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di Associazione Vittime del Dovere
Oggi e domani la Corte Costituzionale si esprimerà in merito a ben tre questioni riguardanti i requisiti e le limitazioni per la concessione di benefici penitenziari a soggetti condannati per delitti commessi avvalendosi delle condizioni di cui all'art. 416-bis cod. pen. ovvero al fine di agevolare l'attivita' di un'associazione mafiosa. Inevitabilmente l’esito della pronuncia si riverbererà su tutti quei detenuti macchiatisi di reati gravissimi, su terroristi, stupratori, pedofili e boss della criminalità organizzata.

Di seguito l’agenda dei lavori del 22 e 23 ottobre
(https://www.cortecostituzionale.it/documenti/comunicatistampa/CC_CS_20191015095035.pdf):

o Ergastolo per reati di mafia: la mancata collaborazione con la giustizia può precludere l’accesso al permesso premio? i dubbi della Cassazione e del Tribunale di Sorveglianza di Perugia

o Reati ostativi commessi da minori, nel mirino la norma del 2018 che preclude l’accesso a benefici e misure alternative

o Dalla Cassazione ancora una censura all’articolo 4-bis (reati ostativi) dell’o.p. là dove esclude in modo automatico dalla detenzione domiciliare un condannato per rapina aggravata

L’Associazione è in attesa di conoscere gli esiti della valutazione del massimo organo giuridico italiano. La pronuncia, qualora venissero accolte le richieste degli astanti, porterebbe a due necessarie conseguenze: da un lato si eliminerebbe l’attuale condizione prevista dall’ordinamento secondo cui la collaborazione con la giustizia risulta il presupposto necessario per ottenere i benefici penitenziari e, dall’altro, metterebbe il giudice di sorveglianza nella condizione di assumersi gravose e rischiose responsabilità individuali di valutazione riguardanti pericolose organizzazioni criminali.
Le famiglie delle Vittime del Dovere auspicano, in questo frangente, il rispetto della Legalità, che indiscutibilmente la Corte Costituzionale autorevolmente incarna e amministra, ma invoca anche il concetto assoluto di Giustizia che contempla i diritti dei detenuti unitamente ai diritti di sicurezza dei cittadini, di rispetto della memoria delle vittime e di considerazione del dolore dei familiari delle vittime. Questi ultimi tre aspetti non vengono assolutamente tenuti nella debita considerazione nel processo penale, benché nella valutazione del reato contro la persona siano elementi importantissimi, ugualmente coesistenti e non solo a livello teorico.
Proprio in virtù di questa caratteristica del processo penale italiano, che non attribuisce peso specifico alle vittime di reato, sono iniziate encomiabili iniziative di visita ai detenuti reclusi presso le carceri italiane perdendo di vista, purtroppo, la necessità di tenere in eguale considerazione le vittime degli stessi autori di reato (cortecostituzionale.it).
Considerando gli esiti sbilanciati del recente percorso storico ed evolutivo del diritto penale, che si palesa quale sistema assolutamente reocentrico, l’Associazione vittime del Dovere propone di aprire un dibattito sull’eventuale introduzione dei concetti di “Vittima” e di “interesse della collettività” nel processo penale, come elementi indispensabili per garantire una visione completa e rispettosa di tutti gli aspetti che concorrono a delineare un reato di sangue.
Ricordiamo che l’art. 3 della Costituzione prevede pari dignità per tutti, incluse le vittime di reato i cui interessi, tutele e sensibilità non vengono contemplati nel processo penale. L’art. 3 della Costituzione, alla luce dell’attuale situazione di estremizzazione e stravolgimento di valori, verità e realtà non deve essere solo evocato per tutelare gli interessi dei carnefici, ma anche quelli delle vittime.
Siamo arrivati purtroppo al paradosso di rincorrere le tutele dei carnefici per poter affermare i diritti delle vittime, ciò a ulteriore dimostrazione dell’inversione valoriale, o meglio, involuzione valoriale in atto nella nostra società.
In queste ultime settimane una lunga scia del sangue di servitori dello Stato ha toccato il cuore di tanti Italiani onesti, tanto da domandarci perché non intraprendere un “pellegrinaggio”, così come avviato recentemente nelle carceri, anche presso le famiglie delle Vittime? In medio stat virtus.
I nostri familiari sono stati uccisi perché portatori di valori di legalità e giustizia in cui credevano e per i quali consapevolmente si sono sacrificati, ed è proprio per questo che auspichiamo che la Corte Costituzionale valuti le esigenze di tutti e non solo quelle di alcuni.

ANTIMAFIADuemila
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