assassinati 11 contadini e 6 poliziotti - ed il colpo parlamentare che destituì il Presidente Fernando Lugo, il 15 e 22 giugno 2012, rispettivamente.
Ricordiamo questi eventi in un teso clima politico, segnato dallo scandalo internazionale - di oltre un mese fa - a seguito dell’emissione di un ordine di arresto internazionale, dal Brasile, contro l'imprenditore Darío Messer, - amico del Presidente Horacio Cartes - a cui venivano contestati diversi reati. Tra questi, ovviamente, riciclaggio di denaro oggetto del processo noto come Lava jato; e la denuncia per tangenti da parte dell'ex presidente del SENACSA, contro il Ministro dell’Industria e del Commercio Gustavo Leite, per un fatto di presunto contrabbando che coinvolge una delle principali aziende esportatrici di carne del paese.
Per quanto riguarda il massacro di Curuguaty, sin dall’inizio, i parenti dei contadini ed organizzazioni della società civile protestarono contro una serie di irregolarità. Dall'intervento nel luogo del delitto (il metodo di raccogliere i corpi, i proiettili, e indizi), alle indagini,fino al processo e la condanna solo dei contadini che occuparono le terre note con il nome di Marina Kue per la morte dei poliziotti, mentre è rimasto impunito l’assassinio dei contadini.
Nel libro "Il massacro di Curuguaty. Colpo Sicario in Paraguay", il giornalista e scrittore Julio Benegas Vidallet descrive con grande precisione e maestria i fatti accaduti il giorno prima e il giorno stesso del massacro, dando voce ai protagonisti, utilizzando i racconti e le testimonianze, per cercare di arrivare alla verità su quanto accaduto.
Nel prologo Benegas racconta: "La notte prima del 15 giugno 2012 la popolazione paraguaiana era ormai andata al letto con la sensazione collettiva che niente di importante sarebbe accaduto. Il governo dell'ex vescovo Fernando Lugo si avvicinava alla fine del suo quarto anno di mandato dopo aver sorteggiato innumerabili tentativi di processo politico. Tentativi alimentati da gruppi politici ed imprenditoriali che non avevano mai digerito il fatto che un governo progressista fosse alla guida del paese. Lugo, sostenuto da una gelatinosa alleanza tra il Partito Liberale ed una costellazione di piccoli partiti e movimenti di sinistra, appena era riuscito a sfiorare alcuni dei privilegi che avevano tradizionalmente i poteri di fatto, ma quelli limitati avanzamenti sociali davano molto fastidio a quei settori”.
E dice anche: "Niente faceva presagire che quella mattina sarebbe accaduto uno degli avvenimenti più traumatici degli ultimi decenni.. Il massacro che costò la vita ad undici contadini e sei poliziotti. L'instabilità generata dal "caso Curuguaty" creò le condizioni affinché la destra vernacola potesse finalmente intavolare, ancora una volta, il processo politico al Presidente".
Il dado era tratto. Lugo non ebbe più alcuna possibilità di esercitare la sua difesa, furono violati i principi fondamentali del giusto processo, e lo destituirono con un colpo parlamentare, il 22 giugno 2012, grazie al coinvolgimento di vari settori politici conservatori e che rappresentavano i grandi latifondisti e la minoranza privilegiata del Paraguay. Uno degli ideologi principali fu niente meno che l’imprenditore Horacio Cartes, alleato con i rappresentanti delle grandi multinazionali come la Monsanto ed anche l'USAID. Enti che con il Governo di Lugo temevano non fosse garantita la tutela dei loro grandi interessi a detrimento della povertà e la distruzione delle risorse naturali del paese.
In un'intervista concessa alla Rivista Punto Final, il coordinatore del Fronte Guasú Ricardo Canese disse: "Dietro il colpo di stato ci sono i vertici del potere e le strutture parlamentari legate al latifondo, alle terre avute con disonestà. Perché nel nostro paese abbiamo ancora più di otto milioni di ettari rubati, in mani ai proprietari terrieri. C'è una mafia legata al narcotraffico, all'agro commercio, ed ovviamente alle multinazionali che vogliono venire a rubare la nostra energia elettrica, come l'impresa Río Tinto Alcan che pretendeva un sussidio enorme che noi cercavamo di impedire… così come Monsanto ed altre multinazionali che affrontarono duramente questo governo”.
Molto probabilmente ci sono gli USA dietro la caduta di Lugo, desiderosi di destabilizzare il MERCOSUR e spezzare l'unità dei paesi latinoamericani dell'UNASUR. Tanto l'impero come le grandi multinazionali vedevano il Paraguay, come il paese con le istituzioni più deboli, tanto giudiziarie come amministrative, dove potevano colpire e riuscire a frenare il processo di integrazione dei paesi del Cono Sud.
Canese ha scritto anche: "Mettevamo in guardia che era necessaria la solidarietà dei popoli dell'America Latina, perché altrimenti sarebbe avvenuto quello che effettivamente è avvenuto, un colpo di stato dell'ultradestra mafiosa del nostro paese, in coordinamento con gli USA e le multinazionali".
Il massacro di Curuguaty rientra nella lotta storica del mondo contadino paraguaiano per accedere ad un pezzo di terra, nel paese degli estesi latifondi, che ancora in pieno secolo XXI conta con una struttura agraria e produttiva del medioevo, dove è più importante la volontà lecita o illecita dei signori feudali che il rispetto delle leggi. È la costante della nostra tragica storia la criminalizzazione e repressione di questa lotta. In questa cornice, uno dei leader principali dei contadini che avevano occupato le terre di Marina Kue, Rubén Villalba, ebbe la condanna più alta, 30 anni di pena detentiva e 5 anni di misure di sicurezza, una pena ingiusta stando alle indagini e affermato da varie organizzazioni civili.

Foto di copertina: www.agenciaparalalibertad.com

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