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L’avvocato dell’ex capo della P2 e il figlio del senatore smentiscono
di AMDuemila
5 milioni di dollari. E’ questa la cifra monstre che sarebbe transitata da conti riconducibili a Licio Gelli (in foto) e il suo braccio destro Umberto Ortolani, alle tasche dei presunti organizzatori della Strage di Bologna e agli esecutori, i Nar, accusati in concorso con Paolo Bellini. Il denaro sarebbe stato versato in via indiretta e a più riprese da febbraio 1979 fino all’epoca dei depistaggi successivi al 2 agosto 1980. I dati provengono dagli accertamenti fatti dagli investigatori della Guardia di finanza delegata dalla procura generale di Bologna che ieri ha dichiarato la chiusura dell’inchiesta. Proprio all’indomani dell’avviso di fine indagine sono giunte le reazioni dei parenti e degli avocati di alcuni di quelli che i magistrati bolognesi hanno descritto come finanziatori o mandanti dell’attentato. "Secondo me la Procura generale di Bologna è stata tratta in inganno da un inquinamento che mi pare evidente: questa è una mia supposizione”, ha commentato all’AdnKronos lo storico avvocato di Licio Gelli, Raffaello Giorgetti. "Premesso che non conosco gli atti - ha precisato il legale del ex capo della Loggia P2 indicato dai magistrati come mandante della strage - ritengo che questa nuova ricostruzione sia frutto di grossi equivoci. Secondo me è impossibile arrivare a delle conclusioni e a una verità giudiziale dopo 40 anni. Ho molti dubbi". "Per come ho conosciuto io il Gelli, per come lui mi ha sempre parlato di questa strage anche molto prima che il suo nome saltasse fuori - ha spiegato - a mio giudizio Gelli era coinvolto in questa tristissima, drammatica vicenda quanto lo potrei essere stato io. E la sua estraneità, il Gelli me l'ha sempre manifestata, anche in epoca non sospetta". Racconta l'avvocato Giorgetti: "Una volta testualmente il Gelli mi disse prima che fosse coinvolto in questo processo: 'E' impossibile che sia una strage commessa da un italiano ma può essere stata commessa solo da terroristi stranieri'. E anche la sua condanna per calunnia la ritengo frutto di un grave errore giudiziario". A parlare esprimendo la sua “completa incredulità” è stato anche Caludio Tedeschi, figlio di Mario, giornalista, politico ed esponente della P2 deceduto, indicato come "organizzatore" per aver avuto un ruolo nella "gestione mediatica" dell’attentato. "Non sono sorpreso, ma sono arrabbiato e indignato perché oggi, con questa magistratura, è più facile mettere sotto processo un morto che condannare un vivo”, ha dichiarato anche lui all’AdnKronos. "E' impossibile che Mario Tedeschi abbia potuto fare cose simili. - ha sottolineato - Si parla di 5 milioni di dollari? Mai visto un soldo" ha concluso riferendosi ai presunti flussi di denaro partiti dai presunti finanziatori.

Foto © Imagoeconomica

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