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NEWS 216199di Pino Cabras - 13 settembre 2014
Oggi 13 settembre in una campagna sarda lontana da Dio, ma vicina alla NATO, ci sarà una manifestazione di rilevanza europea

Oggi 13 settembre in una campagna sarda lontana da Dio, ma vicina alla NATO, ci sarà una manifestazione di rilevanza europea. La maggior parte delle persone impegnate in qualche forma di attivismo o partecipazione politica in Sardegna, molte migliaia di cittadini, si troveranno infatti a Capo Frasca, al centro della costa occidentale dell'isola, davanti a uno dei tanti poligoni militari che occupano importanti porzioni del territorio sardo. Alle 16,30 inizierà un grande sit-in. Sappiamo già che sono stati riempiti più di cento autobus, mentre gli altri manifestanti arriveranno in auto da ogni angolo della Sardegna.
La manifestazione è nata in sordina. Sembrava una delle tante iniziative contro le basi militari e le loro esercitazioni, una delle molte dimostrazioni di piazza organizzate per decenni soprattutto dai movimenti indipendisti e da piccoli ma combattivi comitati civici.
Poi è scattato qualcosa che ha fatto diventare un'azione di testimonianza in una slavina politica. Basti pensare che la manifestazione è stata preceduta da un'intensissima campagna in suo favore da parte del principale quotidiano isolano, L'Unione Sarda, che da dieci giorni dedica le prime quattro pagine a inchieste, rievocazioni, interviste e grafici contro l'abnorme volume di servitù militari che fanno della Sardegna, di fatto, un paese militarmente occupato. Ne ho parlato in precedenti occasioni, ma ripeto i dati essenziali:
«I poligoni militari dell'isola, oltre ai 14mila ettari di servitù, occupano 24mila ettari di demanio. In tutte le altre regioni messe insieme si raggranellano appena 16mila ettari. Qui si concentra dunque il 60% dei poligoni gestiti dalle forze armate italiane. La percentuale degli ordigni esplosi nelle esercitazioni sale all'80%, senza contare le esercitazioni di forze armate straniere non comprese in questo computo.»
L'occupazione militare si misura inoltre in decine di migliaia di km quadri a mare, in una misura senza paragoni in Europa.
A Capo Frasca, quest'estate, erano previste anche esercitazioni dell'aeronautica israeliana, la stessa che martoria la popolazione civile di Gaza. Anche questo fatto ha provocato l'inarrestabile moto di indignazione che ha fatto crescere il peso della manifestazione, innestandosi sulle preoccupazioni ambientali ed economiche di lunga data.
«Gli effetti negativi riguardano non solo i poligoni, ma aree più vaste. Le polveri inquinanti viaggiano. Lo sa il vento. E in un paese occupato la regola è semplice: qui possono sperimentare in segreto ogni tipo di arma letale, affittando a caro prezzo le strutture, qui rimangono i veleni, ma i profitti volano via, altrove. I cosiddetti indennizzi di oggi sono spiccioli che d'ora in poi dovremo considerare un insulto.»
È accaduto qualcosa, se improvvisamente il risveglio ha assunto questa forza; se tutti i partiti manderanno gente; se i parlamentari che votavano le porcate ambientali poche settimane fa, ora chiedono la chiusura delle basi; se il presidente della Regione Francesco Pigliaru annucia che l'istituzione che presiede si costituirà come parte civile nel processo per disastro ambientale legato al poligono-monstre di Quirra.
C'è un senso di ribellione che reagisce - ovunque in modo diverso - a una crisi delle vecchie gestioni da parte degli attuali Stati europei nei confronti di territori che hanno vocazioni nazionali mai sopite.
In Scozia, in Catalogna, in Donbass tutto è ormai in discussione.
In Sardegna si annuncia in forme diverse un ulteriore punto di non ritorno.
Qualsiasi idea di stato o indipendenza abbiano i manifestanti di oggi, la Sardegna come comunità politica non accetterà più l'attuale status militare.
Chi scrive ritiene che verrà al pettine a breve anche il nodo della NATO, ma quello è un nodo particolarmente grosso e aggrovigliato, perché in questo momento la NATO sta puntando la sua prua verso una scala di provocazioni belliche senza precedenti, con una determinazione estrema. Non si cura dei bilanci europei, questa NATO, figuriamoci se vorrà cedere ai sardi. A meno che non agiscano anche loro con altrettanta determinazione. I precedenti non mancano. Googlate Pratobello, scoprirete una bella storia di resistenza popolare efficace.
 
Intanto, lo streaming della manifestazione è qui:
 

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