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esplosione-gaza-webdi Maurizio Chierici - 20 novembre 2012 
Il Messaggio di un’amica che vive a Tel Aviv fa sapere quali sono le condizioni che una parte e l’altra propongono per la tregua. Israele chiede il controllo sui rifornimenti che dall’Egitto arrivano a Gaza, 15 anni di tranquillità e libertà di eliminare leader pericolosi con assassini mirati. Hamas pretende la riapertura e gestione del porto che Gerusalemme controlla.

Arbitro di pace: il presidente egiziano Muri, avvolto nel sospetto che una certa Washington stia tramando per collaudare la moderazione dei Fratelli musulmani. Proposte contestate, il fuoco continua. Due anni fa avevo pregato amici ebrei milanesi (con i quali condivido la speranza di una pace “normale”) di confortare le voci di chi trema in Israele per la violenza che coinvolge nella responsabilità dei governi il buonsenso di cittadini incolpevoli e ricattati dalla paura agitata appena una crisi politica divide il paese. Tacere non aiuta la ragione di fronte alle violenze quotidiane dell’espropriare le terre di chi da secoli abita lì, violazione al diritto internazionale e a decisioni Onu mai rispettate. L’indignazione che avvilisce la coscienza della diaspora perseguitata da una tragedia che ci copre di vergogna, dovrebbe scoppiare ogni volta che migliaia di famiglie vengono strappate dalle loro case requisite nel nome di una “sicurezza” da trasformare in palazzoni per “coloni” arrivati chissà da dove. L’obiettivo è rendere impossibile lo Stato palestinese e suscitare rabbie esplosive da contenere come stiamo vedendo. Alla vigilia dell’attacco a Gaza e della reazione di chi ha i razzi contati e irosamente sfida superarsenali nutriti dalle solite potenze; ancor prima che il primo ministro Netanyahu cogliesse al volo la reazione calcolata per scatenare il finimondo, Gideon Levy recensisce su Ha’aretz (ripreso da ’Internazionale) il guerra-gazadocumentario girato in un villaggio palestinese: giardini d’ulivi requisiti per costruire nuove colonie. “Film che farà vergognare ogni israeliano dotato di un minimo di onestà”. Racconta di una casa sgomberata nella notte, sempre per sicurezza. Bambini trascinati in strada e la voce di un tenente che dà ordini come chi non oso dire. Ha’aretz è il giornale che fa capire lo spirito di un Israele diverso dalle catastrofi dei protagonisti di oggi. Salviamolo.   n QUALCHE GIORNO fa Avidgor Liberman, ministro degli Esteri alla Borghezio, annunciava alla signora Ashton, ministro della Commissione europea: “Se i palestinesi insistono nel voler lo Stato (disegnato dall’Onu) distruggeremo la loro Autorità e bombarderemo Gaza”. Arriva prima Netanyahu, capo del governo dimissionario: si vota e ha bisogno delle sirene della guerra per dimostrare ai falchi di Lieberman che i palestinesi lui li tratta così. Sperava nella vittoria del Romney bombe e cannoni, ma l’Obama in difficoltà per il “precipizio fiscale”, Cia decapitata, Segreteria di Stato senza segretario, è debole al punto giusto per scatenare l’inferno: palestinesi bersagli comodi e necessari. Cari amici ebrei, pacifisti sgomenti, è ancora possibile far finta di niente? 

Tratto da: Il Fatto Quotidiano

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