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narcos-ghiacciaia-dedicaMessico
di Guido Olimpo - 27 luglio 2015
Oltre duemila le persone scomparse, tra loro i 43 studenti sequestrati un anno fa. Nuovi video di decapitazioni e i Los Zetas lasciano scatola con una testa di donna
A settembre sarà passato un anno dalla scomparsa dei 43 studenti di Iguala e di loro ancora nessuna traccia. I giovani sono stati sequestrati e uccisi da una banda di agenti-narcos, quindi «liquidati». Durante questo periodo di ricerche le autorità hanno però individuato altre vittime. Secondo un dato ufficiale sono state scoperte ben 60 fosse comuni contenenti i resti di oltre 100 persone. Una minima parte dei 20 mila «missing» in Messico. Numero impressionante e – secondo alcuni – al ribasso.

Duemila missing
Proprio in queste ore è stata annunciata una nuova campagna per localizzare i 2 mila scomparsi nello stato di Jalisco. Persone fatte sparire da uomini armati, organizzazioni criminali e talvolta da appartenenti alle unità di sicurezza. La regione, insieme a Guerrero, è una delle più violente. Qui agisce il cartello di Jalisco-Nuova Generacion, considerata una forza temibile che usa tattiche da guerriglia e una forte propaganda sul web.

Non solo Isis
Gli eccidi dell’Isis creano orrore ma troppo spesso passano inosservati quelli dei cartelli. I Los Zetas hanno diffuso nuovi video con decapitazioni compiute contro presunti membri del Golfo, i rivali di sempre. A Zacatecas è stata rinvenuta una ghiacciaia con dedica: all’interna la testa mozzata di una giovane donna. Un delitto atroce usato per marcare il territorio e ammonire i rivali.

La rete
In numerose località vicine al confine con il Texas, polizia e militari hanno condotto operazioni per smantellare reti di sorveglianza create dai trafficanti. Interi quartieri sono monitorati da dozzine di telecamere piazzate dai banditi in punti cruciali: osservano chi passa, tengono d’occhio la zona di influenza, allertano sull’arrivo di avversari o soldati. Le immagini delle tv sono incrociate con quelle raccolte dagli «falchi» – le vedette – e da affiliati dotati di radio ricetrasmittenti. I dati affluiscono poi alle «centrali», case sicure riempite di apparecchiature elettroniche. Spesso tutto è integrato con un network per le comunicazioni alternativo e protetto. Frequenti sono i sequestri di antenne per la trasmissioni a lunghe distanze: tecnologia acquistata all’estero con l’aiuto di tecnici ben pagati o costretti a lavorare per un boss.

Tratto da: corriere.it

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