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autobus-gaza-webdi Noam Chomsky - 17 novembre 2012
Anche una sola notte in carcere basta a dare l’idea di che cosa significa vivere sotto il controllo totale di qualche forza esterna. E non ci vuole certo più di un giorno a Gaza per iniziare a  rendersi conto di come deve essere cercare di sopravvivere nella prigione a cielo aperto più grande del mondo, dove un milione e mezzo di persone, nell’area più densamente popolata del mondo, è costantemente soggetto a terrore casuale, spesso selvaggio e a punizioni arbitrarie, senza altro scopo che quello di umiliare e degradare, e con l’ulteriore scopo di assicurarsi che le speranze palestinesi di un futuro decente siano distrutte e che lo schiacciante appoggio per un accordo diplomatico che garantirà questi diritti venga annullato.

 L’intensità di questo impegno da parte della dirigenza politica israeliana è stata drammaticamente dimostrata proprio nei giorni scorsi, quando hanno avvertito che “impazziranno” se ai diritti palestinesi verrà dato un riconoscimento limitato all’ONU. Non è un punto di inizio nuovo.

La minaccia di “impazzire” (“nishtagea”) è profondamente radicata, già nei governi laburisti degli anni ’50, insieme al relativo  “Complesso di Sansone”: butteremo giù le mura del  Tempio se vi entrerete. Era una minaccia inutile allora; non oggi.

Anche l’umiliazione fatta di proposito non è una novità, sebbene prenda continuamente nuove forme. Trenta anni fa, i dirigenti politici, compresi alcuni “falchi” famosi, hanno sottoposto al Primo ministro Begin un resoconto scioccante e dettagliato di come i coloni regolarmente maltrattino i Palestinesi nel modo più perverso e con impunità totale. Il preminente analista in materia politica e militare, Yoram Peri, ha scritto con disgusto che il compito dell’esercito non è difendere lo stato, ma “demolire i diritti di gente innocente soltanto perché essi sono Araboushim (“negri”, “ebrei”) che vivono in territori che Dio ha promesso a noi.”

Gli abitanti di Gaza sono stati scelti per imporgli una punizione particolarmente crudele. E’ quasi un miracolo che la gente possa sopportare un’esistenza del genere. Come ci riescano è stato descritto trenta anni fa in un eloquente memoriale da Raja Shehadeh (La terza via), basato sul suo lavoro di avvocato impegnato nel compito disperato di tentare di proteggere i diritti elementari nell’ambito di un sistema legale designato ad assicurare il fallimento, e sulla sua personale esperienza come Samid, “il perseverante,” *che osserva la sua casa trasformata in prigione da occupanti brutali e che non può fare nulla, se non cercare di “sopportare”.

Da quando Shehadeh ha scritto, la situazione è peggiorata molto. Gli accordi di Oslo, festeggiati con grande pompa nel 1993, hanno determinato che Gaza e la Cisgiordania sono un’unica unità territoriale. Allora gli Stati Uniti e Israele avevano già iniziato il loro programma di separali completamente l’una dall’altra, così da bloccare un accordo diplomatico e punire gli Araboushim in entrambi i territori.

La punizione degli abitanti di Gaza è diventata ancora più severa nel gennaio 2006, quando hanno commesso un grave reato: hanno votato nel “modo sbagliato” nella prima elezione libera del mondo arabo, eleggendo Hamas. Dimostrando il loro “appassionato  desiderio di democrazia”, gli Stati uniti e Israele, appoggiati  dalla timida Unione Europea, hanno imposto subito un assedio brutale, conducendo allo stesso tempo intensi attacchi militari. Gli Stati Uniti si hanno deciso  subito procedure operative standard quando una popolazione disubbidiente elegge il governo sbagliato: preparare un colpo di stato per ripristinare l”ordine.

Gli abitanti di Gaza hanno commesso un reato ancora più grande un anno dopo, bloccando il tentativo di colpo di stato, fatto che ha portato a una brusca intensificazione del dell’assedio e degli attacchi militari. Questi sono culminati, nell’inverno 2008-2009, nell’operazione Piombo Fuso, uno dimostrazioni più vigliacche e malvagie di forza militare di recente memoria, poiché una popolazione civile indifesa, intrappolata senza via di scampo, è stata soggetta all’attacco implacabile da parte di uno dei sistemi militari più avanzati del mondo che dipende dalle armi statunitensi ed è protetto dalla diplomazia statunitense. Un resoconto indimenticabile di testimoni oculari del massacro – un infanticidio, secondo le loro parole – è fornito da due coraggiosi medici norvegesi

Tratto da: megachip.info

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