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stenin-andrei-reporter-russo-uccisodi Midnight Rider - 9 settembre 2014
Usare le emozioni molto più della riflessione. Questa la regola dei grandi media occidentali anche nella guerra ucraina. Una sequela di manipolazioni.
Se vuoi la guerra mondiale, prepara l'opinione pubblica. è quanto stanno facendo i mass-media mainstream da qualche mese a questa parte in merito alle gravissime tensioni derivanti dalla guerra civile in Ucraina che, nonostante il fragilissimo cessate il fuoco dichiarato il 5 settembre, potrebbe tuttora degenerare in un conflitto su scala internazionale dai risvolti imprevedibili.

Nel libro di Paolo Borgognone "La disinformazione e la formazione del consenso attraverso i media" (Zambon Editore, 2013), viene riportato un decalogo della strategia di manipolazione sociale attraverso i media, originariamente pubblicato su un sito di informazione latino-americano.
Il punto numero 6 recita quanto segue:
"Usare l'aspetto emozionale molto più della riflessione. Sfruttare l'emotività è una tecnica classica per provocare un cortocircuito dell'analisi razionale e, infine, del senso critico dell'individuo. Inoltre, l'uso del tono emotivo permette di aprire la porta per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o per indurre comportamenti."
 
Vediamo come il mainstream ha utilizzato questa tecnica nel corso delle ultime settimane relativamente al conflitto civile in Ucraina.
 
Il 17 luglio viene abbattuto il Boeing 777 malaysiano. I rottami dell'aereo, i corpi dei passeggeri e dei membri dell'equipaggio precipitano su una vasta radura nei pressi di Shaktiarsk, una quarantina di km a est di Donetsk.
Il mainstream occidentale, così come John Kerry, non ha dubbi. A colpire l'aereo sono stati i separatisti di Novorossija con la complicità di Mosca, che avrebbe fornito loro il missile terra-aria Buk. Una commissione d'inchiesta sta ancora lavorando per stabilire le cause e le responsabilità della strage di innocenti.
La Russia ha immediatamente fornito e commentato le immagini dei propri satelliti puntati sulla zona. Questa la ricostruzione ufficiale da parte della Difesa russa per conto del generale russo Andrey Kartopolov, che il 20 luglio scorso aveva convocato una conferenza stampa per mostrare immagini prese dai radar russi:
«Un caccia ucraino è stato individuato alla stessa altitudine del Boeing, la distanza dall'aereo malese è stata calcolata in tre chilometri. Vogliamo avere una spiegazione su come mai un jet militare viaggiasse lungo un corridoio civile quasi allo stesso momento del volo malese. Il caccia SU-25 può viaggiare a dieci chilometri di altitudine, è equipaggiato da missili aria-aria R-60, in grado di centrare un bersaglio a una distanza di dodici chilometri. La presenza del caccia ucraino è confermata anche da un video, girato dal centro di controllo di Rostov. Al momento del disastro, un satellite statunitense stava sorvolando l'Ucraina orientale. Perché il Pentagono non pubblica le foto che ha in suo possesso?».
[I russi hanno dunque invitato gli USA a fare altrettanto, ma a Washington non hanno ancora accolto la richiesta del Ministero della Difesa di Mosca.]
Tutto questo non serve, perché i media hanno già trovato il colpevole.
Tuttavia, l'inconfutabile prova di colpevolezza fornita da un filmato sgranato di YouTube (non male per una superpotenza che spende 100 miliardi di dollari all'anno in intelligence) non è sufficiente.
C'è il mostro ma bisogna soddisfare la morbosità dello spettatore presentando i resti della vittima, meglio se martoriati. L'area in cui si trovano i corpi di quasi 300 innocenti, tra passeggeri ed equipaggio, è sotto il controllo dei separatisti.
Siamo in piena estate, le temperature superano i 30 gradi durante il giorno.
Nella zona è in corso un'offensiva da parte delle truppe di Kiev, nonostante sia stato proclamato un cessate il fuoco per dare modo agli osservatori di intervenire nella zona e fare i rilievi del caso. L'area è disseminata di cadaveri.
 
Irrompono le notizie di atti di sciacallaggio. La prima immagine a "testimoniare" la mancanza di umanità da parte dei separatisti mostra un soldato che solleva una scimmietta di pezza davanti ai fotografi.

 
I ribelli del Donbass non rispettano nemmeno la vulnerabile morbidezza e la fragilità del compagno di giochi di un bimbo, creatura inerme, pura ed innocente per antonomasia. Click. Il carnefice e il peluche.
[La vera storia di quella foto, una narrazione totalmente diversa da quella arrivata all'intero pubblico occidentale, è ben raccontata da Germana Leoni (Bugie di guerra: riassunto dei mesi mai raccontati dai TG).]
Il processo di raffigurazione dei separatisti (terroristi, secondo il governo di Kiev) quali bestie insensibili, prive di pietà per le spoglie di donne e bambini, è in atto.
La stampa nostrana introduce l'idea che le milizie di Novossija lascino deliberatamente marcire i cadaveri all'aria aperta.
«Secondo alcune segnalazioni i corpi delle vittime del volo MH17 sono stati lasciati decomporre sotto il sole da giovedì, a quasi 30° C di calore, e con occasionali rovesci di pioggia». [Il Sole 24 ore, 20 luglio]
 
«Giacciono da giorni sotto il cielo ucraino, esposti alle intemperie. Un cimitero a cielo aperto. Corpi straziati, o quel che resta, e il fetore che rende l'aria irrespirabile» [Il Fatto Quotidiano, 20 luglio].
 
Chi scrive questi articoli probabilmente non ha mai messo piede in Ucraina e non prende minimamente in considerazione l'idea che la principale preoccupazione di un soldato impegnato al fronte sia quella di difendere la propria vita e quella dei civili inermi, che si trovano a pochi chilometri dall'area di guerra, dai proiettili e dalle bombe dell'esercito nemico.
È sempre utile ricordare che la guerra si svolge nella parte Sud-orientale del paese, dove si sono riversate le truppe governative appoggiate da squadre di mercenari.
 
Nonostante tutte le difficoltà logistiche, viene recuperata la stragrande maggioranza dei corpi, che sembrano però essere oltraggiati dagli strumenti utilizzati durante l'operazione. Le immagini che tutti i tg, i quotidiani ed i siti web ci riportano sono quelle dei sacchi di plastica nera, che tanto ci ricordano quelli utilizzati per la raccolta delle immondizie, in cui vengono riposti i resti delle vittime innocenti.
Non si capisce quali materiali siano ritenuti più idonei per raccogliere - e, per quanto possibile, conservare - i corpi riversi nella radura del Donbass.
Perché dedicare così tanta attenzione e così tante critiche all'operazione oggettivamente complessa di recupero delle spoglie quando questo tipo di pratica non viene mai coperta dal mainstream in occasione di tragedie analoghe? Non si era registrato altrettanto macabro interesse - per fare solo esempi recenti - per il recupero e la conservazione delle salme dei passeggeri dei voli TransAsia Airways 222 (precipitato durante l'atterraggio a Magong, nelle Isole Penghu il 23 Luglio 2014) e Air Algérie 5017 (schiantatosi nel Mali il 24 Luglio 2014).
Secondo gli osservatori olandesi «il metodo di conservazione dei corpi è di buona qualità», ha dichiarato brevemente Peter Van Vilet, esperto medico-legale olandese, capo della missione. [Il Giornale, 21 Luglio] - [Ansa, 21 Luglio]
Le salme devono ora essere portate via dal luogo della tragedia per dare loro una degna sepoltura. Nessuno, nel mainstream, si cura di prendere in considerazione le difficoltà che questa operazione comporta in un'area martoriata dai bombardamenti degli ultimi mesi. Viene utilizzato un treno con celle frigorifere. In questo caso il mainstream mette in dubbio persino il fatto che si tratti di vagoni frigo, l'estremo atto di vilipendio di cadavere da parte dei terroristi, responsabili di questa tragedia. Sarebbe forse stato il caso di fornire ai separatisti il numero di telefono di Montezemolo da cui avrebbero potuto affittare Italo, nuovo di zecca, bello, lindo e profumato.
Lo scopo di questa "informazione" è evidentemente quello di allontanare lo spettatore dalla ricerca della verità (quella ufficiale è già stata fornita).
L'intenzione è quella di disumanizzare i militari di Novorossija. Renderli, agli occhi dell'opinione pubblica, un'entità incapace di provare la minima pietà nei confronti di morti innocenti. Donne e bambini i cui cadaveri sono oggetto di scempio e di beffa da parte del mostro cattivo. Non mostrano rispetto alcuno per la sacralità del corpo. Se questi "terroristi" sono privi dei tratti compassionevoli che riconosciamo a noi stessi nel momento in cui ci angosciamo nel vedere queste immagini, allora non possiamo riconoscerli come interlocutori umani. Sono "altro" rispetto a noi ed alla nostra schiera di valori che ci definisce.
Non si tratta quindi di uomini che stanno combattendo per proteggere sé stessi e la popolazione inerme del sud-est ucraino dall'assalto militare delle truppe di Kiev e dai battaglioni di mercenari che le accompagnano.
Al fine di impedire la nascita di un sentimento di compassione nei confronti della popolazione inerme e dei combattenti schierati al suo fianco, il mainstream evita accuratamente di mostrare le immagini dei corpi martoriati di donne e bambini da parte dell'artiglieria di Kiev. Per giorni si è speculato circa la condizione dei resti delle vittime del Boeing, i quali, per i grandi media occidentali, valgono infinitamente di più rispetto ai 2000 morti civili, di cui hanno le foto, ma non le mostrano, nemmeno pixelate.
 
Andiamo avanti. Il 24 agosto parte la controffensiva delle milizie dei separatisti, che ora vengono orgogliosamente presentate dal premier della Repubblica Indipendente di Donetsk Aleksandr Zakharchenko come l'esercito di Novorossija. [Conferenza stampa del 24 agosto]
 
Nel pomeriggio dello stesso giorno vengono fatti sfilare per la strada principale di Donetsk un centinaio di prigionieri di guerra. È un'altra ghiotta occasione per il mainstream per identificare i separatisti come individui scellerati privi di qualsiasi umanità e compassione nei confronti dei loro simili. Uno tsunami di sdegno si riversa sulla carta stampata e sugli schermi di tablet e pc.
 
«A Donetsk i separatisti filorussi hanno costretto militari, prigionieri di guerra e ostaggi, a sfilare nel centro della città con le mani dietro la schiena, tra la gente riunita che gridava loro "fascisti".» [Il Fatto Quotidiano, 24 Agosto]
 
«Festa nazionale ucraina, ribelli umiliano prigionieri». [Ansa, 24 agosto]
«Calci, sputi e uova: a Donetsk l'umiliante gogna dei prigionieri ucraini davanti alle baionette filo-russe» [Corriere della Sera, 24 agosto]
 
Nessuno si preoccupa di riportare anche il punto di vista e le dichiarazioni ufficiali di Zakharchenko. Che ironizza con i giornalisti: «Kiev aveva annunciato che avrebbero marciato in corteo a Donetsk il 24. Così hanno fatto».
 
La stampa nostrana aveva celebrato in pompa magna l'avvio della presunta offensiva finale, "la stretta", da parte delle truppe regolari nei confronti dei separatisti. Entro un paio di settimane si sarebbero concluse le operazioni belliche a favore di Kiev. [Cfr. Il Fatto Quotidiano, La Stampa e Avvenire]
Le previsioni del mainstream sono state però disattese.
Meglio allora concentrarsi sul trattamento disumano riservato ai prigionieri.
A questo proposito, Zakharchenko dichiara che i prigionieri sono stati trattati secondo le regole della convenzione di Ginevra. Non erano né svestiti né affamati. E nessuna regola vieta di far sfilare i prigionieri.
Ma la stampa riesce a chiamare in causa persino Stalin, il quale alla fine della seconda guerra mondiale aveva fatto sfilare i prigionieri tedeschi facendo poi pulire la strada in cui avevano marciato con i getti d'acqua delle autobotti.
È curioso come i nostri gruppi editoriali multimiliardari vedano la pagliuzza nel bestiale occhio del nemico, ma non scorgano la trave in quello dell'oligarchia di Kiev.
Per quanto disumana ed atroce, la guerra è comunque definita da regole di condotta e di onore. Alcune sono scritte, altre sono codificate in altro modo. Quali esse siano, queste regole vietano di bombardare popolazioni civili inermi, proibiscono l'utilizzo di bombe al fosforo, proibiscono di compiere atti di banditismo a danno di anziani.
I principali organi di informazione nostrani non sembrano prestare particolare attenzione a questi fatti di poco conto: migliaia di vittime innocenti tra la popolazione civile, migliaia di feriti, centinaia di migliaia di profughi dall'inizio dell'anno. Dati quantificabili ai quali occorre aggiungere quelli non quantificabili: i danni permanenti di tipo psichico o emotivo prodotti nella mente e nel cuore di chi ha assistito per mesi a queste atrocità.
Ebbene, quando sono riportate, queste attività sono regolarmente presentate in maniera impersonale. «La popolazione viene bombardata», senza specificare da parte di chi. Il lettore occasionale o disattento potrebbe addirittura collegare queste atrocità ai separatisti, visto che sono l'unica parte in causa che viene regolarmente citata.
«Tre civili sono stati uccisi ed altri sono rimasti feriti durante un bombardamento che ha colpito una chiesa durante una messa nella regione di nel villaggio di Kirovske» [recitava La Repubblica del 24 agosto].
«Colpi di artiglieria hanno ucciso tre persone nel centro della città» [enunciava il Corriere della Sera del 23 agosto].
« Sul terreno sono intanto da registrare altri 11 civili uccisi e 22 feriti nelle ultime 24 ore nei bombardamenti su Donetsk» [Ansa, 28 Agosto].
«Nel frattempo, il conflitto continua a colpire i civili: ieri altri 3 morti nel centro di Donetsk sotto il fuoco dell'artiglieria. E se Putin continua a negare il proprio coinvolgimento, Angela Merkel ha nuovamente telefonato al capo del Cremlino chiedendogli conto delle notizie crescenti sulla presenza di militari russi in Ucraina» [La Stampa, 28 Agosto].
Infine, ciliegina decomposta sulla torta di sangue nerastro e rappreso, le immagini riportate pochissimi giorni fa sul sito di Repubblica. Due foto mostrano Irina, una signora di mezza età, accusata di essere una spia e di avere raccolto fondi per l'esercito di Kiev, che è stata prelevata da casa sua e portata nella piazza di Donetsk, dove è stata insultata e presa a schiaffi da alcuni dei passanti: «La gogna di Irina, accusata dai separatisti ucraini di essere una spia».
Le foto sono volutamente prese da distanza ravvicinata. Altrimenti comparirebbero sullo sfondo i crateri causati dai colpi dell'artiglieria di Kiev e le carcasse carbonizzate degli autoveicoli abbandonati lungo la strada.
La signora è stata poi liberata e mandata a casa da un ufficiale dell'esercito di Donetsk. Il sito di Repubblica totalizza quotidianamente centinaia di migliaia (diversi milioni?) di visualizzazioni da parte di utenti, principalmente attraverso l'utilizzo di telefonini o tablet. Che tipo di reazione emotiva può causare questo tipo di immagine nei confronti dello "spettatore" mordi-e-fuggi, che probabilmente non spreca megabyte preziosi di navigazione (quelli che potrebbe dedicare alle foto hot della starlette di turno in basso a destra) per approfondire il contesto da cui nascono episodi del genere? La reazione è univoca: Separatisti = gente priva di umanità che tortura ed umilia donne inermi.
Alla luce di quanto finora elencato, non ci sono più dubbi. I separatisti sono veri e propri barbari. Estranei che vivono ai margini del nostro impero, che non parlano la nostra lingua e che non condividono la nostra cultura. Nulla a che spartire con gli ucraini buoni che, sempre secondo la rappresentazione mediatica, tanto vorrebbero entrare a far parte della nostra civiltà, la comunità europea, indiscutibilmente superiore...
Infine, un paio di fotogrammi apparentemente distanti e slegati dalla situazione in Ucraina.
Mostrano un individuo incappucciato che impugna un coltello con il quale si appresta a tagliare la gola dei giornalisti James Fowley e Steven Sotloff.
Atti aberranti, inguardabili, che qualificano inevitabilmente l'esecutore materiale come un killer senza umanità, privo di sentimenti e di pietas. Un nemico assoluto dei nostri valori e della nostra civiltà.
Potremmo discutere a lungo riguardo alle cause che hanno prodotto questo tipo di situazione. Ma non è questo il punto.
La morte di due giornalisti ha fatto il giro del mondo ed ha sollevato un'ondata di emozione e di condanna nei confronti dell'esecutore materiale, John l'inglese, e di ciò che rappresenta. Il ragionamento immediato è: se questi sgozzano a sangue freddo poveri innocenti che razza di bestie sono?
Difficile rispondere, bisognerebbe domandare a chi ha ucciso decine di giornalisti russi ed ucraini impegnati a raccontare la guerra del Donbass. Si potrebbe chiedere al killer di Andrea Rocchelli se abbia mai condiviso la gabbia allo zoo con John l'inglese. Ma i nomi di Rocchelli e di altri giornalisti trucidati nel Donbass, da ultimo Andrei Stenin, spariscono istantaneamente dalle prime pagine, perché sono troppo poco funzionali al racconto che ci viene propinato.

Tratto da: megachip.globalist.it
 

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