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moneta cinese c AFP 2018 STRdi Giulietto Chiesa
La notizia è che il 26 marzo la Borsa di Shanghai comincerà a vendere futures petroliferi in yuan. Per la prima volta in assoluto, cioè, gl’investitori stranieri potranno avere accesso a quel mercato nella moneta sovrana cinese. La fonte è ufficiale ed è la Commissione di stato per le questioni del mercato delle valute (CSRC).

Dunque avremo, al posto o, per meglio dire, in competizione con i petrodollari, i "petroyuan". E potrebbe essere un risoluto cambio di marcia strategico, in grado di modificare tutti i parametri dei mercati, tanto quelli petroliferi quanto quelli finanziari. Il condizionale è d'obbligo perché è ancora da vedere se gl'investitori internazionali si precipiteranno, o meno, su questi nuovi futures. Se si verificherà la prima delle due ipotesi, è evidente che la moneta cinese registrerà un balzo in avanti nell'intera economia globale.

La prudenza è dunque d'obbligo. Ma, com'è noto, la leadership cinese attuale non fa passi avventurosi. E, del resto, la mossa annunciata, e ormai in azione, ha una lunga storia di tentativi di preparazione, che risalgono a un quarto di secolo fa. Il primo tentativo di questo genere risale addirittura al 1993, ma fallì a causa dell'estrema volatilità dei cambi di allora. Per meglio dire, fu stroncato dalle contromosse dell'OPEC.

Ci hanno pensato bene e a lungo, dunque, prima di lanciare il sasso. E non c'è dubbio che i grandi giocatori prenderanno le misure per rendere difficile il successo dell'operazione. In occidente abbondano gli scettici. La borsa petrolifera di Shanghai — si valuta — non decollerà fino a che lo yuan resterà sotto il controllo rigido del governo cinese. Gl'investitori esteri magari compreranno e venderanno petrolio in yuan, ma facendo riferimento alle variazioni del cambio dollaro-yuan. Sarà cioè una operazione di facciata, senza grandi conseguenze. Ma resta il fatto che la potenza industriale e commerciale cinese è in formidabile crescita e, in termini petroliferi, il 2017 ha visto la Cina diventare il primo importatore mondiale di petrolio del mondo intero, con 8,43 milioni di barili al giorno. E la domanda cinese è in stabile aumento.

Dunque Pechino non è priva di strumenti per tenere sotto controllo i malintenzionati. La mossa di Xi Jinping avrà in ogni caso un enorme impatto planetario, visto che il petrolio resta la pietra miliare attorno alla quale ruota e ruoterà a lungo l'intera economia e finanza del mondo. È un conferma autorevole che le regole che hanno guidato il pianeta negli ultimi 50 anni stanno per cambiare, e sono già in via di cambiamento.

Le prossime mosse statunitensi dovranno essere lette attraverso questo prisma inevitabile, dettato dai rapporti di forza. L'impero del dollaro è sempre meno stabile, sebbene il controllo sia ancora nelle mani degli Stati Uniti. Anche sotto questo profilo la decisione degli esperti cinesi è illuminante del realismo con cui si sono mossi: è già stato deciso che l'oscillazione consentita dei prezzi dei futures di Shanghai non potrà superare il 4% in entrambe le direzioni, sopra e sotto il prezzo fissato al momento della chiusura della sessione precedente. La leadership cinese non si farà sorprendere da attacchi speculativi ai suoi danni.

Tratto da: it.sputniknews.com

Foto © AFP 2018/ STR

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