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oppio-afghano-webdi Marco Appel - 19 giugno 2013
Un rapporto al Parlamento Europeo conferma il fallimento della guerra di Calderón al narcotraffico, guerra che ha portato a decine di migliaia di morti e sfollati. Questa politica, segnala il documento, ha inasprito la violenza che si è allargata anche su altre aree geografiche, mentre segnava una diversificazione nelle attività criminali che ormai includevano furti, estorsioni e sequestri
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Bruxelles.
Un rapporto elaborato dai servizi di analisi e ricerca del Parlamento Europeo conclude che il presidente Enrique Peña Nieto continuerà con la stessa strategia di lotta al narcotraffico portata avanti dal suo predecessore Felipe Calderón, la quale, afferma “non è riuscita ad abbassare in maniera significativa i livelli di violenza” ed in alcuni casi, al contrario “si è inasprita” oppure ha solo generato “lo spostamento delle attività criminali in nuove aree geografiche”.

Il rapporto di trentasei pagine a diffusione riservata intitolato “Mexico Country Briefing 2013″,aggiornato al 17 aprile scorso, sottolinea: “Esistono forti pressioni su Peña Nieto e sul suo governo perché abbatta il livello di violenza e in qualche modo contenga il potere dei cartelli della droga e del crimine organizzato… Dato che il nuovo presidente si è impegnato personalmente a continuare una lotta implacabile contro i cartelli del narcotraffico, in parte per dissipare le preoccupazioni di alcuni settori su eventuali accordi del nuovo governo del PRI con i cartelli, è improbabile che avvenga un cambio radicale nelle politiche promosse dal governo di Calderón”.

Il dispiegamento delle Forze Armate nella lotta al narcotraffico “continuerà nel breve e medio termine, in particolare perché esistono poche alternative realistiche ed immediate alla partecipazione militare”, analizza, ed aggiunge che lo stesso Peña Nieto ha dichiarato che l’Esercito sarebbe stato ritirato solo gradualmente. Elaborato da Jesper Tvevad, esperto in America Latina del Dipartimento Politico della Direzione Generale di Politiche Estere del Parlamento Europeo, il rapporto è stata richiesto dalla Delegazione del Parlamento Europeo nella Commissione Parlamentare Mista Messico – Unione Europea, l’organo di contatto legislativo tra le due parti. Sebbene questo tipo di rapporto non fissi una presa di posizione istituzionale, poiché non è discusso e votato dagli eurodeputati, la sua importanza è radicata nel fatto che rifletta una preoccupazione europea sul Messico e che il suo contenuto può influire nelle decisioni future di quella istituzione.

Nonostante il rapporto di Tvevad si ponga come un’analisi globale della situazione economica, politica e diplomatica nella quale si trova il paese, per quanto il suo nucleo si occupi del modo in cui  Peña Nieto sia arrivato alla presidenza e qual è l’attuale ripartizione del potere, il bilancio sui sei anni del governo Calderón in materia di narcotraffico, sicurezza e diritti umani merita un capitolo intero. “In molti casi, il successo della lotta ad alcuni cartelli creò più spazio per le attività di altri gruppi di narcotrafficanti o intensificò la guerra tra i cartelli per il controllo dei mercati locali di droga e le rotte di distribuzione”, indica Tvevad

15 de junio de 2013

Traduzione di Francesco Quarta per Libera Internazionale

Tratto da: liberainformazione.org

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