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guerradi Roberta Zunini - 2 gennaio 2013
Dal 1967, il 1 gennaio è la Giornata Mondiale della Pace. Ma l’armonia e il dialogo si allontanano di anno in anno. Le ragioni sono essenzialmente tre: la corsa all’accaparramento delle risorse del pianeta, l’industria bellica, che rappresenta tuttora la voce principale dell’economia delle grandi potenze e, infine, il loro tentativo di mantenere inalterate le aree di influenza per continuare a esercitare il potere.

È difficile crederci, ma nel preciso istante in cui leggete, nel mondo sono in corso ben 388 conflitti. Dal 2010 alla fine del 2012, il numero totale di conflitti nel mondo è passato da 370 a 388. “Sono aumentate soprattutto le guerre: dai 6 casi del 2010 ai 20 di oggi”. Lo ha spiegato dettagliatamente Paolo Beccegato, responsabile Area internazionale Caritas italiana. “Oggi 145 nazioni nel mondo devono condividere le proprie risorse idriche con altri Paesi. Un fatto che negli ultimi 50 anni ha prodotto 37 conflitti. Oltre 50 Paesi – ha specificato Beccegato – nei prossimi anni potrebbero entrare in dispute violente per le falde acquifere”. Ulteriore fattore scatenante il prezzo reale del cibo, sostanzialmente raddoppiato negli ultimi 5 anni, e quello del petrolio. Più di un miliardo di bambini e adolescenti, secondo l’Unicef vive in scenari di guerra; circa 18 milioni sono costretti ogni anno a spostarsi a causa dei conflitti armati. Tra il 13% ed il 25% dei minori coinvolti dalle guerre soffre di stress post-traumatico (dati Oms).Eppure secondo il IV Rapporto sui conflitti dimenticati, appena pubblicato dalla Caritas italiana, il 46% degli italiani non ricorda, per esempio, che in Afghanistan si combatte ancora mentre solo il 10% sa che prosegue la guerra in Siria.

MEDIO ORIENTE. Dopo ventidue mesi di guerra civile con più di 40mila morti ufficiali, in Siria anche il primo giorno dell’anno ci sono state vittime tra i civili in varie zone del Paese. Come ha ribadito la Russia, unico alleato extra area del regime siriano, il presidente Assad non ha alcuna intenzione di rinunciare al potere.

In Yemen dopo la sanguinosa rivoluzione che ha portato alle dimissioni del presidente dittatore Saleh, prosegue il conflitto tra gruppi di integralisti islamici vicini ad Al Qaeda e l’esercito regolare.

ASIA. Un continente vastissimo percorso da decine di conflitti interni, a partire da quelli in Afghanistan e Pakistan dove si scontrano talebani ed esercito regolare. Ancora ieri un’autobomba nella megalopoli pakistana di Karachi ha provocato morti e feriti. In Iraq non si vede nemmeno l’ombra della pace. Le violenze tra sciiti e sunniti si declina tra autobombe, attacchi kamikaze e strumentalizzazione del potere giudiziario da parte del governo. Nella zona caucasica ci sono Paesi come il Daghestan e l’Inguscezia dove la guerriglia separatista, viene combattuta dai governi filo russi con il pretesto del terrorismo di matrice islmica. Andando invece verso oriente, in India, sulla dorsale est agiscono gruppi maoisti che chiedono protezione per le etnie locali, le cui terre, unica fonte di sostentamento, sono state espropriate è Cina assistiamo alla repressione da parte del governo centrale dei tibetani e degli uiguri (regione dello Xjinjian) che cercano di godere di un’autonomia genuina che invece continua a rimanere sulla carta.

AFRICA. Sono tanti i Paesi in cui intere generazioni non hanno mai vissuto senza il terrore della guerra, delle mutilazioni, stupri e rapimenti. In Congo nella zona orientale dei grandi laghi, nel Kivu, ricchissima di minerali indispensabili per la costruzione di coputer e smarphone, migliaia di donne e bambini sono stati uccisi, molti altri stuprati e poi ingaggiati come soldati. Oggi la maggior parte dei civili vive in campi profughi improvvisati, insicuri e malsani, a causa degli scontri ciclici tra gruppi di miliziani, come l’M23, finanziati dai Paesi confinanti per impossessarsi delle risorse. Mali la zona nord, dopo il golpe di un anno fa, la zona nord è sotto il controllo degli integralisti islamici. La popolazione sta vivendo una crisi umanitaria gravissima che potrebbe portare al dispiegamento di truppe della regione sotto il controllo dell’Onu. La pace rimane una chimera anche per la repubblica Centrafricana, il Sudan, la Somalia. Sta diventando una ferale guerra civile, quella che si sta consumando nel nord della Nigeria dove i massacri di cristiani da parte dei terroristi islamici della setta Boko Haram sta diventando sempre più sanguinaria: nell’ultimo giorno del 2012 sono stati sgozzati nel sonno 16 fedeli cattolici.

Tratto da: Il Fatto Quotidiano

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