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Mayardi Asmae Dachan. Mayar è una bimba siriana di sei anni. Quando è nata la Siria era un Paese dove dal cielo scendeva solo la pioggia, dove i giardini pubblici erano pieni di bambini, le scuole e le strade erano affollate. I suoi giovani genitori sognavano per lei e i fratelli una vita tranquilla. Guardavano i figli dei milioni di profughi, soprattutto palestinesi e curdi, che abitano in Siria, fuggiti da guerre e persecuzioni e provavano tanta tenerezza; mai avrebbero immaginato quello che sarebbe successo anche in Siria.
Per Mayar e i suoi fratelli niente scuola, niente spensieratezza. La loro infanzia è segnata dalle barrel bombs che devastano Aleppo; i loro occhi vedono solo orrore, armi, distruzione. Convivono con la paura in una città dove viene volontariamente interrotta la fornitura di acqua ed energia elettrica, dove le scuole scampate alle bombe diventano dormitoi per sfollati, dove gli ospedali sono chiusi e mancano farmaci. Anche quei farmaci che, forse, potrebbero salvare la vita della piccola Mayar.
La piccola, infatti, ha una grave e rarissima malattia al fegato. Ad Aleppo, per lei, non ci sono speranze. Mayar è una di quei cinque milioni di bambini siriani colpiti e, spesso, condannati dal conflitto. Ma il padre e la madre non si vogliono arrendere. Amano troppo la figlia per lasciarla andare così. Scrivono una lettera accorata nella loro lingua, l’arabo, che cambia per sempre il loro destino. Quel messaggio viene inviato via web a un’associazione umanitaria che, prontamente, lo traduce in italiano. “Ogni volta che vedo mia figlia soffrire senza poter far nulla – scrive l’uomo – muoio anche io piano piano con lei”.
L’appello viene raccolto il 10 ottobre 2015 da un’associazione che, dal 2013, si occupa di solidarietà alla Siria e che si chiama, proprio “Cuore in Siria”. La fondatrice Claudia Ceniti dà il via a una mobilitazione straordinaria. Bisogna mettere in moto la macchina della solidarietà ma anche quella della burocrazia. La vita della bimba è in pericolo a causa della malattia, ma lo sono anche quelle dei suoi familiari, che vivono con lei sotto il cielo martoriato di Aleppo. Bisogna farli uscire dalla Siria. Servono permessi, servono soldi, servono garanzie. Si mobilita il web e attraverso Facebook vengono coinvolte molte persone, che si attivano su più fronti, anche nella raccolta fondi. Si mobilitano due testate nazionali, Il Giorno e La Stampa. Vengono coinvolti due parlamentari. In pochi giorni arrivano i permessi arrivano, i soldi necessari per il viaggio della famiglia, e la disponibilità di un medico torinese, pronto ad eseguire l’intervento. Il 30 ottobre la famiglia lascia Aleppo e, tra mille pericoli, raggiunge la frontiera turca. Ad accoglierli Claudia Ceniti e Federica Gamma, dell’associazione torinese “Ability Amo”, che si è unita al “Cuore in Siria” per riuscire a portare Myar in Italia e farla operare all’ospedale Regina Margherita – Le Molinette di Torino.
La bimba e la sua famiglia arrivano in Italia. Myar, i suoi due fratellini e i genitori sono al sicuro. Sotto il cielo di Torino arrivano solo raggi di sole, a volte pioggia e nebbia, ma qui non ci sono bombe. Possono dormire senza paura e scoprire il calore incondizionato dell’affetto di decine e decine di italiani che, senza aver mai visto la piccola, hanno preso a cuore il suo destino e hanno aiutato il “Cuore” ad aiutarli… Ora Mayar dovrà affrontare il delicato intervento. I volontari che sono intorno a lei raccontano che sorride. Raccontano che i genitori vorrebbero ringraziare e abbracciare quanti li hanno aiutati. Sono stati felici di abbracciare Claudia, Federica e gli altri, di guardare negli occhi chi ha messo il suo tempo, il suo cuore e il suo impegno per salvare la piccola. Una squadra numerosa di donne e uomini, molti rimasti dietro le quinte, che hanno promesso che aiuteranno la piccola e la sua famiglia anche dopo l’intervento.
Tutti, ora, fanno il tifo per Mayar; il “Cuore” dell’Italia batte per lei.

Tratto da: diariodisiria.wordpress.com

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