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narcos-impiccati-webPicco di sangue tra i Los Zetas e il cartello rivale del Golfo - VIDEO
di Guido Olimpio - 5 maggio 2012
Appesi a Nuevo Laredo: uomini e donne. Poi la vendetta: cadaveri a pezzi in sacchi neri

Marcano il territorio con i corpi smembrati. Con le persone lasciate penzolare da un ponte. Con i giornalisti imbavagliati per sempre con una raffica di mitra. Nelle ultime ore - non molto diverse da quelle che le hanno precedute - la narco-guerra messicana ha raggiunto uno dei suoi picchi di sangue. È inutile cercare di fare il bilancio definitivo, perché c’è sempre un morto ammazzato da aggiungere.

APPESI A UN PONTE - Solo a Nuevo Laredo, città al confine con il Texas, almeno 23 vittime, trucidate in modo orrendo. Poi quattro reporter freddati nello stato di Veracruz. E decine i «caduti» nella battaglia che dal 28 aprile infuria attorno a Choix, Sinaloa. Riprendiamo il filo (di sangue) da Nuevo Laredo. Sono le 1.30 della notte tra giovedì e venerdì. La polizia è avvisata che ci sono 9 impiccati appesi ad un ponte. Cinque uomini e quattro donne. Li hanno picchiati in modo selvaggio, poi li hanno messi lì. Come segno di ammonimento. C’è la «firma».

FOTOGALLERY Nove corpi impiccati a un ponte in Messico

Su un lenzuolo i Los Zetas hanno scritto il loro comunicato dove accusano le vittime di appartenere al cartello rivale del Golfo. Una volta trescavano insieme, oggi sono nemici agguerriti. Con i primi ci sono quelli di Juarez e i «gatilleros» (killer) dei Beltran Leyva. Il Golfo, invece, ha il sostegno dei killer di Sinaloa, il cartello del boss dei boss, El Chapo Guzman. La polizia non fa a tempo a rimuovere i cadaveri che c’è un’altra chiamata. Alle 8.57, nei pressi degli uffici doganali lasciano dei sacchi neri e delle ghiacciaie. Gli agenti sanno già cosa li aspetta: nei sacchi corpi fatti a pezzi di 14 persone. Nelle ghiacciaie le teste. Non si esclude che la seconda strage sia una vendetta per gli impiccati.



RIVALITÀ PIÙ FORTI - I due episodi segnano soltanto uno dei punti di scontro. È l’intero narco-fronte ad essere in movimento. Le rivalità tradizionali si sono fatte ancora più forti per il tentativo di Sinaloa di «mettere a posto» i Los Zetas che ribattono colpo su colpo. Se tu entri nel mio territorio, io ti colpisco nel tuo. E cerco di formare alleanze tattiche con le gang giovanili o bande locali. Servono molte bocche da fuoco. Non sono scaramucce ma sparatorie che metterebbero in fuga anche i talebani. Di sicuro i narcos sono meglio armati dei guerriglieri. Nelle montagne attorno a Choix, ad esempio, non hanno esitato ad attaccare l’esercito con i Kalashnikov, i temuti fucili Barret in grado di bucare le blindature dei mezzi, i lanciagranate. I soldati, però, erano pronti e si sono inseriti nel «duello» tra Zetas e Sinaloa usando anche gli elicotteri. I gangster sono morti a decine: le cifre al ribasso parlano di 28 morti ma secondo altre fonti sono più di 50. Tutto provvisorio. Perché anche se dovessero calmarsi a Choix «scalderanno la piazza» da qualche altre parte.

Tratto da: corriere.it

In foto: I corpi di nove vittime della narco-guerra appesi a un ponte a Nuevo Laredo, in Messico (Ap)

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