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f35-web3Il Pentagono sferza la Lockheed: “Problemi anche al software”
di Giampaolo Cadalanu - 30 gennaio 2014
Non finiscono mai i problemi dell’F-35: doveva essere il cacciabombardiere del futuro, ma i guai di messa a punto rischiano di renderlo operativo in tempi così lontani da rendere insignificante il vantaggio strategico tanto apprezzato dagli Stati maggiori. A sottolineare le difficoltà del sistema d’armamento più costoso della Storia sono ancora una volta i tecnici del Pentagono, che seguono con pignoleria lo sviluppo del programma Joint Strike Fighter e in passato ne hanno già evidenziato i punti deboli, dal casco di comando alla vulnerabilità ai fulmini.

A firmare l’ultimo rapporto è il capo della sperimentazione del Pentagono, Michael Gilmore: secondo i test condotti sul campo, in questa fase dello sviluppo «le prestazioni sull’operatività complessiva continuano ad essere immature» e rendono necessarie «soluzioni industriali con assistenza e lavori inaccettabili per operazioni di combattimento». In altre parole, la macchina è inaffidabile. Sotto accusa è fra l’altro la robustezza complessiva di fusoliera e motori: in almeno cinque occasioni i tecnici hanno trovato «significativi segni di cedimento», cioè crepe, che richiederanno nuovi aggiustamenti e con tutta probabilità un aumento del peso, con conseguente diminuzione delle prestazioni. Il peso, fra l’altro, è ormai vicino al limite stabilito nelle specifiche delle Forze armate Usa, e questo significa che lo spazio per le correzioni è molto limitato, sostiene Gilmore.
Anche il software di gestione, estremamente complicato, è un problema, soprattutto nella versione “B” a decollo corto e atterraggio verticale, destinata al corpo dei marines ma fortemente voluta anche dalla Difesa italiana per sostituire gli Harrier sulla portaerei Cavour. Secondo il rapporto di Gilmore il programma fornisce prestazioni definite «inaccettabili» e non è sicuro che l’F-35 B possa essere operativo entro la fine del 2015. Lockheed-Martin invece garantisce
di poter fornire entro giugno come combat-ready gli 8,4 milioni di linee del software completo.
Secondo l’azienda americana il rapporto Gilmore registra anche progressi ed è in sostanza parte del dibattito legato ai fortissimi stanziamenti necessari, prova di trasparenza da parte del Pentagono. Ben diverse le condizioni in Italia, dove le scelte della Difesa sembrano sottratte a ogni possibilità di valutazione. Ne è una prova il rapporto diffuso nei giorni scorsi dal Center for International Policy, un centro studi americano secondo cui la Lockheed ha «grandemente esagerato» nel valutare il numero di posti di lavoro creato dal programma F-35, e le cifre indicate andrebbero dimezzate. Nonostante l’Italia ospiti il secondo stabilimento di costruzione del-l’F 35, e le decisioni strategiche siano state prese tenendo conto dell’occupazione, nessuno alla Difesa ha commentato il rapporto.

Tratto da: La Repubblica del 30 gennaio 2014

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