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lapidi-usadi Massimo Ragnedda - 2 luglio 2013
Sono passati 12 anni da quando gli Stati Uniti, assieme ad una coalizione internazionale compresa l’Italia (dal 2004), hanno lanciato una guerra contro l’Afghanistan. Sono passati 12 lunghissimi anni e nel frattempo decine di migliaia di persone hanno perso la vita, decine di migliaia di feriti e un’intera generazione di bambini rimarrà per sempre traumatizzata dalla violenza della guerra. Sono passati 12 anni e quasi 8000 soldati della coalizione internazionale impegnata a contrastare il terrorismo hanno perso la vita. Tra loro anche 53 militari italiani, morti mentre combattevano i “terroristi” che 30 anni prima gli Stati Uniti avevano creato, armato e allevato per combattere l’Unione Sovietica. È stato calcolato che sinora gli Stati Uniti tra Iraq e Afghanistan abbiano speso 4 trilioni di dollari (4 seguito da 12 zero, per intederci) e all’Italia la missione costi all’incirca 100 milioni di euro al mese, ovvero più di un miliardo di euro all’anno. Soldi che noi paghiamo con le tasse, quando facciamo benzina, quando compriamo una marca da bollo, quando facciamo la denuncia dei redditi. Soldi che potrebbero essere destinati a creare lavoro e occupazione, costruire nuovi ospedali e scuole più sicure e che invece il governo italiano, senza differenza di colore, destina alla guerra.

Ebbene, dopo 12 anni di guerra e morte ora gli USA stanno negoziando ufficialmente con i talebani. Mi chiedo allora a cosa sia servito morire, combattere, spendere i nostri risparmi se poi si è “costretti” a negoziare con i talebani. Se proprio si doveva negoziare con loro, non lo si poteva fare già nel 2001 ed evitare così di uccidere decine di migliaia di persone ed evitare di distruggere un intero paese e portarlo alla fame? Non si poteva evitare di dilapidare le finanze pubbliche e salvare la vita di tanti, troppi giovani mandati a morire lontani da casa per una guerra inutile? A cosa è servita questa guerra, oltre a far arricchire le multinazionali di armi (sempre attive nella campagna elettorale statunitense) e i trafficanti di droga che con l’eroina afgana hanno di nuovo invaso l’Europa e gli USA? A cosa è servito morire in quella dannata guerra, se ora gli Stati Uniti fanno ciò che avrebbero potuto fare 12 anni fa? Domande pesanti come macigni; domande pressanti che tutti dovremmo porci e che tutti dovremmo porre a chi siede in Parlamento e dice di rappresentarci. Io non mi sento rappresentato da chi usa i miei soldi di contribuente, distrugge il sistema sanitario nazionale e tagli i fondi alla scuola pubblica per portare i militari italiani a combattere, e morire, una guerra inutile combattuta lontana da casa. Per cosa sono morti i militari italiani in Afganistan se ora gli Stati Uniti si piegano da una parte ai talebani e dall’altra finanziano gli affiliati di al-Qaeda in Siria?

Dopo 12 anni di guerra e distruzione, Stati Uniti e talebani stanno negoziando a Doha, dove i talebani hanno aperto una rappresentanza diplomatica e da dove partono i soldi e le armi per i terroristi che combattono in Siria. La politica estera statunitense, e del mondo occidentale, naviga nel vuoto e non riesce a vedere in prospettiva. I fondamentalisti che oggi stiamo armando ed aiutando, che oggi sosteniamo e foraggiamo, saranno i nostri nemici di domani. Esattamente
come lo furono i jihadisti che gli Stati Uniti già nel 1979 iniziarono ad armare e addestrare per contrastare l’appoggio che l’Unione Sovietica dava al Partito Democratico Popolare Afgano (PDPA), partito socialista filo-comunista salito al
potere nel 1978. Gli Stati Uniti grazie all’Arabia Saudita hanno creato e finanziato i mujaheddin in chiave antisovietica, ma che dopo poco tempo si sono riversati contro di loro, già dalla fine degli anni Novanta con gli attentati alle ambasciate americane in Kenia e Tanzania.

La storia sembra proprio non insegnare e ora gli Stati Uniti e l’Europa finanziano, in Siria, gruppi armati vicino ad al Qaeda, non vedendo (o forse lo vedono sin che troppo bene) che i jihadisti europei che oggi combattono in Siria, tra un po’ torneranno in Europa, più motivati e addestrati, e pronti a portare nche da noi la loro guerra santa. Ancora una volta ci troviamo ad allevare il ragno nella tana. Ancora una volta ci troviamo ad armare il nemico che domani dovremo combattere. Esattamente cosa succede oggi in Afghanistan dove combattiamo coloro che noi abbiamo armato trenta anni fa. E, perlopiù, dopo tanti sacrifici economici e di vite umane, dopo tanta retorica e tante lacrime versate, ora gli Stati Uniti negoziano (parziale ammissione di una clamorosa sconfitta) con i talebani. Sullo sfondo, quasi dimenticati, rimangono le vittime di questa inutile guerra e la domanda che tutti dobbiamo porci: a cosa è servito morire per quella guerra?

Tratto da: socialnews.tiscali.it

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