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san partignano ragazzi sala30mila le persone aiutate a uscire dalla tossicodipendenza
di AMDuemila
Quest'anno la comunità di San Patrignano, fondata da Vincenzo Muccioli e che dal 1978 aiuta gratuitamente i ragazzi ad uscire dalla tossicodipendenza, è arrivata al suo quarantesimo anno di attività. Ad oggi la comunità non tratta solo la dipendenza dalla droga, ma ha iniziato ad occuparsi anche di altre dipendenze, come l'alcolismo, ludopatia e disturbi alimentari.
Per quanto riguarda la tossicodipendenza, nel 2016 l'Osservatorio della comunità ha condotto uno studio che ha visto come sostanza più utilizzata la cocaina (90,3% neoentrati), seguita dalla cannabis (88,8%), poi l'eroina (59,6%) e l'ecstasy (54,3%), anche se la dipendenza primaria nel 40% dei casi è da eroina, che è in aumento. Dai dati è emerso anche che non si utilizzano più le siringhe per drogarsi e questo induce a pensare di non essere tossicodipendente. Un'altro aspetto che è stato evidenziato è il primo contatto con le sostanze stupefacenti che avviene intorno ai 14 anni con droghe, come marijuana e hashish (comunemente chiamata “canne”). Queste ultime, anche se droghe leggere, il loro uso non deve essere sottovalutato, come ha spiegato la Dott. Franca Davanzo, direttrice del Centro Antiveleni Niguarda di Milano: “Studi recenti hanno confermato che la cannabis se utilizzata in età molto giovane è causa di deficit di attenzione, di concentrazione, di memoria, di apprendimento e di riflessi. Ed inoltre è una via di passaggio verso sostanze come cocaina, eroina e amfetamine”.

Un libro che raccoglie 15 storie della comunità
Per l'anniversario, la giornalista e scrittrice Angela Iantosca nel suo nuovo libro “Una sottile linea bianca - dalle piazze di spaccio alla comunità di San Patrignano” (ed. Giulio Perrone Editore; prefazione di Antonio Nicaso), che uscirà il prossimo 22 marzo, ha raccolto la testimonianza di 15 ragazzi aiutati dal centro di San Patrignano. “Il mio nuovo libro che racconta quella sottile linea bianca che rimanda non solo alla striscia di cocaina, ma anche al labile confine che separa le nostre vite perfette da quelle in crisi dei ragazzi che sono caduti nel baratro della tossicodipendenza” ha detto l'autrice, che poi ha continuato dicendo che le vite raccontate sono spesso “simili alle nostre, come si intuisce dalle vicende narrate da 15 ragazzi che hanno vissuto San Patrignano. Madri, padri, adolescenti, giovani e meno giovani, figli e fratelli attraverso le cui parole siamo costretti a fare i conti con delle verità che tendiamo a sottovalutare: l’abbassamento dell’età dell’utenza, l’uso di più sostanze contemporaneamente, la ricerca dello sballo nelle Nuove Sostanze Psicoattive, un aumento delle donne che abusano di droghe”. Il libro racconta delle tante vite che passano per questo percorso, vite che raccontano l'abisso e la voglia di rinascita, come la madre che si drogava mentre aspettava il primo figlio, chi ha derubato i propri genitori, chi si è prostituito in cambio di una dose e chi ha subito violenze.
Quando anni fa ho varcato il cancello della comunità su quella collina a pochi passi dalla Rimini del divertimento, - ha detto Iantosca - ho sentito la necessità di far conoscere quel mondo a cui non si guarda mai, quello che non compare nelle inchieste sul traffico internazionale di stupefacenti, quello delle vittime. Ma anche il mondo delle piazze di spaccio, più o meno visibili, nelle quali si incontrano diverse disperazioni”. “Un vuoto dettato da abbandoni, tradimenti, violenze, perdite, incomprensioni, fragilità. Un vuoto che ci rende umani e simili e al quale ognuno di noi reagisce con varie forme di dipendenza dal diverso impatto sociale” ha concluso la scrittrice.

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