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chomsky-noamdi Isabel Kumar
È una superstar del mondo intellettuale, un prolifico scrittore che si autodefinisce anarchico e che, all’età di 86 anni, non sembra voler rallentare il ritmo, e combatte ancora contro le innumerevoli ingiustizie, con l’Occidente principalmente nel suo mirino. Sono venuta negli Stati Uniti per incontrare Noam Chomsky nel suo ufficio presso il MIT, in Massachusetts, avendolo invitato al programma Global Conversation.

“L’America Latina è già fuori dal controllo degli Stati Uniti. Nel periodo, non tanto lontano, in cui era sotto il controllo degli Stati Uniti, era praticamente il centro mondiale della tortura. »

Isabel Kumar, euronews: Grazie mille di essere qui con noi. Il mondo, nel 2015, appare turbolento. Nel complesso, lei è ottimista o pessimista per quanto riguarda la situazione attuale?
Noam Chomsky: Sulla scena globale, stiamo andando verso un precipizio in cui siamo condannati a cadere e che ridurrà drasticamente le nostre prospettive di avere una vita accettabile.

euronews: Qual è questo precipizio?
Noam Chomsky: Ce ne sono due: uno è il disastro ambientale, imminente e per il quale non c’è più molto tempo, siamo sulla strada sbagliata. L’altro è presente da settant’anni: è la minaccia di una guerra nucleare che, di fatto, è aumentata. Se guardiamo la storia, è un miracolo se siamo sopravvissuti.

euronews: Esaminiamo le tematiche ambientali. Abbiamo chiesto ai nostri telespettatori di mandarci le loro domande sui social network, e ne abbiamo ricevute molte. Questa è di Enoa Agoli che chiede: “Quando guarda all’ambiente attraverso la lente del filosofo, che cosa ne pensa dei cambiamenti climatici?
Noam Chomsky: La specie umana è su questo pianeta da 100.000 anni, ma ora affronta un momento senza precedenti. La specie si troverà, nel giro di poche generazioni, a dover decidere se la cosiddetta vita intelligente può continuare o è condannata alla distruzione. Gli scienziati riconoscono in modo schiacciante che non dovremmo più usare i combustibili fossili se vogliamo che i nostri nipoti abbiano un futuro. Ma le strutture sociali fanno pressione per spremerne fino all’ultima goccia. Gli effetti, le conseguenze umanitarie dei previsti cambiamenti climatici a breve termine sono catastrofiche e ci stiamo avvicinando a questo precipizio.

euronews: Per quanto riguarda la guerra nucleare, esaminiamo il futuro di questo accordo preliminare con l’Iran. Fornisce una qualche speranza che il mondo possa essere un posto più sicuro?
Noam Chomsky: Sono favorevole ai negoziati con l’Iran, ma quelle discussioni presentano molte lacune. Ci sono due stati che devastano costantemente il Medio Oriente attraverso aggressioni, violenza, terrorismo, azioni illegali. Si tratta di due enormi stati nucleari in possesso di grandi arsenali. E le loro armi non sono prese in considerazione.

euronews: A quali si riferisce?
Noam Chomsky: Stati Uniti e Israele. Entrambi sono stati nucleari. Voglio dire che c’è una ragione se, nelle indagini internazionali condotte da aziende statunitensi, gli Stati Uniti stessi sono considerati da una maggioranza schiacciante la più grande minaccia alla pace mondiale. Nessun altro paese ci si avvicina. È interessante notare che i media degli Stati Uniti non pubblicano questi risultati. Ma anche se lo facessero, non cambierebbe niente.

euronews: Lei non ha una grande stima del presidente Obama. Ma questo accordo le fa pensare un po’ più positivamente su di lui? Il fatto che egli cerchi di ridurre la minaccia di una guerra nucleare?
Noam Chomsky: Ma, in realtà, non è proprio così. Negli Stati Uniti sta per avere inizio un programma per l’ammodernamento del sistema degli armamenti nucleari del costo di svariati miliardi di dollari, il che implica l’espansione del sistema. È uno dei motivi per i quali il famoso orologio dell’Apocalisse, creato dal Bulletin of the Atomic Scientists, è scattato in avanti di altri due minuti. Siamo ora a 3 minuti dalla mezzanotte, che rappresenta la fine del mondo. In trent’anni, non ci siamo mai stati così vicini. Dall’inizio degli anni di Reagan, quando esisteva una forte minaccia di guerra.

euronews: Lei ha citato gli Stati Uniti e Israele parlando dell’Iran. Adesso, il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, a quanto pare, non vuole altro che l’accordo sul nucleare con l’Iran e dice…
Noam Chomsky: È interessante, dobbiamo chiederci perché.

euronews: Perché?
Noam Chomsky: Sappiamo il perché. L’Iran ha una bassissima spesa militare, persino per gli standard della regione, per non parlare in confronto con gli Stati Uniti. La dottrina strategica dell’Iran è difensiva, concepita per tenere a bada un attacco il tempo sufficiente per poter usare la diplomazia, mentre gli Stati Uniti e Israele non vogliono tollerare alcun elemento di deterrenza.
Nessun analista strategico con un minimo di buon senso pensa che l’Iran utilizzerà un’arma nucleare. Anche se fosse pronto a farlo, il paese verrebbe semplicemente polverizzato e non c’è alcuna indicazione a riprova che la componente religiosa al potere voglia vedere distrutto tutto ciò che ha.

euronews: Solo un’altra domanda su questo argomento, che ci arriva attraverso i social network: è di Morten A. Andersen. Domanda: Lei crede che gli Stati Uniti potrebbe raggiungere un accordo pericoloso per Israele?

Noam Chomsky: Gli Stati Uniti portano avanti continuamente azioni seriamente pericolose per Israele: sostenere la politica israeliana.
Nel corso degli ultimi 40 anni, la più grande minaccia per Israele si ritrova nella sua stessa politica. Se andiamo a guardare più indietro di questi 40 anni, cioè nel 1970, Israele era uno dei paese più rispettati e ammirati in tutto il mondo. Aveva tantissimi pareri a favore. Adesso, è tra i paesi meno amati e più temuti al mondo.
Agli inizi degli anni settanta, Israele ha preso una decisione. In periodo elettorale, hanno deciso di preferire l’espansione alla sicurezza. Ciò ha portato a conseguenze pericolose. Conseguenze che erano evidenti già allora, e sulle quali molto abbiamo scritto. Se si preferisce l’espansione alla sicurezza, ciò porterà alla degradazione interna, alla rabbia, alla contrapposizione, all’isolamento e alla distruzione verosimilmente finale. E con il loro sostegno a queste politiche, gli Stati Uniti hanno contribuito alle minacce che Israele deve fronteggiare.

euronews: Questo mi porta alla questione del terrorismo, che è in realtà una epidemia globale. Qualcuno, e credo anche lei, dirà che si tratta di un effetto boomerang delle politiche anti-terrorismo in tutto il mondo. In che misura sono gli Stati Uniti e i loro alleati ad essere responsabili di ciò che accade ora in termini di attacchi terroristici nel mondo?
Noam Chomsky: Ricordiamoci che la peggior campagna terroristica nel mondo, e di molto, è quella orchestrata a Washington. È una campagna globale di omicidi. Non c’è mai stata una campagna terroristica su questa scala.

euronews: Quando parla di “campagna globale di omicidi”…
Noam Chomsky: La campagna con i droni è esattamente questo. In gran parte del mondo, gli Stati Uniti eseguono continuamente, pubblicamente e apertamente (non c’è niente di segreto in quello che dico, è cosa nota a tutti) periodiche campagne volte all’assassinio di persone sospettate di essere in grado di infliggere danni al governo americano del momento. E di per ciò stesso si tratta, come detto, di campagne di terrore. Se si bombarda un villaggio nello Yemen, per esempio, e si uccide qualcuno (a volte nemmeno la persona che si intendeva uccidere) e allo stesso tempo altre persone che sono nella zona, come pensi che reagiranno? Si vendicheranno.

euronews: Lei descrive gli Stati Uniti come il principale stato terrorista. Dove si colloca allora l’Europa in questo quadro?
Noam Chomsky: Questa è una domanda interessante. Per esempio, c’è stato recentemente uno studio (credo della fondazione Open Society) sulla peggior forma di tortura: la “extraordinary rendition” letteralmente “consegne straordinarie” [vedi link a fine articolo]. In pratica, significa arrestare qualcuno sospettato di qualcosa e inviarlo ad un dittatore a propria scelta, poteva essere Assad, Gheddafi, Mubarak, per essere torturato, sperando di ottenerne a volte un risultato.
Lo studio ha esaminato i paesi che vi hanno partecipato, ovviamente il Medio Oriente, le dittature, perché è lì che sono stati inviati gli arrestati per essere torturati, e l’Europa. La maggior parte dell’Europa ha partecipato, l’Inghilterra, la Svezia, altri paesi. Di fatto, una sola regione del mondo non ha collaborato: l’America Latina, il che è abbastanza drammatico. L’America Latina è già fuori dal controllo degli Stati Uniti. Nel periodo, non tanto lontano, in cui era sotto il controllo degli Stati Uniti, era praticamente il centro mondiale della tortura. Ma adesso, non ha partecipato a questa che è la peggior forma di tortura, la “consegna straordinaria”. L’Europa, invece, sì, vi ha partecipato. Se i re ruggiscono, i servi hanno paura.

euronews: Così l’Europa è schiava degli Stati Uniti?
Noam Chomsky: Totalmente. Troppo codardi per prendere una posizione indipendente.

euronews: Dove si colloca Vladimir Putin in questa scenario? Viene dipinto come una delle maggiori minacce alla sicurezza globale. È davvero così?
Noam Chomsky: Come la maggior parte dei leader, è una minaccia per il proprio popolo. Ha preso decisioni illegali, è evidente. Ma da lì a presentarlo come un pazzo mostro con una malattia cerebrale, che ha il morbo di Alzheimer, una povera creatura con una faccia da topo… questo è fanatismo orwelliano standard. Voglio dire, qualunque sia l’opinione sulle sue politiche, esse sono comprensibili.
L’idea che l’Ucraina possa unirsi ad un’alleanza militare occidentale sarebbe inaccettabile per qualsiasi leader russo. Questo risale al 1990, al crollo dell’Unione Sovietica. Ci si chiedeva cosa sarebbe successo riguardo alla NATO. Gorbaciov ha accettato che la Germania si unificasse e aderisse alla NATO. Era una concessione considerevole con un quid pro quo: che la NATO non si espandesse nemmeno di un centimetro ad est. Questa è la frase che è stata usata.

euronews: Quindi la Russia è stata provocata?
Noam Chomsky: Bene, vediamo cos’è successo. La NATO si è immediatamente spostata verso la Germania Orientale, poi è arrivato Clinton e ha ampliato la NATO fino ai confini della Russia. Ora, il nuovo governo dell’Ucraina, un governo al comando dopo il rovesciamento del precedente, ha votato in Parlamento con qualcosa come 300 voti contro 8 la propria entrata nella NATO.

euronews: Ma forse si può capire perché vogliono aderire alla NATO, possiamo vedere perché il governo di Petro Poroshenko probabilmente vede ciò come una protezione per il suo paese?

Noam Chomsky: No, no, no, no. Non è una protezione. La Crimea è stata invasa dopo il rovesciamento del governo, certo. E non si tratta di proteggere l’Ucraina, si tratta di mettere l’Ucraina sotto la minaccia di guerra. Non è una protezione. Il problema è che si tratta di una grave minaccia strategica per la Russia alla quale qualsiasi leader russo è costretto a reagire. È comprensibile.

euronews: Se siamo attenti alla situazione in Europa, tuttavia, c’è anche un altro fenomeno interessante. Vediamo che la Grecia, con il governo di Syriza, si muove verso est. E vediamo anche Podemos che guadagna forza in Spagna, e poi anche l’Ungheria. Lei vede in Europa la possibilità che si avvii un cambiamento, che ci si allinei sempre più con gli interessi della Russia?
Noam Chomsky: Diamo un’occhiata a quello che sta accadendo. L’Ungheria è una situazione completamente diversa. Syriza è arrivato al potere sulla base di una ondata popolare che grida di non voler più essere soggetta alle politiche di Bruxelles e delle banche tedesche che distruggono il paese: l’effetto di queste politiche è stato, in realtà, di aumentare il debito della Grecia rispetto alla sua produzione di ricchezza. Probabilmente la metà dei giovani è disoccupata, probabilmente il 40% vive sotto la soglia di povertà, la Grecia è in procinto di essere distrutta.

euronews: Quindi, si deve annullare il debito?
Noam Chomsky: Sì, come in Germania nel 1953, quando l’Europa le ha condonato la maggior parte del debito. Ecco perché sono stati in grado di ricostruire ciò che era stato distrutto dalla guerra.

euronews: Ma allora, che succede con tutti gli altri paesi dell’Europa?
Noam Chomsky: La stessa cosa.

euronews: Anche il Portogallo dovrebbe vedere il proprio debito cancellato, e così la Spagna…?
Noam Chomsky: Chi è incorso in questo debito? Il debito è stato in parte contratto da dittatori. Così in Grecia, dove la dittatura fascista, sostenuta dagli Stati Uniti, ha contratto gran parte del debito.
Il debito credo sia più brutale della dittatura; è ciò che viene chiamato, nel diritto internazionale, “debito odioso”, un debito che non si è obbligati a pagare. È un principio introdotto nel diritto internazionale da parte degli Stati Uniti quando era nel loro interesse.
Per la maggior parte del resto del debito, sono pagamenti dovuti alle banche tedesche e francesi che hanno deciso di fare prestiti molto rischiosi a basso interesse e ora si trovano di fatto nella condizione di non poter essere rimborsate.

euronews: Vorrei proporre la domanda di Gil Gribaudo che chiede: “Come cambierà Europa rispetto alle sfide esistenziali che affronta?” Perché sì, c’è la crisi economica e c’è anche una crescita di nazionalismo. Lei ha descritto certi errori culturali che si sono creati in Europa. Come vede la trasformazione dell’Europa?
Noam Chomsky: L’Europa ha seri problemi. Alcuni di questi problemi sono il risultato di politiche economiche concepite dai burocrati di Bruxelles, dalla Commissione europea, ecc sotto la pressione della NATO e delle principali banche, per lo più tedesche. Queste politiche hanno un senso dal punto di vista dei loro ideatori: da una parte, vogliono il rimborso dei loro prestiti e degli investimenti rischiosi e pericolosi, dall’altra queste politiche stanno erodendo quella forma di Stato sociale che non hanno mai amato.
Lo Stato sociale è tra i maggiori contributi portati dall’Europa alla società moderna, ma i ricchi e i potenti non l’hanno mai amato e il fatto che le attuali politiche lo erodano è una cosa positiva dal loro punto di vista.
L’Europa ha poi un altro problema: è estremamente razzista. Ho sempre avvertito che l’Europa è probabilmente più razzista degli Stati Uniti. Non era molto evidente perché le popolazioni europee, in passato, dovevano essere abbastanza omogenee. Se tutti sono biondi e con gli occhi azzurri, allora non si sembra razzisti ma, non appena la popolazione comincia a cambiare, allora il razzismo viene dal nulla. Molto rapidamente. Ed è un grave problema culturale in Europa.

euronews: Vorrei terminare, visto che il tempo a nostra disposizione sta per scadere, con una domanda di Robert Light. Su un tono più positivo, chiede: “Cosa le dà speranza?”
Noam Chomsky: Ciò che mi dà speranza sono le due cose di cui abbiamo parlato. L’indipendenza dell’America Latina, per esempio, è d’importanza storica. Nelle recenti riunioni dell’emisfero, gli Stati Uniti sono rimasti completamente isolati. Un cambiamento radicale rispetto a dieci o vent’anni fa, quando gli Stati Uniti dirigevano gli affari latinoamericani. In realtà, il motivo alla base dei gesti di apertura di Obama verso Cuba era cercare di superare l’isolamento degli Stati Uniti. Erano gli Stati Uniti ad essere isolati, non Cuba. E, probabilmente, la cosa fallirà. Vedremo.
I segnali che ci permettono di essere ottimisti per quanto riguarda l’Europa sono Syriza y Podemos. Ci auguriamo che finalmente ci sia una rivolta popolare contro le schiaccianti politiche economiche e sociali provenienti dalla burocrazia e dalle banche, e questo è molto incoraggiante. Dovrebbe esserlo.

Fonte: resumenlatinoamericano.org

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Traduzione dal francese di Giuseppina Vecchia per Pressenza

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