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marcia perugia assisi 2016 piazzadi Francesca Panfili
Eravamo in centomila ieri ad aver partecipato alla ventunesima marcia della Pace Perugia-Assisi. Centomila volti composti da studenti, scolaresche, associazioni e realtà presenti in Italia e all’estero, attivisti e volontari, cristiani, musulmani, induisti, buddisti, ebrei, ed esponenti di tutte le religioni, vittime di ingiustizie sociali, migranti, rifugiati, suore, frati e preti, africani, europei, palestinesi, mediorientali, americani, sudamericani, russi, siriani, cittadini del mondo, vittime delle calamità naturali, vittime dei conflitti armati, dell’ingiustizie e dei silenzi di stato, uomini, donne e bambini fuggiti ai territori di guerra. Tutti presenti alla  marcia della pace per lottare contro l’indifferenza. L’indifferenza  del fratello che uccide il fratello. L’indifferenza della comunità internazionale di fronte a conflitti e guerre che continuano a minare la pace nel nostro pianeta.  L’indifferenza della maggior parte dei cittadini impegnati maggiormente a ricercare una condizione di benessere duratura o a sopravvivere  alle insidie del mercato selvaggio anziché a dedicarsi  seriamente a percorrere ogni giorno le strade dell’accoglienza, della pace e della lotta alle ingiustizie.

“Vinci l’indifferenza”
Ad introdurre il corteo, lo  striscione degli studenti con la scritta “Vinci l’indifferenza”, dedicato a Giulio Regeni, il ricercatore italiano torturato ed ucciso in Egitto seguito dall’altro grande manifesto con la scritta “Benvenuto Straniero”. Striscioni che suonano come un invito alla riflessione e al senso di questa ormai storica manifestazione. Come ha affermato da Flavio Lotti, coordinatore della Tavole della Pace, "La pace non è qualcosa di astratto, non è la sola mancanza di guerre. La pace è anche solidarietà per le tragedie degli altri popoli, la pace è accoglienza per la gente che fugge dalle tragedie. Ogni giorno quarantaduemila persone si mettono in cammino nel mondo per fuggire dalla morte e dalla disperazione. Oggi, in tanti e diversi, ci aggiungeremo a loro, camminando da Perugia ad Assisi. Il loro dolore, la loro angoscia – ha continuato Lotti - sono, in qualche modo, anche i nostri perché li sentiamo vicini, sentiamo le loro grida di aiuto, vogliamo fare qualcosa, reagire, rispondere, proteggere. Per molti, noi siamo semplicemente matti, anime belle ma inconcludenti perché pensiamo di affrontare questi problemi con una marcia della pace e della fraternità. Ma è solo un altro modo per tirarsi fuori e restare comodamente seduti nel proprio giardino di privilegi e illusioni” conclude Flavio Lotti.
Si tratta di temi dibattuti nel corso della marcia, anche da altri esponenti del mondo dell’impegno civile come Padre Alex Zanotelli, missionario comboniano che ha attaccato duramente la politica militare europea: “Le armi servono a creare sempre nuove guerre, dall'Ucraina alla Libia, dal Sud Sudan alla Somalia, dal Mali allo Yemen, alla Siria, all'Iraq, all'Afghanistan”. Un invito forte, il suo, ad “alzare la voce e gridare il dissenso per questa politica sempre più armata. Chiedo ai movimenti di unire le forze per costringere il governo a obbedire alla Costituzione, secondo cui l'Italia ripudia la guerra”.
Alla marcia ha partecipato anche Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, che ha denunciato l’assordante silenzio sull’omicidio di Giulio Regeni, invitando i partecipanti a camminare “per dare speranza a chi speranza non ce l’ha, per chiedere all’Europa di non rinnegare se stessa”, lanciando un forte appello ad osare di più e ad “imparare il coraggio di avere più coraggio”.
Tra i volti presenti alla marcia, desideriamo ricordarne alcuni tra cui Egidia Beretta, madre di Vittorio Arrigoni, il giovane attivista italiano ucciso a Gaza nel 2011, una donna che non si arrende e che continua a lottare come ha fatto suo figlio. Ad aprire la strada ai manifestanti è stato il  Solidar Bus, un punto di raccolta di storie, foto, persone  e farmaci dell’associazione Music For Peace ideata da Stefano Rebora, amico e compagno di lotta di Vittorio Arrigoni, che ha condiviso con lui numerose missioni a Gaza. Si tratta di una realtà presente in Italia e all’estero in scenari di guerra, che ha l’obiettivo di sensibilizzare i giovani e tutta la cittadinanza su tematiche che riguardano la solidarietà e l’attivismo sociale.

La voce dei giovani
I veri protagonisti della marcia sono stati gli studenti, le scuole e i giovani. Dal palco della Marcia della Pace è intervenuto con una toccante rappresentazione teatrale anche il gruppo Our Voice,  costituito da giovani di tutte le età, impegnati da tempo a sensibilizzare i loro coetanei e i cittadini sulle tematiche della giustizia sociale e della verità rispetto ai silenzi e alle omissioni dello Stato e dei governi. La piazza di Santa Maria degli Angeli ha ascoltato commossa la loro performance che inscenava racconti di vittime uccise dall’indifferenza e dall’illegalità. Nel corso del loro spettacolo sono stati ricordati Vittorio Arrigoni, i migliaia di migranti senza nome morti nelle acque di paesi che non hanno saputo accoglierli e quattro storie di donne vittime di guerra, violenze e losche trattative tra cui Francesca Morvillo, moglie del giudice Giovanni Falcone uccisa a Capaci il 23 maggio del 1992. Allo spettacolo hanno assistito studenti provenienti da tutta Italia, associazioni, attivisti per la pace e la mamma di Vittorio Arrigoni, emozionata e commossa per il ricordo del figlio. La determinazione e il coraggio del gruppo Our Voice ha saputo destare le coscienze degli spettatori, coinvolti dalle grida di giustizia e verità di questi giovani talentuosi.
Presente alla marcia anche il Generale Fabio Mini che ha parlato della guerra in Siria e delle numerose contraddizioni del sistema internazionale, ricordando le cause della destabilizzazione siriana  e libica e le responsabilità dell’America nel gravissimo scenario globale.
Non sono mancati poi, come ogni anno, gli ipocriti appelli della politica e delle sue istituzioni alla ricerca di facile consenso e protagonismo, messi a tacere dai colori e dagli sguardi dei numerosissimi cittadini che hanno partecipato al corteo.
Bandiere arcobaleno hanno colorato le strade che separano Perugia ad Assisi. Il sogno di Aldo Capitini, antifascista e pacifista rivoluzionario che ideò la marcia ispirandosi all’insegnamento di Francesco d’Assisi, è stato rivissuto ieri tra i mille volti dell’Italia migliore, composta da gente comune che dimostra la sua volontà di schierarsi a favore della pace e costruire delle vie alternative.
Ci auguriamo che questi momenti di riflessione collettiva possano avere un seguito per sensibilizzare sempre più cittadini ad affermare un secco NO alla guerra, alle violenze, alle oppressione, ai segreti di Stato, alle ingiustizie, alle indifferenze, alla vendita delle armi, alla mafia, al narcotraffico, alla corruzione,  alla partecipazione del nostro paese ad una dispendiosa macchina da guerra chiamata NATO, alla violenza, alle missioni di guerra travestite da missioni di pace, ad un’economia che antepone l’interesse alla persona, ai conflitti sociali, culturali e religiosi.

“Opporsi al razzismo e a tutte le persecuzioni.
Opporsi al maschilismo e a tutte le oppressioni.
Difendere i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Difendere il mondo vivente casa comune dell’umanità che è una.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Solo la nonviolenza può salvare l’umanità”.
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani"

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